Stop a 8 milioni di cartelle e ai pignoramenti sugli stipendi
Decreto Agosto. Sospensione prorogata fino al 15 ottobre, ma 6 debitori su 10 pagano lo stesso anche per evitare l’accumulo successivo Test di tenuta. Entro il 10 dicembre andranno saldate tutte le rate rinviate di rottamazione e saldo e stralcio senza to
La complessa genesi del decreto Agosto porta con sé anche la proroga dei versamenti della riscossione e dei pignoramenti di stipendi e pensioni. Nonostante le riflessioni che hanno preceduto il varo del testo e che sembravano poter concedere ancora più tempo, il punto di caduta scelto dal Governo è stato il 15 ottobre. In pratica un mese e mezzo in più rispetto alla scadenza del 31 agosto che era stata fissata dal decreto Rilancio. Un mese e mezzo in più destinato a far lievitare ulteriormente il numero di cartelle in stand by rispetto alle precedenti stime di 6,7 milioni. In questo modo si dovrebbe addirittura sfondare - secondo le proiezioni del Sole 24 Ore del Lunedì sulla base dei dati agenzia delle Entrate- Riscossione (Ader) ( Ader) - il muro degli otto milioni di cartelle. Una cifra non identicamente corrispondente al numero di contribuenti interessati, anche perché potrebbero ben esserci situazioni in cui lo stesso soggetto (persona ( persona fisica o giuridica) sia interessato da più atti.
Questo consente ai debitori nei confronti del Fisco e non solo ( nelle cartelle ci sono contestazioni di diversa natura che vanno dalle sanzioni per violazioni al Codice della strada ai contributi previdenziali) di avere più tempo per poter saldare. Anche se la proroga è un’arma a doppio taglio perché tutti i pagamenti rinviati andranno poi recuperati in strettissimo tempo in forma ultraconcentrata entro metà novembre.
Test per la rottamazione entro il 10 dicembre: concentrate tutte le scadenze 2020 senza tollerare ritardi
I versamenti proseguiti
Ma è qui che arriva la sorpresa. Nonostante la sospensione già concessa con il decreto « cura Italia » fino al 31 maggio e poi appunto portata al 31 agosto successivamente, gli italiani stanno comunque decidendo di continuare ad andare avanti nei pagamenti. Il termometro che dalle parti dell’agenzia della riscossione guidata da Ernesto Maria Ruffini stanno utilizzando è quello di parametrare quanti hanno continuato a versare per piani di rateizzazioni rispetto alla platea che stava già versando a gennaio e febbraio. Addirittura il trend è crescente rispetto al primo aggiornamento al 30 aprile, quando rispetto a poco meno di 841mila contribuenti impegnati in piani di pagamento il 59% come media nazionale aveva continuato ad onorare le scadenze in pieno lockdown. Una percentuale che, a fine giugno, è addirittura salita al 62% corrispondente a più di mezzo milione di debitori attenti a rispettare le scadenze.
Un segnale da non sottovalutare proprio nell’ottica della fine della fase di sospensione. La stima iniziale del calo su base annua delle entrate da riscossione - contenuta nella relazione tecnica al decreto « cura Italia » - era di circa 982 milioni di euro. Una cifra che era la risultante di due componenti: da un lato, la riduzione degli incassi da rateazione, derivanti dalle dilazioni che sarebbero state concesse a seguito dell'attività di notifica delle cartelle o degli altri atti della riscossione; dall’altro, la riduzione degli incassi derivanti dalle azioni di recupero coattivo. Se quello è il benchmark di riferimento, è chiaro che sarà importante verificare come procederà il trend di pagamento in sospensione nei prossimi mesi.
Lo « scalone » di rottamazione e saldo e stralcio
Anche perché la vera prova del nove sarà rappresentata dalle rate da recuperare per le due sanatorie della pace fiscale varata lo scorso anno: la rottamazione- ter e il saldo e stralcio. In entrambi i casi è stata fatta la scelta legislativa con i precedenti provvedimenti di emergenza di rinviare tutte le scadenze del 2020 in un unico appuntamento: il 10 dicembre. Scadenza che non ammette deroghe, visto che non si applicherà neanche la tolleranza minima dei cinque giorni di ritardo. Un test che sarà cruciale sia per la tenuta delle entrate già preventivate dalle due sanatorie sia per i contribuenti interessati, perché il mancato o insufficiente versamento fa perdere il beneficio della definizione agevolata del debito con il conseguente ritorno al regime ordinario e quindi con la necessità di corrispondere anche sanzioni e interessi di mora ( e dell’intera quota capitale nel caso del saldo e stralcio).
Stipendi e pensioni senza decurtazioni
La proroga al 15 ottobre riguarderà anche lo stop al pignoramento presso terzi di stipendi e pensioni. In pratica fino a quella data le somme che avrebbero dovuto essere accantonate per essere destinate all’agente della riscossione non sono sottoposte a vincolo e il terzo pignorato ( (datore datore di lavoro o ente pensionistico) le mette a disposizione del debitore. Si tratta di circa 7,9 milioni di euro al mese, non una cifra enorme per l’Erario ma in una fase di scarsa liquidità sono comunque utili ai diretti interessati.