Serie A, private equity all’ultima chiamata
Il 25 agosto le proposte dei fondi per entrare nella newco dei diritti I 20 presidenti di club hanno idee diverse: rischio assemblea infuocata
La data limite è il prossimo 25 agosto, giorno per il quale la Lega Serie A ha chiesto offerte vincolanti da parte di una serie di soggetti finanziari per un investimento di minoranza nei diritti tv delle partite del campionato italiano. Il giorno è epocale, perché potrebbe essere lo spartiacque verso una nuova era, quella di una gestione manageriale e finanziaria del business del calcio tricolore non solo in Italia, ma nel mondo. Ma il condizionale è d’obbligo, perché le offerte non sollecitate dei private equity hanno creato scompiglio tra i 20 presidenti della Lega Serie A, visto che sono andate a colpire posizioni di potere ormai consolidate e in alcuni casi hanno toccato nervi scoperti. Il punto di partenza è che il prossimo 25 agosto arriveranno sul tavolo della Lega Serie A presieduta da Paolo Dal Pino le attese offerte vincolanti dei private equity per un 10% della newco, che dovrebbe nascere con il conferimento dei diritti, non solo televisivi, delle immagini del campionato italiano di calcio, in Italia e nel mondo.
In gara ci sono colossi finanziari come Cvc, Advent alleato al gruppo tricolore Fsi guidato da Maurizio Tamagnini e infine Bain Capital. Le offerte sono abbastanza allineate da un punto di vista economico finanziario con una valutazione dell’intera «media company» attorno ai 13-15 miliardi. L’offerta economicamente più alta sarebbe quella della coppia AdventFsi. C’è da dire che un altro private equity potrebbe unirsi alle offerte il prossimo 25 agosto. Si tratta del gruppo statunitense General Atlantic, che per ora ha soltanto presentato una proposta di finanziamento, ma che fra due settimane potrebbe modificare la sua offerta in investimento di equity: sul dossier sta lavorando il manager Vittorio Colao, che ha appena terminato di guidare per conto del Governo italiano la task force per le fasi successive alla pandemia, ma che di General Atlantic è senior advisor per l’area del Mediterraneo.
Diversi aspetti sono all’esame: come il minimo garantito ai club, la governance e i business plan da qui al 2030. Attualmente nelle casse dei club entrano 1,35 miliardi all’anno, ma si è visto che la pandemia sta annientando ogni certezza sugli introiti futuri come dimostra anche la querelle legale con Sky sui mancati incassi. Con la cessione di una quota del 10% entrerebbero nelle casse dei club circa 1,5 miliardi. Nella newco il presidente sarebbe espressione dei club, mentre l’amministratore delegato del private equity prescelto. Il resto dei consiglieri sarebbe equamente ripartito. La media company si occuperebbe non solo della gestione dei diritti tv (con incassi progressivamente in crescita da qui al 2030), ma anche della vendita di ogni altro diritto di immagine del campionato italiano nel mondo.
Fin qui sembra tutto semplice, ma in realtà non lo è per niente. I 20 presidenti della Lega hanno idee diverse sul futuro. Dal Pino dovrebbe catalizzare almeno 15 voti a favore su 20 per dare il via libera all’offerta dei private equity, ma ci sono alcuni presidenti contrari. Così sarebbe Claudio Lotito, proprietario della Lazio, che avrebbe sostenuto offerte non sollecitate di finanziamento di altri gruppi finanziari, diversi dai private equity. Il numero uno del Napoli, Aurelio De Laurentiis, invece propone che a fare la media company sia la sola Lega, senza cedere quote di capitale: una strategia apprezzata, ma che si deve confrontare con la richieste di linee di finanziamento alle banche italiane, Intesa Sanpaoloe Unicredit, che gioco forza andrebbero poi a garantirsi con gli asset sottostanti la Lega, cioè i club, che a loro volta sono già molto indebitati.
Nel frattempo, sollecitate da alcuni presidenti, sono arrivate offerte di finanziamento a tassi tra l’8% e il 12% da parte di fondi come Apollo, Six Street, Gso-Blackstone con l’aggiunta della proposta di cartolarizzazione da 4,8 miliardi di Fortress. Per creare un po’ di confusione in più nella mischia sono entrati anche gruppi come Wanda e Mediapro, che si sono offerti come advisor con un minimo garantito ai club: un ritorno alle logiche del passato, visto che Infront incassa ancora 50 milioni all’anno come intermediario sull’operazione fatta con Sky. Cosa decideranno i presidenti dopo il 25 agosto? Entro fine mese sarà convocata un’assemblea di Lega che potrebbe essere infuocata e dove il calcio italiano, post-Covid, potrebbe uscirne cambiato.