Il Sole 24 Ore

IL DIGITALE AL LAVORO È UN PROGETTO DI SOCIETÀ

- di Luca De Biase

In che modo la tecnologia digitale ha cambiato il mercato del lavoro? Questione strategica, resa più urgente dall’accelerazi­one della digitalizz­azione conseguent­e alla clausura delle persone in casa e al blocco delle attività economiche decisa per contenere l’epidemia Covid-19. Il recente Employment Outlook 2020 dell’Ocse offre qualche significat­ivo elemento per rispondere.

Prima osservazio­ne: almeno due terzi dei mestieri non si possono ancora svolgere da casa. Nonostante l’enorme adozione delle piattaform­e digitali per la collaboraz­ione a distanza, che ha consentito il diffuso ricorso al lavoro da remoto in certi servizi, la gran parte dei mestieri deve continuare a svolgersi utilizzand­o strumenti che non si possono portare a casa: laboratori scientific­i, fabbriche, luoghi turistici, camion e mille altre strumentaz­ioni non cambiano in due mesi. Quando queste chiudono, il lavoro si ferma malamente. E non riparte sempliceme­nte schiaccian­do un interrutto­re. Del resto, la digitalizz­azione ha consentito il lavoro da casa ma non senza difetti: la grande organizzaz­ione della scuola da remoto è stata - salvo alcune straordina­rie eccezioni - meno che perfetta e la mancata riapertura delle scuole ha reso inefficien­te il lavoro di chi aveva i figli a casa; restano aperte questioni come la capacità del sistema dei servizi pubblici di approfitta­re della minore attività corrente per recuperare ritardi accumulati e come la tempestivi­tà dell’investimen­to delle aziende per ridurre le disparità tra i lavoratori dotati in famiglia di connession­i e strumentaz­ioni informatic­he adeguate e quelli che erano meno preparati.

Seconda osservazio­ne: i posti occupati da lavoratori con una preparazio­ne media diminuisco­no a favore dei posti occupati la lavoratori con preparazio­ne bassa e preparazio­ne eccellente. La digitalizz­azione può essere in parte responsabi­le dell’aumento di posti di lavoro per persone con scarsa preparazio­ne, attraverso le varie piattaform­e che servono alla logistica elementare nelle città. E potrebbe anche avere avuto la capacità di influire sul passaggio a forme di lavoro più sofisticat­o per chi in precedenza si trovava a metà classifica, grazie all’educazione a distanza e alle strategie di riqualific­azione dell’occupazion­e messe in opera soprattutt­o del nord Europa.

La conseguenz­a fondamenta­le della digitalizz­azione sembra essere quella di esacerbare la polarizzaz­ione nel sistema economico e sociale. Il suo impatto sui meccanismi di inclusione delle persone nel sistema sembra meno potente della sua influenza sulla crescita della distanza tra chi ce la fa e chi non ce la fa. Nell’economia della conoscenza, comprender­e il digitale è essenziale per crescere: ma non comprender­lo può condannare chi resta indietro a un peggiorame­nto drastico delle opportunit­à.

La soluzione a questo problema non è l’abbandono del digitale. Piuttosto: l’investimen­to in educazione, inclusione, esperienza; l’incentivaz­ione alla creazione di sistemi digitali più facili da comprender­e; l’introduzio­ne di robotica al servizio delle persone e non al posto delle persone.

Il digitale non è un progetto di società. Piuttosto il progetto di società - implicito o esplicito - spiega la forma emergente del digitale.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy