Biden sceglie Harris per rafforzarsi sul fronte liberal e tra le minoranze
La senatrice darà voce all’esigenza di cambiamenti, anche se graduali Linea economica sensibile alle fasce meno abbienti e ai redditi medi
Rafforzare la scommessa moderata, ma aprendo alle anime progressiste. Di più: spianare la strada a un rinnovo generazionale capace di dar spazio a crescenti rivendicazioni di giustizia razziale e sociale che scuotono gli Stati Uniti. Kamala Harris candidata alla vicepresidenza americana rappresenta di sicuro una scelta storica per Joe Biden: la prima donna afroamericana e di origine asiatica, figlia di una scienziata e di un economista immigrati dalla Giamaica e dall’India, a fare ingresso nel ticket elettorale nazionale d’un grande partito degli Stati Uniti. Soprattutto è però una scelta calata nel presente, che punta a conquistare la Casa Bianca a novembre alla testa di un’ampia coalizione anti-Trump.
Harris, ieri pomeriggio comparsa assieme a Biden in Delaware per il debutto pubblico del ticket, conta su credenziali “centriste” per attirare non solo fedeli democratici ma elettori indecisi o indipendenti. Le sue posizioni economiche, in particolare, sono affini a quelle di Biden, del quale era stata rivale nelle primarie per la nomination. Il partito, sull’onda delle molteplici crisi del Paese, dal coronavirus a discriminazione e diseguaglianza, ha virato a sinistra. Biden ha respinto la retorica più accesa contro il grande business. E idee di Medicare for All, d’un sistema sanitario nazionale, come richieste di tagliare fondi alla polizia. Ha tuttavia promesso un’ambiziosa agenda riformatrice da settemila miliardi in dieci anni imperniata su un piano energetico e di lotta al cambiamento climatico da duemila miliardi, su infrastrutture sostenibili, espansione dell’assistenza sanitaria, investimenti manifatturieri e aumenti di salari e diritti dei lavoratori. Accompagnata e finanziata, in parte, da retromarce sugli sgravi fiscali concessi dai repubblicani e da Trump alle aziende, dove le aliquote salirebbero dal 21% al 28%, e ai redditi più alti.
Harris sposa atteggiamenti simili: ha rinunciato a un iniziale appoggio a Medicare for All. Si è caratterizzata per proposte generalmente condivise nel partito quali aiuti per la casa e ai redditi medi e mediobassi, incrementi del salario minimo federale a 15 dollari l’ora e un esame – non la promessa – di risarcimenti agli afroamericani per la pesante eredità della schiavitù. Ma ha mostrato allo stesso tempo maggior sensibilità sociale e liberal spingendo per iniziative più aggressive, quali un assegno mensile da duemila dollari alle famiglie in difficoltà per tutta la durata della pandemia, assieme al portabandiera della sinistra Bernie Sanders.
Le sue idee fanno leva sulla credibilità che le viene da una carriera avvenuta all’interno del partito e delle istituzioni. Procuratore distrettuale a San Francisco prima, procuratore generale della California poi, è stata eletta al Senato nel 2016. Lei stessa ha sottolineato il significato del suo cammino: rispecchia la convinzione di poter promuovere trasformazioni graduali e dall’interno. Harris incarna però allo stesso tempo un’innegabile svolta e domanda di cambiamento. A 55 anni è di oltre vent’anni più giovane del 77enne Biden, porta in dote alla campagna uno stile energico e
In sintonia sui temi economici
Le posizioni di Kamala Harris sui grandi temi dell’economia sono molto affini a quelle di Joe Biden: scegliendola come numero due del ticket, i democratici hanno scommesso sul raddoppio dell’anima centrista del partito, aperta però a posizioni liberal
Sanità
«Ritengo che l’assistenza sanitaria debba essere un diritto:la realtà è che in questo Paese è ancora un privilegio. Questo deve cambiare». Secondo la senatrice Kamala Harris, il rafforzamento del programma Medicare
potrebbe essere finanziato anche attraverso la tassazione delle transazioni finanziarie a Wall Street. Sia lei che Biden però su questo fronte hanno rivisto le idee più radicali
Tasse e salario minimo
Biden e Harris condividono la necessità di una marcia indietro sugli sgravi fiscali concessi da Donald Trump alle aziende. Utilizzando le nuove risorse per rendere possibile l’aumento dei crediti d’imposta alle famiglie meno abbienti. Un’altra idea condivisa nel partito è l’incremento del salario minimo a 15 $ a livello nazionale combattivo. L’ha già messo in luce, da senatrice, durante le audizioni parlamentari a ministri e alti magistrati nominati da Trump. In caso di vittoria, potrebbe diventare il volto della futura leadership del partito, con Biden che probabilmente non si ricandiderà per ragioni di età.
La sua ascesa riconosce il crescente ruolo dell’elettorato afroamericano e delle minoranze etniche, in particolare la mobilitazione femminile nella comunità nera. Momento cruciale per lei fu paradossalmente uno scontro diretto con Biden nelle primarie: criticò l’allora rivale per la passata cooperazione con leader repubblicani accusati di razzismo e per l’opposizione ad alcune pratiche di integrazione nelle scuole (un attacco che la rese temporaneamente invisa ai collaboratori di Biden). Dopo il ritiro dalla corsa per la nomination, Harris è salita ancor più alla ribalta nella crociata per la giustizia e contro la discriminazione: ha sostenuto le proteste di massa scatenate dall’uccisione dell’inerme afroamericano George Floyd da parte della polizia a Minneapolis.
Donald Trump e i repubblicani hanno risposto alla sua candidatura a vicepresidente assalendola come espressione d’un partito democratico estremista. « Biden non è un moderato – ha incalzato una portavoce della Casa Bianca – con Harris cede il controllo a squadre di radicali promettendo aumenti delle imposte, tagli alla polizia, distruzione di posti di lavoro nell’energia e frontiere aperte » . Sono critiche che ad oggi hanno faticato a far breccia, almeno nei sondaggi che vedono Biden in vantaggio di dieci punti su Trump. La sfida per Harris appare piuttosto mobilitare appieno un elettorato diversificato, di progressisti e moderati, di residenti di aree metropolitane e della provincia.