Enel, da Macquarie 2,6 miliardi per la metà di Open Fiber
Starace: «Per approfondire servirà almeno un mese» L’offerta non ha scadenza La società valorizzata 7,3 miliardi, poi previsto conguaglio con la rete unica
Il fondo australiano Macquarie ha messo nero su bianco un’offerta vincolante per il 50 per cento di Open Fiber. Il documento è arrivato a Enel mercoledì ed è stato esaminato dal consiglio di amministrazione che si è riunito nella mattinata di ieri.
Lo ha confermato ieri una nota della società, che ha deciso anche di rendere pubblico l’importo: si tratta di 2,65 miliardi per il valore dell’equity della partecipazione, ai quali - per determinare l’enterprise value - va aggiunto un miliardo di debito. I tutto porta a una valutazione di 7,3 miliardi, circa 400 milioni inferiore alla proposta contenuta nella manifestazione di interesse presentata nel corso dell’estate.
La nota di Enel chiarisce che l’offerta è passibile di earn out, e cioè l’acquirente può offrire un conguaglio aggiuntivo, dopo il passaggio di proprietà, al verificarsi di determinate condizioni. Una di queste, con tutta probabilità, è l’effettiva fusione tra le reti di Tim e quella di Open Fiber. Ma, stando alle indiscrezioni, la proposta, per poter raggiungere quel livello di prezzo, prevede diverse altre condizioni.
«Il consiglio di amministrazione di Enel ha preso atto dell'informativa ricevuta, - spiega la nota diffusa ieri - rimanendo in attesa di essere aggiornato circa i dettagli che dovessero emergere a valle delle necessarie attività di approfondimento con Macquarie sui contenuti dell’offerta pervenuta » .
Anche il comunicato della società conferma che la proposta è piuttosto articolata e complessa. Probabilmente se fosse stata facile come un assegno circolare troppi dubbi sul “se” e “quando” vendere non ci sarebbero. Il management della società elettrica avrà bisogno di un congruo periodo di tempo per esaminarla.
Ieri anche l’ad di Enel, Francesco Starace, ha confermato la ricezione dell’offerta, spiegando che Enel si prenderà almeno un mese di tempo. « I tempi sono quelli necessari per approfondire cose del genere, parliamo di settimane intere, un mese - ha specificato Starace a margine di un evento con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
-. Sono tempi abbastanza lunghi, sono offerte che vanno esaminate. Non c'è niente di urgente non abbiamo un calendario che ci corre dietro. Gestiremo la cosa con i tempi necessari » .
Starace può prendersi il tempo che ritiene necessario perché la proposta vincolante non contiene un termine di scadenza. E questo è un elemento cruciale che, da una parte, lascia al manager Enel ampi margini di manovra, ma dall’altra mette in ansia l’azionista, il ministro per l’Economia, Roberto Gualtieri, che mercoledì pomeriggio ha voluto incontrare Starace e l’ad di Cdp, Fabrizio Palermo.
Nell’incontro il ministro avrebbe ribadito all’ad di Enel quanto già rappresentato nel corso dell’estate. E cioè l’auspicio che, nel rispetto delle regole del mercato e degli interessi degli azionisti, Enel non freni il processo di infrastrutturazione del paese.
La Cassa depositi e prestiti, anch’essa azionista di Open Fiber, in questa fase non può che restare alla finestra.
Se potesse, risparmierebbe di spendere altri soldi per realizzasse la rete unica. Ad esempio, se Enel si convincesse a essere della partita e a conferire nella società unica la propria quota di Open Fiber. Ma la società elettrica lo avrebbe fatto solo nel caso in cui fosse stato deciso un processo di scissione non proporzionale dei servizi e dei clienti dalla rete di Telecom. Processo sul quale erano state avviate le prime valutazioni, anche i primi contatti tra gli azionisti di Tim, ma tutto si è bruscamente interrotto dopo il 20 agosto.
Adesso per Cdp non resta che cercare di riservare per sè una quota che la porti in maggioranza dentro a Open Fiber nel momento in cui l’offerta di Macquarie fosse accettata da Enel. Potrebbe esercitare la prelazione per rilevare l’ 1- 2 per cento della società della rete.
Ma nulla è ancora definito, tantomeno concordato. Non resta che aspettare le mosse del gruppo elettrico. Frattanto, questo weekend, si terranno le elezioni regionali che potrebbero avere un impatto sull’attuale governo.
Quanto alla possibilità che l’Antitrust di Bruxelles possa bloccare già ora l’operazione di rete unica quando ancora non ha preso forma, la perplessità sembra prevalere. « Ho letto questa mattina sui giornali - ha commentato Starace -. Non mi sembra sia la cosa più importante in questo momento » .
Certo se le obiezioni dell’Autorità per la concorrenza prendessero una forma più concreta, il rischio che il modello messo in piedi nelle scorse settimane debba essere smontato non è peregrino. Il punto vero sarà capire il prezzo - anche in termini di rallentamento degli investimenti sulla fibra - che tutto questo potrà comportare.