Cdp porta al tavolo Tim con gli ad Sky, Wind Tre e Vodafone
L’appuntamento è per lunedì nel tardo pomeriggio. È stato previsto per l’inizio della settimana l’incontro fra Cdp, Tim e gli ad degli operatori alternativi (Jeffrey Hedberg di Wind Tre; Maximo Ibarra di Sky Italia e Aldo Bisio di Vodafone) sul tema della rete unica in discussione sull’asse Tim-Open Fiber. Si avvia così quel percorso delineato con la conference call del 28 agosto cui, insieme ai tre ad, hanno preso parte i ministri dell’Economia Roberto Gualtieri e dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, oltre all’ad di Cdp Fabrizio Palermo. Il numero uno della Cassa fu allora indicato come l’interlocutore delle telco. Da qui l’incontro di lunedì con all’ordine del giorno l’illustrazione dei contenuti del Memorandum of understanding siglato dai board di Tim e Cdp il 31 agosto per arrivare alla rete unica “AccessCo”.
L’incontro di lunedì è un primo passo in un processo che si annuncia lungo e dall’esito tutt’altro che scontato. Del resto per gli operatori rimangono ancora diversi punti aperti, non ultimo il tema della governance, la cui maggioranza per gli stessi operatori deve rimanere in mano pubblica. A questo si aggiunge il timore che il progetto finisca per saltare e che gli investimenti si blocchino. Se invece si dovesse andare avanti la condizione posta è di avere una nuova rete wholesale only. Su questa lunghezza d’onda si sono trovati ieri Maximo Ibarra, ad di Sky Italia e Benedetto Levi, ad di Iliad Italia, in occasione di una “Conversazione ai Fori” promossa da Brandreportconsulting.it alla quale ha preso parte anche Franco Bernabè, presidente di Cellnex e già ad di Telecom. «La propensione del cliente a sottoscrivere servizi che vadano verso una tecnologia superiore per la connessione non è così alta come si pensa anche in Paesi come l’Olanda dove questa è considerata molto elevata», ha detto Ibarra, parlando dell’incertezza sulla domanda per la banda ultralarga. Il tema della digitalizzazione «richiede tempo, servono investimenti importanti. E non è detto che se faccio la rete in fibra poi sono a posto». Certo, ha aggiunto il ceo di una Sky che si è da poco lanciata nell’ultra broadband, «se mai si arrivasse alla rete unica, penso che nella costruzione attuale possa avere problemi regolatori a livello europeo e che si andrebbe contro la storia delle tlc in Europa negli ultimi anni».
Levi dal canto suo ha ribadito l’interesse di Iliad a entrare a breve nel mercato della telefonia fissa. «Ci siamo mossi sapendo che l’Italia era ideale per l’ingresso di un nuovo operatore perchè c’è una società wholesale only la cui vocazione è fornire a tutti accesso alle stesse condizioni. Guardando a ciò che sta accadendo in queste settimane, il nostro auspicio è di poter entrare sul mercato alle condizioni che immaginavamo da due anni fa e di poter usufruire di un accesso che ci consenta di fare una competizione su i servizi e su come offrirli. Ci auguriamo di non tornare indietro di 20 anni».
Bernabè è convinto che l’accordo sulla rete non approdi a nulla: «Le reti di tlc non si duplicano per il semplice motivo che si possono integrate. La rete unica non è una soluzione. La soluzione è la firma di un accordo di interconnessione tra Tim e Of, il coordinamento degli investimenti, una divisione delle aree. Of ha fatto 1.200 e non ha completato il piano di questa infrastruttura. Le mancano 1.500 centrali. Per superare il gap basta usare quelle Tim».
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