Il Covid-19 ripopola alcuni borghi disabitati
Albaredo per San Marco, provincia di Sondrio, 1.000 metri sul livello del mare, 300 abitanti è un comune fortunato: da tre anni ha la fibra ottica. Intervento che ha consentito, racconta il sindaco Patrizio Del Nero, «la salvaguardia di un centro servizi che occupa più di 40 operatori quasi tutti a tempo indeterminato, prevalentemente donne. Durante l'emergenza Covid-19 in men che non si dica tutti gli operatori hanno potuto lavorare in smart working poiché la connessione in fibra lo ha consentito». È un esempio di come la tendenza allo spopolamento possa essere invertita e come lo smart working possa diventare una opportunità per una parte non irrilevante del nostro Paese. In verità è già così anche se forse è ancora presto per avere i numeri di questo fenomeno. Un tema affrontato dall’Uncem, l’Unione nazionale Comuni Comunità Enti Montani, che con il rapporto pubblicato qualche giorno fa ha messo l’accento sul digital divide perché senza reti e infrastrutture lo smart working non è proprio pensabile: 3/4 dei comuni montani ha meno del 40% delle unità immobiliari servite dalla rete, dice l’Uncem. Intanto ci sono piccoli comuni come Castellabbate, nel salernitano, famoso per il film “Benvenuti al Sud”, o Basicò in provincia di Messina (600 abitanti) che sono andati avanti con una copertura completa della fibra ottica. Open Fiber ha già completato e reso operativa la fibra in circa 730 comuni mentre i lavori in corso riguardano 3.000 centri delle cosiddette aree bianche. E poi ci sono comuni come Petralia Sottana, sulle Madonie, in Sicilia, che nell’ambito della Strategia nazionale aree interne sta lavorando alla realizzazione di un coworking grazie a un immobile reso disponibile da UniCredit. Anche questa è una strada per rendere appetibili i comuni.