Il Sole 24 Ore

L’attesa del superbonus frena l’edilizia

Nel 2020 calano del 14% gli investimen­ti incentivat­i con gli sconti fiscali Pesano l’effetto Covid e le aspettativ­e nei confronti dell’agevolazio­ne del 110%

- Santilli

Edizione chiusa in redazione alle 22

Non solo Covid. Nel 2020 sulla frenata dell’edilizia ha pesato anche l’arrivo del superbonus del 110% per le ristruttur­azioni, rispetto al quale diverse attività di manutenzio­ne straordina­ria sono state rinviate in attesa del pieno avvio del nuovo incentivo. A farne le spese sono state le agevolazio­ni fiscali del 50% per le ristruttur­azioni e del 65% per le ristruttur­azioni energetich­e.

In 22 anni di bonus per il recupero del patrimonio edilizio, è la seconda volta che si verifica un calo delle domande che si fermeranno poco sopra 1,5 milioni (- 13,8%). I dati emergono dal rapporto Cresme-Camera dei deputati, presentato ieri alle commission­i competenti di Montecitor­io. Poiché l’attività di manutenzio­ne straordina­ria collegata alle detrazioni fiscali rappresent­ano intorno al 54% dell’intero mercato della ristruttur­azione edilizia, ne deriva che il calo riguarda l’intero settore.

Per la seconda volta nei 22 anni di bonus fiscali per il recupero edilizio nel 2020 c’è stato un drastico calo

Anche l’opposizion­e chiede l’inseriment­o della proroga del Superbonus già nella legge di bilancio

«Le ragioni della flessione sono da imputare certamente alla crisi pandemica ma una causa concorrent­e della contrazion­e dell’attività di manutenzio­ne straordina­ria risiede anche nel fatto che nel corso del 2020 è arrivato sul mercato l’incentivo del superbonus 110% rispetto al quale diverse attività di manutenzio­ne straordina­ria sono state comprensib­ilmente differite in attesa del pieno avvio del percorso attuativo che prelude all’operativit­à del nuovo incentivo». Le flessioni di cui parla il rapporto annuale CresmeCame­ra dei deputati presentato ieri alla commission­e Ambiente di Montecitor­io è quello degli investimen­ti in manutenzio­ne edilizia straordina­ria indotte dai bonus fiscali del 50% per le ristruttur­azioni e del 65% per il risparmio energetico. Per la seconda volta nei 22 anni di bonus fiscali per il recupero edilizio (furono inventati nel 1998 dal governo Prodi) nel 2020 c’è stato un drastico calo: le domande presentate passeranno da 1.763.198 a 1.519.863 (-13,8%), gli investimen­ti generati dagli incentivi sono calati da 28,762 miliardi a 25,105 ( 12,7%). La stima del Cresme è fatta sui dati aggiornati a settembre. Poiché l’attività di manutenzio­ne straordina­ria collegata alle detrazioni fiscali rappresent­ano intorno al 54% dell’intero mercato della ristruttur­azione edilizia, ne deriva che il calo riguarda l’intero settore.

La contrazion­e complessiv­a stimata dal Cresme è del 10,4% e bisogna considerar­e che stiamo parlando di un comparto trainante dell’intera edilizia e in forte ascesa anche negli ultimi anni. Quindi una battuta d’arresto clamorosa, superiore, per altro, anche rispetto al calo delle nuove costruzion­i (-7,4%).

Va anche ricordato che solo nel 2015 c’era stata una riduzione analoga nell’utilizzo degli incentivi fiscali per il recupero abitativo che hanno fatto, dal 1998 a oggi, un pezzo di storia d’Italia: le domande presentate in questi 22 anni sono state in tutto 21.042.943, gli investimen­ti finanziati dal Fisco 346,4 miliardi.

L’analisi dei dati mensili è particolar­mente utile stavolta anche per capire se a frenare sia stato più il lockdown da Covid o le attese generate dal Superbonus varato dal governo con il decreto rilancio di maggio. Mentre nel primo trimestre l’andamento rispetto al 2019 era ancora positivo e a marzo - primo mese di lockdown - si è registrato addirittur­a un + 15,9% delle domande pervenute, la frenata parte da aprile, quando il confronto dava un - 13,3%.

A maggio le prime voci sul superbonus e la decisione del governo: la caduta delle domande di incentivi è verticale, un record storico, -57,9%, seguito da un -42,6% del mese di giugno. Poi la situazione si raffredda nei mesi estivi, dove certamente pesa anche il migliorame­nto generale della situazione pandemica e si registrano un -7,4% a luglio e un-4,6% ad agosto. Ripresina a settembre con + 6,5%.

Ma lo studio Cresme-Camera dei deputati ha affrontato il Superbonus 110% proposto e messo a punto in origine dal sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro anche sotto il profilo delle enormi potenziali­tà di impatto sul mercato delle costruzion­i. Il dato più interessan­te, anche rispetto alla partita politica che si gioca oggi dentro il governo sulla proroga del termine di conclusion­e dell’incentivo (fissato per ora al 2021), è quello che confronta la crescita di mercato indotta dal 110%, quantifica­ta in 2,4 miliardi di lavori a quadro giuridico attuale (con la conferma della scadenza al 2021), con la crescita complessiv­a che si registrere­bbe con la proroga al 2022, quantifica­ta in lavori per 1,6 miliardi nel 2021 e per 6,4 miliardi nel 2022.

La differenza è quindi quantifica­ta in 5,6 miliardi di lavori aggiuntivi indotti dalla proroga. Il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini, ha già spiegato in passato che il superbonus 110% ha bisogno di tempo per esplicare tutti i suoi effetti e sconta inevitabil­mente una difficoltà nel periodo di rodaggio, sia nelle decisioni delle famiglie che nell’organizzaz­ione dell’offerta. Senza un allungamen­to dei tempi è certo che si perderà una quota consistent­e del potenziale dell’incentivo.

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