Parchi a tema in crisi: 32mila esuberi alla Disney
Si aggrava il contraccolpo della pandemia con lo stop di parchi a tema e crociere Il 10 dicembre l’incontro con gli analisti finanziari Occhi puntati su Disney+
Walt Disney ha annunciato che nel primo semestre dell’esercizio fiscale 2020-21 licenzierà 32mila addetti nei suoi parchi a tema a causa dell’impatto negativo della pandemia Covid-19 sulle sue attività.
Disney non ha escluso ulteriori misure, compreso un aumento di capitale, una sospensione della distribuzione di dividendi o un’ulteriore riduzione di posti di lavoro.
A settembre la Disney aveva annunciato il taglio di 28mila dipendenti, per i due terzi part time e per la quasi totalità impiegati nei parchi divertimento. Non basta però. Quel numero ora sale a 32mila (su 203mila totali e 155mila impiegati nei parchi a tema), nella prima metà del 2021. E peraltro non completa la doccia gelata piovuta attraverso un documento depositato presso la Sec la sera prima della Festa del Ringraziamento. La casa di Topolino non ha infatti escluso ulteriori misure, compreso un aumento di capitale, la mancata distribuzione di dividendi in futuro, la riduzione o il mancato pagamento dei contributi ai piani pensionistici fino all’ulteriore riduzione di posti di lavoro.
La magia del mondo Disney sta pesantemente scontrandosi con gli effetti della pandemia da Covid-19. A partire dall’impatto negativo per 7,4 miliardi di dollari registrato nell’ultimo esercizio fiscale chiuso a settembre con ricavi scesi del 6% a 65,4 miliardi di dollari, con 4,2 miliardi di dollari persi per strada fra un anno e l’altro. Guardando all’utile, sono andati bruciati 13,9 miliardi di dollari, per un rosso finale di 2,9 miliardi. Non è un caso che il board, pungolato a suo tempo dal fondo attivista Third Point, abbia deciso di continuare a tenere sospeso il pagamento del dividendo, anche per gennaio 2021 (ultimo pagato a gennaio 2020).
Il “rosso” all’ultima riga era del resto uno sconosciuto per la Disney prima che due trimestri consecutivi in perdita la trascinassero in sabbie mobili dalle quali ha dato segnali di voler uscire spostando il baricentro: da parchi, castelli e ruote panoramiche, sempre di più verso lo streaming.
Certo è che i primi ora rappresentano il grande grattacapo per il numero uno Bob Chapek, da febbraio alla guida avendo sostituito Bob Iger che in 15 anni sulla tolda di comando ha traghettato e fatto crescere Disney attraverso una serie di acquisizioni miliardarie: Pixar, Marvel, Lucas Film fino all’ultimo takeover da 71 miliardi di dollari della Fox Entertainment di Rupert Murdoch. Operazione stellare, quest’ultima, ma che ha lasciato in dote un indebitamento, segnalato da Disney nel documento alla Sec, di circa 58,6 miliardi di dollari con liquidità disponibile per 17,9 miliardi. Paradosso nel paradosso, Chapek era alla guida dei parchi a tema: allora il business più redditizio e ora il grande malato. In cui i ricavi sono scesi da 26,3 a 16,5 miliardi di dollari in un anno. Pesavano il 37% del totale nel 2019, per scendere al 25%. A far penare la “Fabbrica dei sogni” hollywoodiana non c’è però solo il segmento di Parchi tematici (quasi tutti chiusi), crociere (sospese dal 14 marzo) e alberghiero. La parte “Studio Entertainment” – con entrate dalla distribuzione di film sul mercato, ma anche dalla vendita ai botteghini – è evidentemente sotto pressione e ha chiuso con ricavi a 9,6 miliardi (-13%). A crescere sono state invece l’area Media networks (reti e canali) con ricavi per 28,3 miliardi (+14%) e soprattutto l’area Direct-toconsumer, con ricavi per 16,9 miliardi di dollari (+81% sul 2019).
È qui che si concentrano le entrate da streaming. Ed è qui che i vertici Disney vedono l’àncora di salvataggio in un mare sferzato dal Covid, scommessa per la casa madre di Topolino, Star Wars e dei supereroi della Marvel che significa anche duello con il leader di mercato Netflix (195 milioni di sottoscrittori). A fine settembre gli abbonati al servizio streaming Disney+ erano saliti a 73,7 milioni, cui aggiungere i 36,6 milioni di Hulu (di cui Disney ha il 67% con il 33% in capo a Nbc Universal) e i 10,3 milioni di Espn+. Il passaggio dei clienti Hotstar a Disney+ in India ha pesato molto su questo risultato comunque andato ben oltre le aspettative.
A Wall Street la capitalizzazione di Disney è ora tornata sopra quella del colosso di Los Gatos (266 miliardi di dollari contro 214) che vale un terzo dei ricavi del gigante di Burbank. E le azioni di Disney sono scambiate a livello pre-pandemia: 149 dollari. Segno che lo streaming è considerato uno snodo evolutivo. Peraltro è in arrivo un nuovo servizio a marchio “Star”. L’Investor day del 10 dicembre sarà importante per capire come il “Magic Kingdom” declinerà le sue strategie.