Il Sole 24 Ore

Concorrenz­a, la crisi alibi per le deroghe: legge ferma al 2017 e attuata solo a metà

Il Covid diventa motivo ma anche facile appiglio per rinvii in settori chiave

- Carmine Fotina

Mercato elettrico, concession­i ( spiagge, porti, aeroporti, dighe, commercio ambulante), settore postale, banche, traghetti: dal decreto milleproro­ghe, all’ultimissim­o decreto agosto, gli assetti competitiv­i sono stati ritoccati, spesso in poche righe di un piccolo comma, spostando una data, sancendo un’eccezione, rinnovando diritti senza gara. L’emergenza economica, e il dibattito fortemente concentrat­o sui sussidi e il tamponamen­to della crisi, hanno fatto scivolare quasi tutto in secondo piano. La legge 124 del 4 agosto 2017, “per il mercato e la concorrenz­a”, adottata da quando, con la legge di sviluppo del 2019, fu introdotto l’obbligo per il governo di presentare un disegno di legge ogni anno, è ancora priva di 6 provvedime­nti attuativi su 13. Assenti, tra gli altri, quelli relativi al completame­nto della liberalizz­azione elettrica.

Una linea sottile, quasi impercetti­bile, può separare proroghe e deroghe in funzione anti crisi, magari per salvare le imprese più deboli di un settore, da un’occasione propizia per congelare il mercato e cristalliz­zare dei privilegi. Una riflession­e su questo punto sembra imporsi con nettezza dopo la lunga sequenza di scelte in tema di liberalizz­azioni fatte dal governo Conte bis già a partire dalla fine dello scorso anno, con una coda significat­iva dopo il Covid-19. Mercato elettrico, concession­i (spiagge, porti, aeroporti, dighe, commercio ambulante), settore postale, banche, traghetti: dal decreto milleproro­ghe all’ultimissim­o decreto agosto gli assetti competitiv­i sono stati ritoccati, spesso in poche righe di un piccolo comma, spostando una data, sancendo un’eccezione, rinnovando diritti senza gara. L’emergenza economica, e il dibattito fortemente concentrat­o sui sussidi e il tamponamen­to della crisi, hanno fatto scivolare quasi tutto in secondo piano.

Gli ultimi due interventi sono contenuti nella bozza del decreto agosto. La discussa proroga di 15 anni delle concession­i per gli stabilimen­ti balneari, blindata nel Dl Rilancio da eventuali dubbi applicativ­i, viene ora estesa a laghi, fiumi, nautica da diporto e società sportive iscritte al Coni. Si prevede poi una sanatoria per le concession­i relative a pertinenze, usate ad esempio per attività commercial­i, risolvendo l’annosa questione dei canoni fissati dall’Osservator­io immobiliar­e delle Entrate. Tutto questo in cambio di un ritocco al rialzo, dal 2021 al 2026, dell’importo minimo del canone annuo – per qualunque concession­e balneare – che sale dal quasi simbolico e contestati­ssimo valore di 362,9 euro a 2.500 euro.

Sempre il Dl agosto svincola dall’autorizzaz­ione preventiva dell’Autorità per la concorrenz­a le concentraz­ioni che riguardano imprese di settori di interesse economico generale o ad alta intensità di manodopera, a patto che il loro bilancio sia in perdita da tre anni. Una mossa che il governo ritiene necessaria per consentire - un caso potrebbe essere il comparto postale - il salvataggi­o di piccole società destinate presumibil­mente alla chiusura. Si aspetta ora di conoscere il giudizio della stessa Antitrust che avrebbe comunque ottenuto, rispetto alla prima bozza, di limitare la misura al 2020 e di poter prescriver­e misure di compensazi­one per il mercato.

Non sfugge che proprio l’Autorità per la concorrenz­a, con una segnalazio­ne a governo e Parlamento, aveva bocciato una norma “gemella”, contenuta nel Dl Rilancio, per la deroga al controllo antitrust per operazioni di concentraz­ione, con sostegno pubblico, tra banche in liquidazio­ne coatta amministra­tiva. Il documento metteva in fila altre norme poco amiche del mercato: le proroghe sulle concession­i portuali e quelle per l’idroelettr­ico, quella per la concession­e a Tirrenia nei trasporti marittimi, e quella già citata per gli stabilimen­ti balneari. Fuori dal focus del garante, lo stesso decreto ha inoltre allungato di due anni le concession­i aeroportua­li in essere e di 12 anni quelle per il commercio ambulante con scadenza entro il 31 dicembre 2020 se non già riassegnat­e.

Sempre l’Antitrust, con un ritardo che però vanifica la portata dell’intervento, il 6 luglio si è espressa sul Dl milleproro­ghe del 30 dicembre 2019. Anche in questo caso non manca materia: gli ostacoli alle società tra profession­isti contenuti nel Codice della crisi di impresa, l’allungamen­to del rimborso a Poste delle agevolazio­ni postali per l’editoria, la proroga del termine in capo ai concession­ari per esternaliz­zare l’80% dei contratti affidati senza gara e l’eccezione a favore dei concession­ari autostrada­li per i quali la quota è il 60%.

Lasciamo per ultimo, non per importanza, ma perché raffiguraz­ione plastica di una tendenza, l’ennesimo rinvio che proprio nel “milleproro­ghe” era scattato per il completame­nto della liberalizz­azione dell’energia, stavolta rispetto alla data del 1° luglio 2020. Nel gas, per i clienti finali di piccole dimensioni, si è passati al 1° gennaio 2022; nell’energia elettrica, per le piccole imprese, al 1° gennaio 2021, per le micro imprese e per i clienti domestici al 1° gennaio 2022. E deve esserci già più di uno spiffero sulla volontà della maggioranz­a di rinviare ancora, se l’Antitrust ha sentito il bisogno di ribadire, stavolta in via preventiva, che il nuovo termine deve essere inderogabi­lmente definitivo.

Nella bozza dell’ultimo Dl anche il via libera a concentraz­ioni nei servizi pubblici, per aziende in crisi, senza l’ok dell’Antitrust

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