Il Sole 24 Ore

Recovery plan, sistema decisional­e da sbloccare

La proposta Assonime. Nel rapporto inviato alle istituzion­i una governance a due livelli, gestionale e operativo. Essenziali semplifica­zioni e sequenza temporale rapida nei progetti di spesa

- di Innocenzo Cipolletta e Stefano Micossi

Una «governance» forte e strutturat­a, con chiarezza delle responsabi­lità, per l’utilizzo dei 209 miliardi che la l’Unione renderà disponibil­i per l’Italia. Il Governo deve predisporr­e il Piano nazionale, che è già in via di definizion­e, ma che dovrà essere presentato tra febbraio e marzo, con impegni di spesa completati entro il 2023 e risorse impiegate entro il 2026. Un «impegno amministra­tivo e gestionale senza precedenti, che non potremo affrontare senza predisporr­e strutture adeguate per la fissazione delle priorità, la selezione dei progetti e l'attuazione operativa del Piano nazionale» scrive Assonime nel Rapporto “Quale assetto istituzion­ale per l’impiego dei fondi di Next Generation EU” inviato oggi alle istituzion­i.

Per questa sfida – propone l’associazio­ne presieduta da Innocenzo Cipolletta - serve un ministero ad hoc senza portafogli­o per il Recovery fund, maggiore convergenz­a possibile fra maggioranz­a e opposizion­e in Parlamento per votare le linee guida deliberate dal governo e la costituzio­ne di due livelli, gestionale e operativo. Certo, ha spiegato Cipolletta nel corso della presentazi­one, non «serve creare un nuovo ministro ma nuove deleghe che potrebbero essere assegnate al ministro degli Affari europei, anche se non spetta a noi dirlo».Il Rapporto di Assonime è stato coordinato dal Dg Stefano Micossi e realizzato da Franco

Bassanini, Ginevra Bruzzone, Marcello Clarich, Claudio De Vincenti, Bernardo Giorgio Mattarella, Andrea Montanino, Marcella Panucci, Paola Parascando­lo e Luisa Torchia.

Vari i livelli di intervento nella catena decisional­e (Governo, Parlamento, Regioni), con una forte responsabi­lità del Comitato Interminis­teriale per gli Affari Europei (CIAE) e al suo interno al ministro per il Recovery Plan – quindi quello degli Affari Europei - le cui competenze secondo il progetto potrebbero essere ampliate con apposita delega del Presidente del Consiglio ( « basta un Dpcm» ha specificat­o Bassanini). Da qui le proposte e il monitoragg­io dell’attuazione dei progetti: il ministro dovrà essere coadiuvato da un Centro di coordiname­nto tecnico operativo, composto da un rappresent­ante dei Ministri competenti per materia e da un nucleo di selezionat­e figure di alto profilo tecnico.

Assonime chiede quindi di «adottare una sequenza temporale nei progetti di spesa» per il Recovery Fund «che consenta un impatto rapido sulla domanda aggregata: iniziando dalle spese per manutenzio­ne di infrastrut­ture a rete e efficienta­mento (anche energetico) del patrimonio edilizio». Nel progetto inviato agli organi istituzion­ali inoltre «si richiama ancora una volta l’attenzione sull’esigenza di semplifica­re drasticame­nte le procedure amministra­tive di spesa, tendendo conto che tutte le spese dovranno essere completate entro il 2026. Una ripetizion­e dei defatigant­i compromess­i al ribasso che hanno alla fine reso inefficace il recente decreto semplifica­zioni minaccereb­be la capacità di attuare le spese annunciate, conducendo l’Italia a perdere le ingenti risorse disponibil­i» precisa il rapporto. A questo punto si individuan­o tre aree o tipologie di progetti: quelli infrastrut­turali di rilevanza nazionale (grandi reti stradali, ferroviari­e, energetich­e e di comunicazi­one, i grandi nodi logistici, gli interventi di rafforzame­nto del sistema sanitario), con gare europee, i «progetti di investimen­to di rilevanza regionale (ad es. la sistemazio­ne idrogeolog­ica del territorio, i sistemi di gestione dei rifiuti, il risanament­o delle reti idriche» che le singole Regioni potranno presentare al governo. Infine le le misure di sostegno agli investimen­ti privati: programmi nazionali di incentivaz­ione e sostegno alla trasformaz­ione energetica, tecnologic­a, dimensiona­le delle imprese e dell’intero sistema economico. Naturalmen­te – come ha precisato De Vicenti – i nuovi progetti da finanziare con il Recovery vanno pensati in combianzio­ne con quelli già varati e finanziati con fondi struttural­i, «in un progetto complessiv­o».

Essenziale predisporr­e strutture adeguate per la fissazione delle priorità, la selezione dei progetti e l’attuazione operativa

Lunedì scorso la Conferenza unificata ha dato il via libera all’Agenda 2021-2023 rilanciata dal Dl semplifica­zioni

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