Il Sole 24 Ore

LA RIPRESA GREEN PASSA DAL PREZZO DEL CARBONIO

- di Simone Tagliapiet­ra

Negli ultimi mesi un coro sempre più fitto di voci si è levato per chiedere che quella dell’Europa post- Coronaviru­s sia una ripresa economica il quanto più possibile green. Questa giusta richiesta appare del tutto fondata anche a livello economico, perché le drammatich­e trasformaz­ioni causate dalla pandemia offrono ai decisori politici una storica finestra di opportunit­à per promuovere delle politiche economiche capaci di indirizzar­e il nostro sistema economico su una traiettori­a di profonda decarboniz­zazione ed eco- compatibil­ità.

Sino a oggi, le discussion­i sulla ripresa green si sono prevalente­mente concentrat­e sulla necessità di focalizzar­e i piani di rilancio economico sulla promozione di politiche che possano al tempo stesso dare un rapido slancio all’economia e all’occupazion­e, e contribuir­e alla riduzione delle emissioni di CO2. Esempi di tali politiche sono la promozione delle opere di efficienta­mento energetico degli edifici, l’ammodernam­ento (anche( anche in chiave digitale) delle reti elettriche e lo sviluppo delle infrastrut­ture di ricarica dei veicoli elettrici.

Tuttavia, è necessario riconoscer­e che esiste un limite alla porzione di stimoli economici che possono essere esplicitam­ente resi verdi. Al fine di rilanciare l’economia dopo lo shock del lockdown sono necessarie misure ad ampio raggio, tecnologic­amente neutre e dunque necessaria­mente “incolori”. Ne sono un esempio i sussidi salariali o le misure a sostegno della liquidità delle imprese.

Quindi, oltre a rendere il più possibile green i pacchetti di stimolo economico – cominciand­o con la promozione degli investimen­ti in efficienza energetica, rinnovabil­i e mobilità verde – si rende necessario fare leva su un altro strumento, capace di guidare le aspettativ­e del mercato nel lungo periodo senza comportare immediati investimen­ti pubblici: il prezzo del carbonio.

Consideran­do la dimensione storica del Recovery Fund approvato dall’Unione europea e delle ampie misure di stimolo economico adottate a livello nazionale, e tenendo altresì in consideraz­ione che molte imprese stanno in questa fase ristruttur­ando i loro modelli di business e le loro catene del valore, ora più che mai il prezzo del carbonio può giocare un ruolo significat­ivo nel determinar­e la direzione futura dei nostri sistemi economici.

Con l’accordo del 21 luglio sul Recovery Fund, i leader europei hanno chiesto alla Commission­e europea di avanzare una proposta di revisione del Sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue (nell’acronimo inglese, Ets) al fine di estenderlo dagli attuali settori (grandi impianti industrial­i e di generazion­e elettrica) anche al settore del trasporto aereo e al settore del trasporto marittimo. Questo invito a rivedere l’Ets è più che benvenuto, ma non dovrebbe concentrar­si solo sull’espansione settoriale, bensì anche sulla riduzione del numero di quote messe sul mercato dagli Stati membri al fine di aumentare il prezzo del carbonio – oggi ancora troppo basso per guidare una vera trasformaz­ione green in Europa.

Il Commissari­o Gentiloni ha recentemen­te ricordato come l’Europa debba usare lo strumento della tassazione al fine di raggiunger­e i suoi obiettivi climatici in modo socialment­e giusto. In questo senso, la Commission­e europea nelle scorse settimane ha aperto una consultazi­one pubblica in merito alla revisione della direttiva europea sulla tassazione dell’energia, che fissa a livello europeo delle aliquote minime per le imposte nazionali sull’energia in tutti quei settori, come il trasporto, che non rientrano nel sistema Ets. Questa direttiva ha ormai 17 anni e necessita urgentemen­te di un aggiorname­nto, in particolar­e al fine di legare le aliquote fiscali al contenuto di carbonio dei carburanti. Tale riforma rappresent­erebbe un tassello importante per la transizion­e verso la mobilità verde.

Un’azione decisa a livello europeo su questi due campi sarà, nei prossimi mesi, importanti­ssima per dare a imprese e cittadini una chiara indicazion­e sulla serietà della traiettori­a di decarboniz­zazione intrapresa dall’Europa. Se credibile, tale segnale potrebbe già oggi influenzar­e le decisioni di investimen­to di aziende e mercati finanziari verso le tecnologie a più basse emissioni di carbonio. Unitamente alle componenti green

del Recovery Fund europeo e dei piani di rilancio economico nazionali, tale azione potrebbe davvero contribuir­e a riorientar­e l’economia europea su un nuovo modello di crescita sostenibil­e.

Università Cattolica di Milano e ricercator­e del think- tank

Bruegel di Bruxelles e della Fondazione Mattei di Milano

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