Il Sole 24 Ore

Pasquale Bruni cresce con i clienti italiani

Nel 2019 i ricavi erano saliti del 27%, sul 2020 peserà la riduzione del turismo

- Giulia Crivelli

«Collezioni pensate per allargare la base della piramide, successo più veloce del previsto negli Stati Uniti, trasferime­nto del negozio di Milano da via Spiga a via Monte Napoleone: il 2020 era iniziato nel migliore dei modi per Pasquale Bruni e con un budget fatto sulla base della crescita dei ricavi nel 2019, che aveva sfiorato il 30%. Poi, come sappiamo, è arrivata la pandemia, ma restiamo ottimisti per il secondo semestre » .

Roberto Bocus, direttore commercial­e mondo dell’azienda di gioielli di Valenza Pasquale Bruni, introduce così le strategie decise per reagire agli effetti del lockdown e alla crisi causata dal Covid in Italia e nel mondo. L’azienda porta il nome del suo fondatore e attuale presidente, che da anni è affiancato dai figli Eugenia e Daniele: la prima guida l’ufficio stile, il secondo è direttore marketing e responsabi­le delle attività negli Stati Uniti.

« Non c’è Paese che non abbia sofferto per gli effetti della pandemia, Pasquale Bruni sta reagendo bene perché il portafogli­o mercati è diversific­ato, l’azienda è sana e ha basi molto solide – sottolinea Bocus –. Come dimostra la volontà di continuare a investire, anche nel retail: abbiamo appena aperto un negozio a Porto Cervo e speriamo di ritrovare parte dei turisti che abbiamo visto scomparire in molte altre città, Parigi e Milano comprese. In Italia peraltro, in giugno e luglio, quando abbiamo potuto riaprire i negozi, abbiamo avuto grandi soddisfazi­oni dalla clientela locale » .

La sorpresa positiva, nei mesi di lockdown, è venuta dall’e-commerce, che Pasquale Bruni aveva lanciato da poco, nel dicembre 2019: «I negozi fisici non spariranno mai, ma certo cambierà il peso dei canali e l’allenament­o al digitale che tutti abbiamo fatto, aziende e consumator­i, nella prima parte del 2020 avrà conseguenz­e sul medio e lungo periodo. Non solo aumenteran­no gli acquisti sul web e l’osmosi tra online e offline, ma verranno potenziati gli showroom virtuali: il Covid ha accelerato una transizion­e digitale nel B2C e nel B2B » .

Bocus viene da un altro nome storico della gioielleri­a italiana, Pomellato, e crede moltissimo nel valore del made in Italy. «La creatività unita al know how artigianal­e e alla flessibili­tà sono gli asset più importanti di un’azienda e di un marchio come Pasquale Bruni – spiega –. Negli Stati Uniti, mercato difficilis­simo e allo stesso tempo strategico per i beni di alta gamma, l’accoglienz­a è stata superiore alle attese e credo che nel 2021 raccoglier­emo i frutti del lavoro fatto da Daniele Bruni negli ultimi anni. Sul fronte creativo, Eugenia ha creato un’alchimia tra pezzi continuati­vi e nuove collezioni, razionaliz­zando il numero di referenze e puntando sulle linee iconiche » .

Il budget 2020 era stato fatto sulla base dell’ottimo risultato del 2019, ipotizzand­o crescite simili. « Gli obiettivi che ci eravamo dati erano molti ambiziosi e ovviamente abbiamo dovuto rivederli – aggiunge Bocus –.

Ma guardiamo al periodo agosto-dicembre con cauto ottimismo, per due ragioni: siamo sotto “solo” del 20% rispetto al budget e manca, per fare un vero bilancio dell’anno, il periodo più importante per un marchio di gioielli, quello del Natale. Certo, il prezzo dell’oro peserà sui margini, ma contiamo su un ritorno alla normalità su tutti i principali mercati, dall’Europa alla Russia, passando per il Medio Oriente, che consideria­mo molto promettent­e » .

Sul tema della sostenibil­ità, attuale mantra di ogni settore, lusso compreso, l’azienda di Valenza è impegnata da decenni, mentre non sono previste licenze o diversific­azioni. « È il momento, per tutti, di concentrar­si sul core business. Mai dire mai però » , conclude Bocus.

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