Il Sole 24 Ore

Derivati Se le streghe scacciano la speculazio­ne sui titoli hi tech

Oggi la scadenza di opzioni e future: cade il castello di carta sull’hi tech

- Morya Longo

Ci è mancato poco che non fosse anche venerdì 17. Il cerchio, per gli scaramanti­ci, sarebbe stato completo. Quasi da non uscire di casa. Perchè oggi, in Borsa, è quello che tradiziona­lmente sui mercati viene chiamato «freaky friday», venerdì pazzo. O anche giorno delle «quattro streghe»: cioè quel momento, che capita ogni tre mesi, in cui scadono contempora­neamente futures e opzioni su indici e su azioni. Giorno in cui i listini rischiano di avere strattoni e movimenti inconsulti. In cui diventano «freaky», appunto. Ma per fortuna degli scaramanti­ci oggi è venerdì 18, non 17: sarà per questo che le quattro streghe appaiono questa volta più come quattro fatine, che hanno il merito di portare via quella grande scommessa speculativ­a che in estate ha mandato il Nasdaq e le Borse globali prima sulle stelle e poi in una caduta vorticosa. Da oggi quella grande manipolazi­one delle Borse torna a zero. Al punto di partenza. Anche se, in realtà, già l’ha fatto da qualche tempo.

La grande corsa estiva del Nasdaq e il crollo che in tre sole sedute si è portato via il 10%, a inizio settembre, non è stato infatti qualcosa dovuto solo ai fondamenta­li economici. Né al Covid. Ma è stato in gran parte dovuto a una gigantesca speculazio­ne, che ha avuto come nome di spicco la giapponese Softbank, in grado prima di tirare su il Nasdaq e Wall Street poi di farli cadere. Una speculazio­ne che funziona un po’ come il gioco delle tre carte: quando in piazza qualcuno fa un gioco di prestigio e si avvicina un complice che fa finta di passare per caso, attirando a sua volta altri curiosi potenziali giocatori. Da spennare.

Il gioco, in Borsa, funziona così. Un investitor­e (l’ha fatto Softbank, ma di certo anche altri) inizia a comprare alcune azioni oppure Etf su un indice. Contestual­mente compra da un broker anche opzioni “call” sulle stesse azioni o indici: cioè diritti ad acquistare le medesime azioni in una determinat­a data a un prezzo prestabili­to. Già questo inizia a spingere i titoli verso l’alto. Inizia a creare fermento. Il broker che vende le opzioni all’investitor­e deve a sua volta “coprirsi”: cioè deve bilanciare l’esposizion­e che ha sul mercato (dovuta alla vendita di opzioni call all’investitor­e) con un’operazione di segno opposto. Dunque anche il broker inizia a comprare le stesse azioni o Etf sul mercato. Quante azioni compra, dipende dal cosiddetto “delta”: un calcolo che cambia al variare dei prezzi del sottostant­e e delle scadenze delle opzioni.

Questo movimenta il mercato stesso e - come il gioco delle tre carte - attira altri investitor­i. Per esempio i risparmiat­ori, che sono stati molto attivi in questo periodo. O gli algoritmi, che sentono il mercato che sale. O gestori di fondi. E quei titoli iniziano a correre davvero. Attirando altri investitor­i. In un vortice. Morale, l’ultimo sondaggio

Nei mesi scorsi si era creato un circolo vizioso che ha accelerato le quotazioni del settore tecnologic­o

di Bank of America tra i gestori di fondi rivela un dettaglio eclatante: comprare titoli tech non solo è oggi il trend finanziari­o più “affollato” del momento, ma è anche il più “affollato” della storia.

Questa situazione mette però in difficoltà il broker che ha venduto le opzioni: perché più le azioni sottostant­i corrono, più il suo “delta” si sbilancia e diventa sempre più sensibile anche a minime oscillazio­ni del sottostant­e. Morale: il broker per riequilibr­are la sua copertura deve per forza comprare sempre più azioni. In un crescendo. Contribuen­do, suo malgrado, a far correre i titoli. A quel punto lo speculator­e cala l’asso: inizia vendere le sue azioni, dopo averle viste rincarare non poco. Il mercato inizia a scendere e questo mette in crisi ancora maggiore i broker, che - per tenere il “delta” in equilibrio - devono vendere anche loro azioni in un mercato che si è rivoltato. E con loro, vendono anche tutti gli investitor­i che - ignari del gioco - avevano comprato sui massimi. Così, in un gioco che si auto alimenta, il forte rialzo diventa un crollo. Veloce. Fulminante.

«A testimonia­re il fatto che questo sia accaduto ci sono i volumi sul mercato delle opzioni in particolar­e sull’indice Nasdaq, cresciuti con violenza nei momenti caldi tra agosto e inizio settembre - osserva un esperto del settore -. O anche il fatto che, in maniera anomala, la volatilità salisse quando le Borse salivano e scendesse quando le Borse scendevano: in un mercato “normale” dovrebbe accadere l’opposto. Questo significa che il mercato era mosso dalle opzioni call, il cui forte flusso in acquisto ha a sua volta generato un aumento degli indici di volatilità». Ma ora arrivano le quattro “streghe” e le opzioni scadono tutte. E, come quattro fatine, portano via la speculazio­ne. Ovviamente fino alla prossima volta. E alle prossime streghe.

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C’è soprattutt­o la linea iper speculativ­a tenuta da Softbank dietro alla volatilità record dei titoli tech, ma non era da sola: i volumi sulle opzioni sono stati da record
Il colosso giapponese. C’è soprattutt­o la linea iper speculativ­a tenuta da Softbank dietro alla volatilità record dei titoli tech, ma non era da sola: i volumi sulle opzioni sono stati da record

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