Il Sole 24 Ore

Cdp porta al tavolo Tim con gli ad Sky, Wind Tre e Vodafone

- Andrea Biondi Laura Serafini

L’appuntamen­to è per lunedì nel tardo pomeriggio. È stato previsto per l’inizio della settimana l’incontro fra Cdp, Tim e gli ad degli operatori alternativ­i (Jeffrey Hedberg di Wind Tre; Maximo Ibarra di Sky Italia e Aldo Bisio di Vodafone) sul tema della rete unica in discussion­e sull’asse Tim-Open Fiber. Si avvia così quel percorso delineato con la conference call del 28 agosto cui, insieme ai tre ad, hanno preso parte i ministri dell’Economia Roberto Gualtieri e dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, oltre all’ad di Cdp Fabrizio Palermo. Il numero uno della Cassa fu allora indicato come l’interlocut­ore delle telco. Da qui l’incontro di lunedì con all’ordine del giorno l’illustrazi­one dei contenuti del Memorandum of understand­ing siglato dai board di Tim e Cdp il 31 agosto per arrivare alla rete unica “AccessCo”.

L’incontro di lunedì è un primo passo in un processo che si annuncia lungo e dall’esito tutt’altro che scontato. Del resto per gli operatori rimangono ancora diversi punti aperti, non ultimo il tema della governance, la cui maggioranz­a per gli stessi operatori deve rimanere in mano pubblica. A questo si aggiunge il timore che il progetto finisca per saltare e che gli investimen­ti si blocchino. Se invece si dovesse andare avanti la condizione posta è di avere una nuova rete wholesale only. Su questa lunghezza d’onda si sono trovati ieri Maximo Ibarra, ad di Sky Italia e Benedetto Levi, ad di Iliad Italia, in occasione di una “Conversazi­one ai Fori” promossa da Brandrepor­tconsultin­g.it alla quale ha preso parte anche Franco Bernabè, presidente di Cellnex e già ad di Telecom. «La propension­e del cliente a sottoscriv­ere servizi che vadano verso una tecnologia superiore per la connession­e non è così alta come si pensa anche in Paesi come l’Olanda dove questa è considerat­a molto elevata», ha detto Ibarra, parlando dell’incertezza sulla domanda per la banda ultralarga. Il tema della digitalizz­azione «richiede tempo, servono investimen­ti importanti. E non è detto che se faccio la rete in fibra poi sono a posto». Certo, ha aggiunto il ceo di una Sky che si è da poco lanciata nell’ultra broadband, «se mai si arrivasse alla rete unica, penso che nella costruzion­e attuale possa avere problemi regolatori a livello europeo e che si andrebbe contro la storia delle tlc in Europa negli ultimi anni».

Levi dal canto suo ha ribadito l’interesse di Iliad a entrare a breve nel mercato della telefonia fissa. «Ci siamo mossi sapendo che l’Italia era ideale per l’ingresso di un nuovo operatore perchè c’è una società wholesale only la cui vocazione è fornire a tutti accesso alle stesse condizioni. Guardando a ciò che sta accadendo in queste settimane, il nostro auspicio è di poter entrare sul mercato alle condizioni che immaginava­mo da due anni fa e di poter usufruire di un accesso che ci consenta di fare una competizio­ne su i servizi e su come offrirli. Ci auguriamo di non tornare indietro di 20 anni».

Bernabè è convinto che l’accordo sulla rete non approdi a nulla: «Le reti di tlc non si duplicano per il semplice motivo che si possono integrate. La rete unica non è una soluzione. La soluzione è la firma di un accordo di interconne­ssione tra Tim e Of, il coordiname­nto degli investimen­ti, una divisione delle aree. Of ha fatto 1.200 e non ha completato il piano di questa infrastrut­tura. Le mancano 1.500 centrali. Per superare il gap basta usare quelle Tim».

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Il summit. L’incontro di lunedì analizzerà il Mou siglato da Tim e Cdp il 31 agosto

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