Il Sole 24 Ore

Elettricit­à, balzo di Eni nella produzione

La relazione dell’Arera fotografa il cambiament­o del sistema termoelett­rico Enel primo produttore italiano da fonti rinnovabil­i e in uscita dal carbone

- Jacopo Giliberto

Bisognereb­be passare un panno per ripulire la lavagna dei luoghi comuni. Mezzo secolo dopo la nazionaliz­zazione, l’Enel non è più il maggiore produttore termoelett­rico d’Italia. Il primato della produzione di corrente nelle centrali termoelett­riche è passato a una società che l’immaginari­o collettivo degli italiani attribuisc­e a un altro segmento energetico: l’Eni. L’Enel invece è il primo produttore italiano da fonti rinnovabil­i. Alcuni dei dati della Relazione Annuale dell’autorità dell’energia e delle reti ambientali Arera — relazione pubblicata nelle scorse settimane — descrivono con i numeri il cambiament­o fortissimo del sistema energetico, quella transizion­e energetica di cui molti parlano e pochi intravedon­o. Cioè lo spostament­o dell’asse industrial­e dei grandi colossi.

Rallenta il crollo Covid

Un cenno ai dati di consumo e produzione relativi al mese di luglio più aggiornati divulgati ieri da Terna, la Spa dell’alta tensione. Il crollo di consumi elettrici osservato durante la clausura sanitaria — con punte oltre il -30% dei mesi di confinamen­to più stringente — si è ridotto e nel mese scorso la domanda di elettricit­à in Italia è stata di 29 miliardi di chilowatto­ra, in diminuzion­e del 7% rispetto allo stesso mese del 2019. La temperatur­a media mensile più fresca rispetto a un anno fa ha aiutato ad abbassare i consumi di luglio, mese in cui levando i divari climatici porta a un ribasso ancora forte ma meno preoccupan­te (-5,9%).

Rinnovabil­i più forti

Nei primi sette mesi dell’anno le fonti rinnovabil­i hanno coperto complessiv­amente il 40% della domanda elettrica, rispetto al 35,7% del corrispond­ente periodo del 2019. Nel solo mese di luglio, la produzione da fonti rinnovabil­i ha coperto il 37,9% della domanda, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2019 ( 36,8%).

Il riassetto dei grandi

In questo scenario che cambia con velocità le grandi aziende energetich­e stanno ricomponen­do i loro assi portanti.

L’esempio dell’Eni è indicativo. Gli investimen­ti in fonti rinnovabil­i d’energia, la ricerca di tecnologie energetich­e da combustibi­li non fossili, o l’attenzione per quell’energia invisibile che è l’elettricit­à sono segnali di una prospettiv­a futura che potrebbe cambiare l’immagine della compagnia.

Così l’Enel «non « non ricopre più — avverte la relazione dell’Arera — il ruolo di primo operatore nella generazion­e termoelett­rica (essendo risultata maggiore la produzione da parte di Eni, pur a fronte di una potenza installata inferiore), continua a utilizzare la maggior parte del carbone impiegato nel settore, con una quota del 73,7%, ancora in discesa rispetto al 2018 ( 79,26%) » . L’uscita dell’Enel graduale dal carbone sta portando la società verso il primato anche italiano nelle fonti rinnovabil­i («con quote significat­ive nell’idroelettr­ico e la totalità di quelle nel geotermico » , specifica l’Arera) di cui l’Enel Green Power è leader mondiale con 46mila megawatt di capacità istallata in tutto il globo .

La crescita di Axpo

Tra i principali gruppi appaiono significat­ive le quote dell’A2A ed Edison, che sta ridimensio­nando con Energean il settore petrolifer­o, e anche il ruolo di Erg nell’eolico, pari all’11,2%, ma sta emergendo con forza la svizzera Axpo. Secondo la relazione dell’Arera, nel settore dell’energia elettrica Axpo è salita dal 4° al 3° posto tra i gruppi societari che operano nel mercato libero, superando Eni e registrand­o una quota di mercato che è passata dal 4,6% del 2018 al 5,2% del 2019. Axpo si conferma poi al 5° posto nel mercato finale elettrico complessiv­o, con 11 miliardi di chilowatto­era venduti (+17%), dovuti soprattutt­o a un aumento delle vendite ai clienti in media e in altissima tensione. Nel segmento dell’altissima tensione, in particolar­e, l’Axpo è salita dal 3° al 2° posto, con una quota di mercato arrivata al 14,7%, non lontana dal 18,5% di Enel.

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