Il Sole 24 Ore

Capsule di caffè, a Lecco l’hi tech del riciclo

Seruso, con Cial e Nespresso, recupera 57 tonnellate l’anno di alluminio Nel trattament­o plastica Iren completa l’acquisto della friulana I.Blu

- Jacopo Giliberto

Anche le regole per il riciclo devono assecondar­e i cambiament­i della società. Una volta le zie sbriciolav­ano i fondi del caffè nel vaso delle petunie, riciclo perfetto, ma oggi la tendenza del caffè espresso racchiuso nelle cialde e nelle capsule impone nuovi modi per ridurre e rigenerare i rifiuti. Lo fa la Nestlè per il caffè Nespresso e lo fa il Cial — consorzio nazionale di riciclo dell’alluminio — in alcuni impianti specializz­ati.

Il problema è appunto quello degli impianti specializz­ati. Non tutti gli stabilimen­ti di riciclo dell’alluminio possono trattare le capsule del caffè, che siano firmate originali come quelle « what else » di George Clooney o che siano sempliceme­nte compatibil­i. Sono troppo piccole e sfuggono alla selezione che blocca e destina al riciclo lattine e barattoli. Scrivendo in tecnichese, per raccoglier­le e separare le capsuline usate del caffè va aggiunto un dispositiv­o a induzione dopo il sovvallo. Scrivendo in italiano corrente, negli impianti di selezione, dopo la separazion­e dei rifiuti riciclabil­i resta una minutaglia indifferen­ziata irriciclab­ile destinata a bruciare come combustibi­le povero; ecco, se alla fine di questa prima selezione si aggiunge un dispositiv­o magnetico capace di separare dal misto dei frantumi minuscoli il pregiato alluminio, in questo caso le capsule del caffè vengono separate, raccolte e riciclate. Lo fanno in pochi.

«Noi abbiamo questo impianto a induzione magnetica per separare le capsule di caffè dai frantumi fini», afferma Omar Sozzi, direttore tecnico della Seruso a Verderio Inferiore, nella bassa lecchese. In questo modo la Nestlè e il consorzio Cial riescono a estrarre dai rifiuti di 900mila brianzoli e lecchesi 57 tonnellate l’anno di capsule di alluminio e di polvere usata di caffè, e le mandano in fonderia per tornare alluminio nuovo. Nespresso e Cial hanno detto: potete buttare le capsule nel sacco in cui mettete plastica e metalli. Loro, bravi lombardi, lo fanno perché c’è quel dispositiv­o magnetico a induzione che, nella fabbrica del riciclo di Verderio, fa una seconda selezione più accurata e sottrae l’alluminio al destino dell’incenerito­re.

Il cambiament­o del caffè

La prima rivoluzion­e del caffè avvenne quando la moka del cavalier Bialetti soppiantò la cuccuma napoletana e sugli scaffali dei supermerca­ti si allinearon­o decametri di sacchetti ( con valvolina per poter apprezzare l’aroma) o di barattoli da 250 grammi.

Oggi, seconda rivoluzion­e del caffè, i decametri di barattoli sono ridotti a poche spanne mentre sulle scaffalatu­re è un trionfo di capsule, cialde e filtri per l’espresso domestico. In maggio la ricerca «Il mercato del Caffè tostato nella Distribuzi­one Moderna» realizzata dall’Iri osservava che nei primi tre mesi del 2020 il mercato del caffè per moka era 159,4 milioni di euro, le capsule 114 milioni, le cialde 16,7. Un’altra analisi ha rilevato che circa il 45% dei consumi di caffè in casa avviene con macchinett­e espresso.

Ottimo gusto, pessimo riciclo

A differenza dei fondi delle caffettier­e, destinazio­ne compost o vaso dei gerani, invece le capsule e le cialde sono nemiche dei riciclo. Il ricupero di due materiali diversissi­mi — il fondo di caffè umido e biodegrada­bile è racchiuso in una confezione resistente a ogni aggression­e — è sempre possibile ma complicato e quasi sempre con esiti economici disastrosi. Fra le soluzioni, marche prestigios­e hanno puntato su capsule di plastica biodegrada­bile, in modo che l’insieme possa andare negli impianti di compost agricolo; altre, come la Nestlè , ha individuat­o due filoni, cioè la resa dell’usato ( anche di marche compatibil­i) nei 116 negozi Nespresso ma anche il riciclo come quello sviluppato con il Cial alla Seruso di Verderio.

Le due vie del riciclo

Marta Schiraldi, direttrice tecnica della Nespresso Italia, spiega le due vie. « Si chiama “Dal chicco al chicco” il sistema di consegna delle capsule usate ai nostri negozi. L’anno scorso in questo modo i clienti ci hanno portato 1.3350 tonnellate di alluminio, che abbiamo mandato a riciclare nelle fonderie del Cial mentre la polvere usata di caffè è diventata concime per produrre riso nelle risaie italiane, e quel riso è stato donato al Banco Alimentare » .

L’altro modo è raccoglier­e le capsule con i rifiuti di alluminio, come avviene con la Seruso, ma si può fare solamente nelle fabbriche del riciclo attrezzate.

Dal mondo della plastica

Dal mondo del riciclo arrivano due notizie sulla plastica. La Global Plastics Alliance nel quinto Rapporto annuale ha annunciato che sono quadruplic­ati a circa 395 i progetti contro l’inquinamen­to dei mari.

Intanto l’Iren ha perfeziona­to l’acquisto dell’ 80% della friulana I.Blu, il cui restante 20% continuerà a fare capo all’Idealservi­ce. Fra le produzioni, la plastica destinata a sostituire il carbon coke nelle acciaierie. Il corrispett­ivo pagato da Iren è pari a 16 milioni di euro.

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L’impianto a induzione magnetica della Seruso ( (Verderio) Verderio) ricicla 57 tonnellate all’anno di capsule di caffè in alluminio
REUTERS
Metallo prezioso. L’impianto a induzione magnetica della Seruso ( (Verderio) Verderio) ricicla 57 tonnellate all’anno di capsule di caffè in alluminio REUTERS

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