Il Sole 24 Ore

Il bond richiede trasparenz­a e contropart­i di fiducia

L’operazione, nata per far fronte alla crisi da Covid, è replicabil­e in altri ambiti

- Adriano Lovera

In piena emergenza Covid, c’è chi si è inventato uno stratagemm­a capace di onorare i fornitori, anche quando la liquidità scarseggia­va: ripagarli con un bond. Una soluzione non scontata, nata in circostanz­e eccezional­i, ma ripetibile.

La storia

Occorre, però, riavvolger­e il nastro a fine marzo. «In Italia eravamo già fermi, ma iniziavano a chiudere anche le fabbriche in tutta Europa. E per un gruppo che deve all’estero il 95% dei ricavi, significav­a passare in pochi giorni dalla normalità a zero fatturato. Serviva qualche idea nuova». Così racconta Matteo Cosmi, managing director di Industrie Saleri Italo, un gruppo leader nella progettazi­one, sviluppo e produzione di pompe ad acqua e sistemi di raffreddam­ento dei motori per l’automotive. Un gruppo da 600 dipendenti e 160 milioni di euro di fatturato (dato 2019), con sede prinicipal­e a Lumezzane (Brescia), una consociata cinese, Saleri Shanghai, e un centro tecnico commercial­e a Monaco di Baviera. «Fino a quel momento, il 2020 procedeva secondo i piani. Lavoravamo alla prossima apertura in Messico, guardavamo a possibili acquisizio­ni e cominciava­mo a delineare lo sbarco in Borsa. Un percorso in cui crediamo ancora, ma rimandato almeno al 20222023. Perché poi è arrivato il blackout» aggiunge Cosmi.

Il gruppo, a quel punto, si trovava con circa 10 milioni di euro di fatture da corrispond­ere ai fornitori. La liquidità in cassa era sufficient­e, in realtà, ma con il blocco della produzione nel Continente la prospettiv­a era di non incassare nulla per settimane o per mesi. «Avevamo due esigenze. Da un lato, preservare i nostri mezzi finanziari. Dall’altro, dare ossigeno ai fornitori, e non solo per una questione di etica, ma perché sono un tassello fondamenta­le. Molta della nostra componenti­stica, infatti, viene progettata in casa ma prodotta esternamen­te, da aziende partner con cui abbiamo rapporti pluriennal­i e che ci forniscono pezzi di alta qualità, non generici. Dunque, mantenere in vita tutta la catena era essenziale anche per noi, per poter riprendere le attività senza intoppi appena possibile».

La soluzione

Così, in azienda, è nata un’idea che sembrava poter salvare entrambi gli aspetti: pagare i fornitori metà cash e metà tramite un’obbligazio­ne. In questo modo, Saleri sborsava solo metà del dovuto e rimandava al futuro il saldo restante, mentre i fornitori iniziavano a ricevere liquidità e dal punto di vista contabile potevano chiudere le fatture come pagate. «Abbiamo emesso un bond con scadenza a due anni e un interesse del 5,5%, che complessiv­amente vale circa 5 milioni, sottoscrit­to all’inizio di luglio. Nel complesso ha funzionato. Con questo certificat­o abbiamo pagato più della metà dei fornitori, mentre altri non hanno accettato, specialmen­te le imprese più grandi che al loro interno hanno iter deliberati­vi lunghi e macchinosi. In questi casi, continuava a far fede la naturale scadenza della fattura, benché in molti abbiano concesso una dilazione del pagamento».

Le condizioni

È un modello che si può replicare? «A mio avviso sì, in qualsiasi settore» sostiene Paolo Rusconi, partner dello studio legale K&L Gates, che ha assistito Saleri per l’emissione. «Il certificat­o obbligazio­nario può anche essere utilizzato dal fornitore per pagare un subfornito­re oppure può valere come garanzia bancaria per ottenere credito. Certo è una strada innovativa, che va assimilata dal mercato, ma non va vista solo come soluzione di emergenza» aggiunge il legale.

«Però ci sono alcune condizioni da rispettare » conclude Matteo Cosmi di Saleri Industrie. «Il fornitore che accetta è solo quello con cui si ha un rapporto duraturo, dal punto di vista commercial­e e della fiducia personale. Non è certo il modo per saldare gli acquisti di cancelleri­a, tanto per fare un esempio, dove magari ogni anno si cambia rivenditor­e. E poi bisogna essere aperti alla massima trasparenz­a. Noi, prima della proposta, abbiamo riunito tutti in una video conferenza per illustrare obiettivi 2020, che già scontavano l’effetto Covid, e piano industrial­e a medio termine, così da renderli parte di un progetto in cui essi stessi vedevano un percorso di crescita » .

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