Il Sole 24 Ore

Castagna (Banco Bpm): Intesa-Ubi cambia tutto

«La fusione rende più piccoli tutti gli altri: noi lavoriamo sul nostro valore ma valutiamo aggregazio­ni che ne creino ancora di più»

- Alessandro Graziani

«Èevidente che l’aggregazio­ne di Ubi in Intesa SanpSanpao loa o lo cambia il contesto competitiv­o per tutte le altre banche italiane, noi compresi. Per il momento la nostra priorità è di attraversa­re bene la fase di crisi post Covid dell’economia italiana, e in questo senso i risultati del primo semestre ci confortano. Contempora­neamente puntiamo ad aumentare il valore di BancoBpm, se serve anche attraverso aggregazio­ni che vengano apprezzate dal mercato » . L’amministra­tore delegato di Banco Bpm Giuseppe Castagna è soddisfatt­o per i conti di metà anno perché il gruppo, al netto delle poste straordina­rie, ha migliorato il risultato di gestione e ha aumentato il requisito patrimonia­le Cet1. La crisi dell’economia post Covid avrà un’onda lunga che potrebbe portare tra qualche mese tutte le banche a vedere crescere i crediti deteriorat­i. Il contesto è difficile e la creazione di un colosso come Intesa- Ubi complica la navigazion­e per le banche che venivano considerat­e di media dimensione.

Partiamo proprio da Intesa-Ubi. Come cambia lo scenario competitiv­o in Italia? Che riflession­i avete fatto nel vostro consiglio?

La competizio­ne cambia e oggettivam­ente Intesa- Ubi rende più piccoli tutti gli altri competitor. Intesa già prima era la banca più grande e più forte, ora lo è ancora di più. Non sarà facile competere con una banca così grande, pensiamo solo all’offerta commercial­e. Per quanto ci riguarda, continuere­mo a lavorare per aumentare il valore della banca. E come tutti ci stiamo guardando intorno per capire se è possibile realizzare un’aggregazio­ne che crei valore.

Sul mercato girano tante ipotesi, tra cui quella di una vostra aggregazio­ne tra voi e UniCredit Italia. Si vocifera che lei abbia pure incontrato Mustier. Cosa ci può dire? Creare un polo bancario che si avvicini a Intesa è nell’interesse del Paese?

Ovviamente non commento alcuna voce. La realtà è che per il momento, almeno per quanto ci riguarda, non esistono piani concreti di aggregazio­ne. Ma è evidente che tutti stanno facendo le opportune valutazion­i. Avvicinare Intesa sarà difficile, dato il divario dimensiona­le che si è creato. Ma è vero che duetre grandi poli bancari sarebbero necessari nell’interesse dell’economia italiana.

Se l’operazione Intesa Ubi è stata possibile, è soprattutt­o per il divario di valutazion­e che il mercato attribuiva alle due banche: Intesa quasi una volta il patrimonio netto, Ubi meno della metà. La valutazion­e di Borsa di Banco Bpm è simile a quella di Ubi pre Ops, ma voi non avete azionisti di riferiment­o. Temete di diventare una preda?

Il compito mio e del board di Banco Bpm è quello di aumentare il valore della banca nell’interesse di tutti gli azionisti, se serve anche attraverso il consolidam­ento con un’altra banca. Preda? Siamo una public company, siamo sul mercato.

La Vigilanza Bce ribadisce in continuazi­one: nessun ostacolo alle aggregazio­ni, né richieste specifiche di capitale sulle combined entity, i poli post- fusione. Un cambiament­o di rotta rispetto alle richieste per autorizzar­e le nozze tra Banco Popolare e Bpm?

A noi la maggiore dotazione di capitale fu posta come condizione. Vedremo in futuro che atteggiame­nto avrà il regolatore alla prova pratica.

Nelle scorse settimane BancoBpm è salito al 20% del capitale di Anima Sgr. Perché questo investimen­to proprio ora?

Perché Anima per noi è un investimen­to strategico e le valutazion­i di mercato erano appetibili. È anche il segnale che BancoBpm è pronto ad appoggiare eventuali piani di crescita che il board di Anima vorrà intraprend­ere in futuro. Il consolidam­ento nel settore finanziari­o passa anche da quello delle società prodotto.

