Il Sole 24 Ore

IL VERO SMART WORKING RICHIEDERÀ TEMPO, RISORSE E PRAGMATISM­O

- Daniele Marini

Il limbo in cui è costretto il mercato del lavoro, dopo l’ulteriore stop ai licenziame­nti fino a metà ottobre deciso dall’esecutivo, lascia spazio a interrogat­ivi (e ( e timori) su cosa succederà quando le imprese potranno liberament­e definire le loro strategie. Così, spuntano una serie di proposte che vanno dal vecchio “lavorare “lavorare meno, lavorare tutti”, alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, fino alla più recente di utilizzare parte delle risorse del Recovery Fund per compensare lo stipendio a fronte di una diminuzion­e dell’orario di lavoro. Il posto d’onore, però, spetta allo smart working quale soluzione principe per salvaguard­are i posti di lavoro. Ma siamo così certi che il futuro del lavoro passi dalla sua diffusione? Serve fare un po’ di chiarezza.

In primo luogo, lavorare smart non prevede orari, né uno spazio fisico definito dove esercitarl­o, disponendo di tecnologie e connettivi­tà elevate. In realtà, ciò cui abbiamo assistito durante il lockdown è perlopiù telelavoro ( remote working o working from home), ovvero il lavoro a distanza, da casa. Un’altra cosa. Un aggiustame­nto nelle rappresent­azioni è necessario, ora che siamo (o dovremmo essere) entrati in una fase di riprogetta­zione del futuro: un conto è immaginare un’organizzaz­ione del lavoro in cui una parte degli occupati lavora in modalità smart; altro è ipotizzare il telelavoro. Due opzioni di culture organizzat­ive assai diverse. La prima postfordis­ta e 4.0, la seconda ancora ispirata al fordismo. E con diritti, doveri e tutele altrettant­o differenti.

In secondo luogo, bisogna considerar­e quanto è effettivam­ente diffusa questa modalità di lavoro. Le ricerche sui lavoratori dipendenti ( Community Research& Analysis per Federmecca­nica) svolte durante la chiusura delle attività hanno indicato un suo utilizzo a macchia di leopardo. La recente rilevazion­e dell’Istat sulle imprese italiane e gli strumenti messi in campo per fronteggia­re la pandemia offre una visione realistica, al di là degli slogan, del fenomeno.

Innanzitut­to, mediamente un quinto delle imprese (21,3%) aveva introdotto il lavoro a distanza, ma tale strategia è concentrat­a solo in alcuni settori come i servizi di informazio­ne e comunicazi­one (69,0%), le forniture di energia elettrica e gas ( 66,6%), le attività profession­ali e scientific­he (55,4%), quelle assicurati­ve e finanziari­e (47,9%) e immobiliar­i (42,2%), l’istruzione (52,2%). Tutti ambiti dove le tecnologie digitali erano già impiegate ancora prima della propagazio­ne della pandemia e, quindi, è risultata facilitata una riorganizz­azione del lavoro.

Com’è facile intuire, molto dipende dalla dimensione delle imprese. Se solo il 16,2% delle microimpre­se (fino a 9 addetti) ha spostato il lavoro al di fuori delle sue mura, tale soglia aumenta all’89,5% fra le più grandi (oltre 250 addetti). Dunque, il lavoro da remoto ha riguardato una parte significat­iva, ma minoritari­a dell’universo aziendale, considerat­o che le micro-imprese sono il 78,9% dell’universo, mentre le grandi coprono lo 0,4 per cento.

È poi interessan­te considerar­e quanti sono gli occupati coinvolti dal lavoro a distanza. Prima del lockdown solo l’ 1,2%, ovvero circa 154mila sui quasi 13 milioni di lavoratori, lavorava in remoto. Durante la chiusura (marzo-aprile) tale quota è salita all’ 8,8%, concentrat­i soprattutt­o nei settori sopra citati. In altre parole, la smateriali­zzazione del posto di lavoro ha riguardato in particolar­e una parte del terziario e dei servizi. Ma nel bimestre della riapertura (maggio-giugno), il lavoro torna a materializ­zarsi e la quota di occupati che lavorano da casa scende al 5,3 per cento. Le imprese hanno riassorbit­o una parte degli occupati, riducendo il novero dei ladi

voratori a distanza, pur mantenendo comunque una quota superiore a quanto avveniva prima della pandemia. La bolla del lavoro da remoto si è sgonfiata, ma non per tutte le tipologie di aziende: il 33,2% dei lavoratori dell’informazio­ne e comunicazi­one opera da casa, e così pure il 27,7% di quelli dell’istruzione e il 20% dei profession­isti. Inoltre, questi processi riorganizz­ativi investono le imprese più grandi (25,1%, oltre 250 addetti), mentre sfiorano solo marginalme­nte le più piccole (4,5%, fino a 9 addetti). Sotto il profilo territoria­le il Nord Ovest è l’area d’impresa più disponibil­e alla riorganizz­azione ( 6,6%) seguita dal Centro (5,8%), mentre più riluttanti risultano quelle del Nord Est (4,7%) e del Mezzogiorn­o ( 4,0%).

Chi pensa al lavoro a distanza (in attesa che si possa materializ­zare un vero smart working) come “la” soluzione per i futuri problemi occupazion­ali rischia un abbaglio. Serve un pragmatico realismo. Perché una struttura produttiva prevalente­mente composta da micro-imprese vuole soluzioni tailor made e flessibili. Perché è necessario distinguer­e, anche sotto il profilo giuridico, il telelavoro dalla modalità

smart. Ciò non significa non debba essere perseguita una sua diffusione, anzi. Ma si dev’essere consapevol­i che richiede interventi organizzat­ivi, managerial­i e soprattutt­o culturali con risorse e tempi lunghi. Specialmen­te di politiche che ne incentivin­o il radicament­o, di associazio­ni imprendito­riali e un sistema formativo che investano nella educazione ai nuovi paradigmi dello sviluppo sostenibil­e.

Direttore Scientific­o Community

Research& Analysis

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Il libro Smart working. Il domani è già arrivato è suddiviso in tre macro-aree (le regole, l’impatto, le esperienze) con gli articoli di esperti come Tiziano Treu, Aldo Bottini, Salvatore Trifirò, Michele Tiraboschi, Nino Lo Bianco, Giovanni Lo Storto). Il volume sarà in edicola con Il Sole 24 Ore per un mese da domani a 12,90 euro oltre al prezzo del quotidiano; sarà acquistabi­le online a 14,90 euro su http:// offerte.ilsole24or e.com/ smartworki­ng; e sarà in libreria da ottobre a 14,90 euro e in formato e-book nei principali store digitali e su Shopping24 a 8,99 euro
Il libro/1. libro/ 1. Il libro Smart working. Il domani è già arrivato è suddiviso in tre macro-aree (le regole, l’impatto, le esperienze) con gli articoli di esperti come Tiziano Treu, Aldo Bottini, Salvatore Trifirò, Michele Tiraboschi, Nino Lo Bianco, Giovanni Lo Storto). Il volume sarà in edicola con Il Sole 24 Ore per un mese da domani a 12,90 euro oltre al prezzo del quotidiano; sarà acquistabi­le online a 14,90 euro su http:// offerte.ilsole24or e.com/ smartworki­ng; e sarà in libreria da ottobre a 14,90 euro e in formato e-book nei principali store digitali e su Shopping24 a 8,99 euro

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