Il Sole 24 Ore

Non c’è spazio e la scuola rifiuta l’iscrizione

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In questo agosto caldissimo per le scuole, che vede molti presidi alle prese con metro e calcolatri­ce per fare tornare il conto degli alunni per classe in base alle regole di distanziam­ento post Covid-19, molte famiglie si vedono rifiutata la richiesta di iscrizione tardiva per carenza di spazio. Un problema che riguarda soprattutt­o i grandi centri storici, Roma in testa, dove si registra la maggiore carenza di aule adeguate a rispettare il metro da “bocca a bocca” tra gli alunni imposto in chiave anti-pandemia. E che ha costretto il dicastero dell’Istruzione a fare chiarezza per ribadire che il diritto all’istruzione viene prima di qualsiasi emergenza.

Facciamo un passo indietro. È in questo periodo che molte famiglie chiedono di modificare la scelta fatta a gennaio con le iscrizioni online perchè devono fare i conti con esigenze diverse. Ad esempio per il rientro da una paritaria o un’adozione andata a buon fine o un cambio di residenza dovuto a motivi di lavoro. Ebbene, complice la pandemia in atto, molte di loro si sono viste respingere l’istanza per mancanza di spazi.

Sulla home page di un famoso liceo classico capitolino, l’Ennio Quirino Visconti, fino a venerdì c’era un avviso netto: «In relazione alla riorganizz­azione degli spazi imposta dalla pandemia, e visti i numeri considerev­oli degli studenti già iscritti, si comunica che al momento attuale non è possibile accogliere alcuna ulteriore richiesta di iscrizione per nessuno dei cinque anni di corso».

Della questione è stato investito il direttore dell’Usr Lazio, Rocco Pinneri, che a fine luglio aveva già ricordato - in una nota ai presidi - la linea da seguire: non si può rifiutare l’iscrizione «senza aiutare concretame­nte la famiglia a trovare un’altra scuola che accolga certamente l’iscrizione». Perché «nessuna delibera può comportare la violazione di un diritto costituzio­nalmente garantito». Parole e toni che ritornano nella circolare del ministero. Dove, da un lato, si invitano «le istituzion­i scolastich­e a farsi parte attiva nell’aiutare la famiglia a trovare un’altra sistemazio­ne consona anche attraverso il supporto degli ambiti territoria­li degli Usr». E, dall’altro, si ricorda che «resta in ogni caso fermo il dovere di assicurare il diritto all’istruzione». Ripassando la palla alle scuole.

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