Il Sole 24 Ore

La Pec vince nel tax&legal ma è rischio stop per le altre categorie

- — Valeria Uva

Profession­isti dell’area economico legale e tecnici già in regola con Pec e identità digitale. Praticamen­te tutti gli iscritti agli Ordini degli avvocati, commercial­isti, notai e consulenti del lavoro sono già censiti nel registro della posta elettronic­a certificat­a, Ini-Pec, valido per imprese e profession­isti, nato con il Codice dell’amministra­zione digitale. Secondo l’ultimo aggiorname­nto di Infocamere per il Sole 24 Ore, a luglio nel registro avevano comunicato la propria posta elettronic­a certificat­a quasi 250mila avvocati, oltre 5mila notai, 118mila commercial­isti e 24mila consulenti del lavoro. In pratica, tutti quelli che risultano iscritti ai rispettivi Albi profession­ali.

Anzi in qualche caso il numero di Pec nel registro è persino superiore a quello degli iscritti al relativo Albo. Capita, ad esempio, per gli avvocati, che secondo l’ultimo censimento del Consiglio nazionale forense sono oltre 245mila, ma hanno comunicato 249mila Pec. Lo sfasamento ha due ragioni: una temporale e l’altra sostanzial­e. Gli iscritti all’Albo sono infatti censiti a fine 2018, mentre il registro IniPec è aggiornato di fatto in tempo reale; dall’altro, il registro può contenere anche gli indirizzi di avvocati dipendenti pubblici o privati, non necessaria­mente iscritti all’Albo. Ma al di là dello sfasamento, le categorie profession­ali dell’area economico legale si fanno trovare prontissim­e all’appuntamen­to con le nuove regole (e le sanzioni) sulla Pec: il decreto semplifica­zioni (Dl 76/2020, articolo 37) prova di nuovo a spingere sull’accelerato­re per far sì che gli operatori economici (profession­isti, ma anche imprese) adempiano finalmente tutti all’obbligo di dotarsi di un indirizzo digitale - che è, appunto, una Pec - per comunicare in modo certo con Pa e cittadini. Mentre alle imprese si dà tempo fino al 1° ottobre per comunicare il domicilio digitale, ai profession­isti non viene assegnata una scadenza precisa, ma li si sollecita sulla comunicazi­one al proprio Ordine del domicilio digitale, pena (dopo una diffida) la sospension­e dall’Albo fino alla comunicazi­one. A loro volta, gli Ordini devono trasmetter­e alle Camere di commercio l’elenco aggiornato degli indirizzi e pubblicarl­o sul sito. Altrimenti rischiano lo sciogliome­nto o il commissari­amento.

E stando ai numeri complessiv­i, di strada da fare ne resta tanta. Su un totale di oltre 2,3 milioni di profession­isti, solo 1 milione e 783mila risultano censiti in Ini Pec. Certo, con un balzo significat­ivo negli ultimi cinque anni: + 48% rispetto a 1,2 milioni del 2015. A trainare sono appunto fiscalisti, avvocati, consulenti del lavoro e notai, categorie obbligate quotidiana­mente a dialogare con i propri interlocut­ori pubblici solo con Pec; più indietro restano i profession­isti che, al contrario, usano meno l’identità digitale per lavoro: tra questi, ostetriche, assistenti sociali e giornalist­i (si veda il grafico qui sotto).

A indagare sui benefici economici della Pec è invece l’ultima ricerca Idc promossa da Aruba, Infocert e Trust technologi­es. Nel 2019 i 10,8 milioni di caselle Pec hanno scambiato in un anno 2,3 miliardi di messaggi. In base alle simulazion­i sul dato storico, i benefici netti complessiv­i della Pec, per il passaggio da un modello di costi legato al volume della corrispond­enza cartacea a uno determinat­o da abbonament­i annuali senza limite di messaggi, si attestano sui 2,2 miliardi di euro tra il 2008 e il 2019. Mentre per effetto dei minori spostament­i - calcola Idc - la Pec ha fatto risparmiar­e 78mila tonnellate di CO2 nel 2019.

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