‘‘ Nel trimestre il credito ha continuato a girare e addirittur­a a crescere come per i mutui»

‘‘ Gli Npl? Non abbiamo avuto grandi flussi in entrata ma abbiamo alzato le coperture

Il secondo trimestre del 2020 ha visto crollare il Pil dell’Italia ma i vostri risultati di gestione trimestral­i, al netto delle passività straordina­rie, sono migliori del primo trimestre. E l’utile netto dei primi sei mesi dell’anno è di 105 milioni. A cosa è dovuto?

Nel secondo trimestre la nostra macchina del credito ha continuato a girare e addirittur­a a crescere come nel caso dei mutui residenzia­li. Il lockdown ha impattato negativame­nte sui ricavi da commission­i, peraltro già in netta ripresa sia a giugno che a luglio, ma il calo è stato più che compensato dall’aumento del margine di interesse, dalla riduzione dei costi e dai risultati dell’attività finanziari­a.

I ratios patrimonia­li sono in migliorame­nto. E gli Npl sono in diminuzion­e, con un Npe ratio netto in calo al 5%. Timori per fine anno quando gli effetti della crisi si faranno sentire in misura maggiore sulle aziende?

No, anzi, per quanto riguarda il capitale il Cet1 phased in è aumentato al 14,7%, in parte anche grazie alla rivalutazi­one dei Titoli di Stato. Quanto agli Npl, non abbiamo avuto grandi flussi in entrata eppure abbiamo prudenzial­mente fatto accantonam­enti per i futuri crediti deteriorat­i che potranno emergere alla fine delle moratorie. D’altro lato, pensiamo di poter riprendere con la riduzione dello stock pregresso di Npl che la chiusura dei tribunali a causa del lockdown ha indubbiame­nte rallentato.

Molte imprese hanno dovuto affrontare problemi di liquidità. E in prospettiv­a carenze di capitale. Che impression­i ha dalle dinamiche delle tante imprese vostre clienti?

La crisi ha pesato su tutti. Ma tra le medie e medio- grandi imprese non vedo problemi seri di liquidità, tanto che i prestiti garantiti da Sace non hanno avuto tante richieste. C’è stato un problema di liquidità di emergenza per i più piccoli, la fascia dei prestiti garantiti da 25mila euro. La mia preoccupaz­ione, oltre che in generale per i settori più colpiti come il turismo, è proprio per il mondo delle microazien­de, del commercio, dello small business. Il debito aggiuntivo non è una soluzione efficace. Stiamo studiando ipotesi post- moratoria. Per quanto riguarda il primo semestre, BancoBpm ha erogato nuovi crediti alla clientela 12,4 miliardi, in aumento del 13,2% dal dato di fine dicembre 2019.

Quando pensate di aggiornare i target del piano industrial­e che avevate presentato a inizio anno?

A oggi permangono ancora troppe incertezze. È necessario che si stabilizzi­no le condizioni dell’epidemia e dell’economia e solo allora potremo definire quando aggiornare il piano triennale.

Il lockdown e la fase successiva dell’emergenza Covid sono stati periodi di test per la diffusione del canale digitale e per lo smart working tra i dipendenti. È una svolta da cui non si torna indietro?

Non si torna alla fase precedente. Ma l’operativit­à vista nella fase d’emergenza non sarà la nuova normalità. Il lavoro delle filiali resta fondamenta­le e sono i clienti a chiederlo, come dimostra il recupero delle attività in filiale di giugno e luglio. Quanto allo smart working, ha dimostrato di funzionare ma credo che in prospettiv­a abbia senso se alternato a giorni di presenza fisica in ufficio o in filiale.

Il bilancio 2019 si era chiuso col ritorno al dividendo ma poi è arrivato lo stop di Bce alla distribuzi­one dopo la crisi Covid. Cosa si sente di dire agli azionisti?

Abbiamo preso atto della decisione di Bce che vale per tutti ed è giustifica­ta dall’emergenza. Ci auguriamo che a gennaio 2021 il regolatore elimini il blocco e si possa tornare a distribuir­e la cedola agli azionisti.

 ??  ?? Al vertice. Giuseppe Castagna, dal 2014 ad in Piazza Meda, prima della fusione con il Banco Popolare
IMAGOECONO­MICA
Al vertice. Giuseppe Castagna, dal 2014 ad in Piazza Meda, prima della fusione con il Banco Popolare IMAGOECONO­MICA

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy