Turismo, aiuti per il rilancio a 29 città
Oltre 500 milioni destinati alle attività commerciali dei centri storici Bonus a fondo perduto in caso di calo di fatturato di almeno il 33% a giugno
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Venezia, Milano, Roma, ma anche Verbania, Siracusa e Ragusa, Lucca e Matera. Sono alcune delle città ad alta vocazione turistica che potranno accedere al nuovo aiuto a fondo perduto per le attività commerciali dei centri storici che a giugno 2020 hanno subito un calo di fatturato, di almeno il 33%, per l’assenza di turisti. Un aiuto da oltre 500 milioni di euro voluto dal ministro per i Beni culturali e il Turismo, Dario Franceschini, nel decreto Agosto.
Decreto Agosto.
Venezia, Milano, Roma ma anche Verbania, Siracusa e Ragusa, Lucca e Matera. Sono solo alcune delle città ad alta vocazione turistica che potranno accedere al nuovo aiuto a fondo perduto per le attività commerciali dei centri storici colpite dal calo dei turisti per la crisi sanitaria e le norme sul distanziamento. Un aiuto da oltre 500 milioni di euro fortemente voluto dal ministro per i Beni culturali e il Turismo, Dario Franceschini, nel decreto Agosto approvato “salvo intese tecniche” dal Consiglio dei ministri venerdì scorso e atteso sulla Gazzetta Ufficiale tra oggi e domani.
«Le città d’arte – ha sottolineato Franceschini a Il Sole 24 Ore – stanno particolarmente soffrendo della contrazione del turismo internazionale. È necessario sostenere chi vive e lavora in queste realtà, favorendo il più possibile la vitalità del tessuto commerciale». Di qui la volontà del Governo di prevedere un aiuto mirato «per assicurare risorse capaci di aiutare queste realtà a superare un momento critico e a trovarsi preparate a quando i visitatori torneranno da tutto il mondo a godere della bellezza delle nostre città d'arte», ha aggiunto il ministro.
Il contributo a fondo perduto, spetta, dunque alle attività di impresa di vendita di beni o servizi al pubblico dei centri storici dei comuni capoluogo di provincia o di città metropolitana che, secondo le ultime rilevazioni effettuate dall’Istat hanno registrato, prima dell’emergenza sanitaria, presenze di turisti stranieri in numero almeno tre volte superiore a quello dei residenti per quanto riguarda i capoluoghi di provincia e le città metropolitane, e per i comuni capoluogo di città metropolitana in numero pari o superiore a quello dei residenti. Dal grafico pubblicato in pagina ecco dunque che al primo posto tra le città a più alta vocazione turistica d’Italia c’è Venezia e dunque è tra quelle dove le attività commerciali hanno maggiormente avvertito la crisi economico-sanitaria. Ma a soffrire oltre alla Capitale, a Firenze,
Napoli o Palermo c’è anche Verbania, che come presenze turistiche ante-pandemia era al secondo posto con un rapporto di presenze turistiche e cittadini residenti pari al 26 per cento, seconda solo a Venezia con un rapporto oltre il 46%. Va comunque sottolineato che dalla mappa tracciata sempre su base statistica emerge chiaramente che su 29 città ad alta vocazione turistica a beneficiare del fondo perduto per i centri storici ben 20 sono collocate nelle regioni del centro-Nord e le 9 restanti al Sud. A livello regionale è la Sicilia a registrare ben 5 capoluoghi i cui centri storici hanno subito maggiormente la crisi, mentre al momento dal beneficio resterebbero esclusi i comuni di almeno quattro regioni come Calabria, Umbria, Molise e Friuli Venezia Giulia.
Per centri storici dei 29 comuni indicati nella relazione tecnica al decreto di Agosto si intendono le aree della città individuate come zone A o equipollenti, secondo la definizione del decreto ministeriale 2 aprile 1968 n. 1444. Solo per tassisti e Ncc che svolgono trasporto pubblico non di linea il contributo è riconosciuto sull’intero territorio delle 29 città selezionate.
Per accedere al “fondo perduto” i soggetti che svolgono attività di vendita di beni o servizi al pubblico in forma imprenditoriale devono aver subito un calo del fatturato di almeno un terzo rispetto a quello del 2019. Sull’esperienza già fatta per il “fondo perduto” riconosciuto dal decreto Rilancio alle partite Iva con fatturato fino a 5 milioni di euro (oggi è l’ultimo giorno per le richieste), il contributo per i centri storici segue le stesse regole con l’applicazione di una percentuale calcolata sulla differenza tra fatturato e corrispettivi di giugno 2020 e quelli del giugno 2019. Le percentuali a loro volta variano a seconda del volume di ricavi o compensi dell'attività che richiede l’aiuto a fondo perduto e sono ridotte rispetto a quanto inizialmente previsto: 15% per chi è sotto i 400mila euro, 10% per chi ha ricavi o compensi superiori a 400mila euro ma inferiori a un milione di euro, 5% per chi è oltre il milione di euro. Nella bozza di decreto la progressione era 20.15 10%.
L’importo massimo del contributo erogabile è fissato in 150mila euro e quello minimo in mille euro per le persone fisiche e in 2.000 euro per gli altri soggetti diversi dalle persone fisiche. Questi importi minimi sono riconosciuti anche a chi ha avviato l’attività dopo il 1° luglio 2019. Attenzione, il bonus centro storici non potrà essere cumulato dai ristoratori con l’altro bonus previsto sempre dal decreto Agosto, ossia il contributo a fondo perduto per chi sostiene la filiera del Made in Italy al 100 per cento.
Per le modalità di accesso, la domanda, l’erogazione con bonifico delle Entrate nei 10 giorni successivi all'istanza, così come per i controlli su chi ha diritto all’aiuto si applicano le stesse regole fissate dal decreto Rilancio. Poco spazio ai furbetti del fondo perduto visto che è già previsto il codice penale in caso di percezione del contributo non spettante.
Per i ristoratori l’aiuto non è cumulabile con quello previsto per chi acquista solo prodotti Made in Italy al 100%
Città selezionate sulla base del dato Istat delle presenze di turisti stranieri in rapporto ai residenti