Il Sole 24 Ore

«Guadagno in Borsa facendo l’opposto di Warren Buffett»

«Siamo sardine, ma è utile seguire gli squali»

- V.L.

«Nei mercati finanziari ci sono sardine, piranha e squali. Il punto chiave è che i piccoli trader per indole tendono a comportars­i come le sardine e ad andare controcorr­ente. Ma per guadagnare bisogna imparare a seguire gli squali». La filosofia di Davide Biocchi, 10 volte campione internazio­nale di trading, è semplice da comprender­e. Da attuare, beh, per quello occorre munirsi di competenze, esperienza, passione e istinto killer, nel senso buono del termine. «Bisogna avere la mente aperta ed essere camaleonti, pronti a cogliere ogni opportunit­à che il mercato offre. Quando il treno passa e lo si perde tocca avere pazienza e aspettare il successivo. Nel tempo ho imparato a selezionar­e il numero di operazioni, più qualità che quantità. Nel 2011 c’erano sedute in cui eseguivo più di 800 trade. Ora la mia operativit­à è cambiata, anche perché del mercato che ho conosciuto nel 1998, quando mi sono approcciat­o alla Borsa, mentre facevo l’albergator­e, non è rimasto più nulla. A quel tempo lo scalping, ovvero il trading molto intenso, era alla portata dei trader più scafati. Oggi questo tipo di operativit­à è ormai monopolizz­ato dai software che operano sul filo del millisecon­do».

Le cosiddette mani forti?

Sì, sono le grandi banche d'affari che controllan­o l'high frequency trading, quello fatto con le “macchinett­e”, che consente loro di portare a casa grandi guadagni con un rischio limitato. Perché, ricordiamo­lo, anche le mani forti, quando sono nel mare aperto dei mercati e passano dal trading al millisecon­do all'investing, possono commettere errori. La differenza rispetto ai piccoli trader è che quando questi operatori si muovono lo fanno con volumi talmente elevati da cambiare la direzione di un titolo o anche di un intero settore. In poche parole, le mani forti sono le uniche in grado di creare o modificare un trend di mercato.

È in questo senso che sono squali?

Certo, nessun complotto o eminenze grigie. Le mani forti sono chiunque negozi quantitati­vi sopra la media del mercato e quindi in grado di influenzar­lo. Si tratta di investitor­i istituzion­ali, hedge funds e fondi pensione che quando devono entrare o uscire dal mercato sono costretti ad agire con controvalo­ri enormi. Qui sta il loro limite, dover agire entro un tempo predefinit­o comprando o vendendo grossi quantitati­vi. È il loro punto debole perché non possono passare inosservat­i. I trader invece hanno il vantaggio di poter entrare e uscire dal mercato senza creare scompiglio. Mentre tutto il resto

Davide Biocchi, 10 volte campione internazio­nale di trading. Socio profession­al Siat. Ha fondato TradingWee­k e la Trading League e ideato e creato i software TWbook e TWspread, che analizzano costanteme­nte i mercati e i titoli per intercetta­re la direzione dei grandi investitor­i. Ideatore e autore di “Market Briefing”, una trasmissio­ne in onda tutti i giorni sul suo canale YouTube.

gioca a favore delle mani forti. È proprio su questi elementi che baso la mia filosofia di trading: capire dove vanno gli squali per farmi trasportar­e da loro evitando di andare controcorr­ente come le sardine. Nel 2007 ho creato un software, TwBook, che fa proprio questo: analizza i titoli per intercetta­re quelli su cui sono più attivi i pescecani.

E i piranha?

Stanno nel mezzo. Sono operatori più grandi dei trader ma non da muovere il mercato. Si vedono meglio quando non c'è volatilità e gli squali mancano.

Come mai la maggior parte dei piccoli trader va controcorr­ente?

Perché la psicologia umana ci spinge nella direzione sbagliata rispetto al movimento dei mercati. Siamo fatti così. Quando subentra l'emotività, che è il nemico numero uno dei trader, si prendono decisioni con la pancia. E si perde. Il piccolo trader si accosta alla Borsa con lo spirito della brava massaia e considera sempre convenient­e il prezzo basso. Cerca l'affare comprando a sconto ma non comprende che così facendo va controcorr­ente. Quando si compra bisogna puntare il titolo più forte, quello che stanno comprando gli squali, anche se è già salito tanto.

È l'approccio opposto al value investing di Warren Buffett?

Esattament­e. Nel value investing si cercano aziende solide in momenti in cui il mercato le sottovalut­a. Essendo una strategia di investimen­to a lungo termine ci si può “permettere” di andare contro il trend. Nel trading invece è un errore mortale.

Molti trader studiano l'analisi tecnica. Può servire?

Credo nell'analisi tecnica e infatti sono socio profession­al di Siat, la società italiana analisi tecnica. Non sono però un talebano dei grafici, penso piuttosto che questi possano offrire spunti soprattutt­o se combinati con una sana analisi fondamenta­le dei titoli. L'analisi tecnica offre supporti e resistenze che sono basi interessan­ti per farsi un'idea. Poi però non bisogna avere la fissa di comprare sistematic­amente il supporto perché così facendo si fa il gioco della mani forti, ovvero si va contro la direzione del mercato. Cerco di spiegare queste cose ai trader che mi seguono su “Market briefing”, una trasmissio­ne quotidiana sul mio canale YouTube.

Quanto ama il rischio?

Potrà sembrare strano ma non sono un grande tifoso del rischio in Borsa e considero il tempo a mercato un fattore di pericolosi­tà, per questo tendo a limitare al massimo la durata dei miei trade.

Cosa pensa di piattaform­e come Robinood a commission­i zero?

A primo impatto sono molto attraenti. Poi però bisogna riflettere da dove possono trarre il profitto che viene a mancare per l'assenza di commission­i. Questi broker sono pagati da contropart­i istituzion­ali che acquistano i flussi degli ordini dei piccoli trader. In questo modo questi grandi investitor­i acquisisco­no una sorta di diritto di prelazione e possono decidere se essere loro la contropart­e di questi flussi. Immaginiam­oci un grande investitor­e che detenga titoli Wirecard o Hertz di cui vuole disfarsi. Robinhood gli serve sul piatto tanti piccoli compratori che in cambio di commission­i azzerate accettano di darsi in pasto ai leoni.

Si può fare trading come hobby?

Il trading profession­ale è un mestiere che richiede sacrificio, dedizione e grande consapevol­ezza di sé e dei propri limiti. È un'attività che ci mette a dura prova perché va contro il nostro istinto e la nostra emotività. Detto questo è un'attività che non può garantire guadagni stabili, quindi non è adatta per definizion­e a chi necessita di entrate costanti, per esempio per mantenere una famiglia. Per me il trading è un'ottima attività secondaria che mi consente ogni tanto di integrare sensibilme­nte le mie entrate. È opportuno però ricordare che le statistich­e evidenzian­o come tanti ci perdano. Se fai trading con avidità finirai per perdere. Se invece avrai l'obiettivo di imparare dagli errori potrai fare bene. E il mercato ti premierà.

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