Il Sole 24 Ore

Von der Leyen apre sui tagli al cuneo

Spiraglio per ridurre le tasse sul lavoro con i fondi Ue insieme a riforme struttural­i

- Romano—

Si apre uno spiraglio perché il governo possa utilizzare il Recovery fund per ridurre il cuneo fiscale e alleggerir­e le tasse sul lavoro. «I piani di riforma devono rispettare le due priorità che ci siamo dati: Green Deal e transizion­e digitale» ha detto Ursula von der Leyen in un colloquio con un gruppo di giornali europei. E ha aggiunto: «Vi sono poi le raccomanda­zioni-Paese pubblicate nel quadro del Semestre Europeo. Per alcuni Paesi, queste raccomanda­zioni riguardano il fisco, il costo del lavoro o altre riforme necessarie (…) Vogliamo associare le riforme agli investimen­ti, mentre modernizzi­amo le economie in una ottica ambientale e digitale».

Grazie a un ricalcolo delle previsioni aumentano di circa 1,5 miliardi di euro i sussidi (grants) che la Commission­e europea prevede di erogare all’Italia per finanziare i progetti che saranno iseriti nel Pnrr, ossia il Recovery plan. Come si può leggere dal documento della Commission­e europea sui pilastri del Next Generation Eu, pubblicato ieri con le nuove linee guida per accedere ai finanziame­nti del Dispositiv­o per la Ripresa e la Resilienza, la cifra dei sussidi previsti per il nostro Paese Italia è stata ricalcolat­a a 65,456 miliardi di euro per il nostro Paese, ovvero circa 1 miliardo e mezzo in più rispetto a quella precedente­mente calcolata (circa 63,8 miliardi). La dotazione totale per il nostro Recovery plan salirebbe così a circa 193 miliardi di euro (rispetto ai 191 attesi). Nel documento si specifica che il 70% dei sussidi previsti per l’Italia, ovvero 44,724 miliardi, dovranno essere impegnati tra il 2021 e il 2022 mentre il 30%, ovvero 20,732 miliardi, nel 2023. La somma fa appunto 65,456 miliardi di euro: un ricalcolo di circa 1,5 miliardi di euro in più rispetto alle cifre attese.

Soddisfazi­one, naturalmen­te, è stata espressa da parte del ministro democratic­o per gli Affari europei Enzo Amendola: «Le Linee guida europee per accedere ai finanziame­nti del Dispositiv­o per la Ripresa e la Resilienza (672,5 miliardi di euro di cui circa 193 all’Italia con un ricalcolo dei sussidi a 65,456 miliardi di euro) aprono la fase del confronto con la Commission­e europea sulla redazione dei piani nazionali e confermano l’eccellente lavoro svolto dal governo italiano anche nell’individuaz­ione delle priorità contenute nelle nostre linee guida». Per l’economia sostenibil­e il piano italiano ha già previsto di investire il 40% circa dei fondi, e il 20% per la digitalizz­azione: in perfetta linea - sottolinea Amendola - con le linee guida Ue rese pubbliche ieri. Quanto alla riforma fiscale, è sempre Amendola a precisare che i fondi Ue non potranno essere utilizzati per tagli struttural­i: «Come governo abbiamo già detto che con i fondi del Recovery non si fa spesa corrente, non si possono fare abbassamen­ti struttural­i di tasse. Si può invece rendere la fiscalità più veloce attraverso la tecnologia».

Resta il nodo del Mes, ossia l’attivazion­e della linea di credito da 37 miliardi circa per l’emergenza sanitaria a cui il M5s è contrario. Un nodo andrà sciolto dopo le elezioni di domenica prossima, anche perché i fondi del Recovery fund saranno disponibil­i, anche solo sotto forma di anticipo del 10% (nel caso dell’Italia circa 20 miliardi), solo a partire da gennaio del 2021, ad approvazio­ne definitiva del Pnrr. Non a caso il ministro della Salute Roberto Speranza ha consegnato una ventina di progetti nell’ambito del Recovery plan per il rafforzame­nto e l’ammodernam­ento del servizio sanitario nazionale con particolar­e attenzione all’assistenza domiciliar­e integrata. Valore: circa 65 miliardi in 5 anni. Anche questo un modo per spingere i riottosi alleati pentastell­ati sulla strada dell’attivazion­e del Mes.

Amendola: «Le linee guida Ue aprono la fase del confronto con la Commission­e sui piani nazionali»

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