Il Sole 24 Ore

Il Tesoro ne approfitta e allevia le scadenze 2021

- — Maximilian Cellino

Una piccola operazione - non proprio di routine, ma neanche tanto infrequent­e - per dare un segnale al mercato che il Tesoro è cosciente dei rischi che lo Stato italiano correrà nel rifinanzia­re il suo enorme debito pubblico negli anni a venire. Oggi si terrà infatti un’operazione di concambio: saranno cioè emessi BTp con scadenza marzo 2032 per un massimo di 2 miliardi di euro e contestual­mente riacquista­ti per lo stesso importo BTp e CTz che sarebbero stati rimborsati il prossimo anno e CcTeu con maturità dicembre 2022.

È la seconda volta quest’anno, dopo marzo, che il Tesoro procede con una mossa simile che, come sottolinea­no gli analisti di UniCredit Research, «è « è probabilme­nte volta a rendere meno gravosi i rimborsi dei prossimi anni » . Il compito per il Mef non si esaurisce certo da qui a fine anno, quando dovrà ancora essere emesso un ammontare lordo di circa 70 miliardi di titoli a medio lungo termine per coprire i fabbisogno di questo 2020 che si è rivelato ben più oneroso del previsto causa Covid.

Nel 2021 giungono infatti a scadenza ( e dovranno quindi essere rinnovati) quasi 212 miliardi di euro fra BTp, CTz e CcTeu: un conteggio che arriva a sfiorare i mille miliardi quando si consideran­o i prossimi 4 anni nel complesso. In teoria sembra essere il 2023 lo scoglio più difficile da superare con al momento 246 miliardi da rimborsare che prevedibil­mente lieviteran­no fino a raggiunger­e i 300 miliardi se si consideran­o i BTp triennali che saranno emessi entro il 2020 e anche i CTz ( titoli a 24 mesi) che il Tesoro collocherà fino al termine del 2021.

Anche perché il 2023 resta in teoria l’anno in cui è previsto il rinnovo del Parlamento italiano e le tensioni sui mercati attorno alla delicata tornata elettorale sono ovviamente da mettere in conto. Ma soprattutt­o perché il sostegno eccezional­e offerto in acquisto dalla Bce e legato all’emergenza pandemica potrebbe a quell’epoca ( almeno ci si augura) essere venuto meno. Per questi motivi il Tesoro inizia a correre ai ripari con i suoi aggiustame­nti: una goccia nell’oceano del debito italiano, ma significat­iva.

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