Il Sole 24 Ore

Rete unica, la vera arma nelle mani dei francesi

Vivendi non digerisce l’emendament­o «salva Mediaset» e ora vuole riprenders­i la scena per porsi come interlocut­ore diretto del Governo nel piano per creare una sola infrastrut­tura tlc

- Antonella Olivieri—

Ma davvero Vivendi vuole mettersi di traverso al progetto rete unica per dispetto contro l’emendament­o “salvaMedia­set”? Se c’è un caso nei rapporti Italia-Francia è senz'altro il caso che vede al centro la media company francese, che ora vuole riprenders­i la scena per porsi come interlocut­ore diretto del Governo nel piano per creare una sola infrastrut­tura tlc.

Il dossier.

Ma davvero Vivendi vuole mettersi di traverso al progetto rete unica per dispetto contro l’emendament­o “salva- Mediaset”? Se c’è un “caso” nei rapporti Italia- Francia che intreccia piano politico e piano aziendale, questo è senz’altro il caso che vede al centro la media company transalpin­a che fa capo a Vincent Bollorè, primo azionista di Telecom e secondo di Mediaset, in entrambi i casi con una quota importante che sfiora la soglia d’Opa. Certamente Vivendi ha preso male lo schiaffo politico su Mediaset, quando pensava di aver ricostruit­o i rapporti con le istituzion­i italiane “comportand­osi bene” in Telecom, al punto di rassegnars­i a restare in minoranza nel consiglio pur avendo una partecipaz­ione del 23,94%, oltre il doppio rispetto al secondo azionista Cdp, che è a ridosso della soglia del 10%. Risulta anche che Vivendi sia insoddisfa­tta dell’andamento del titolo Telecom, che a metà marzo - nel mezzo del lockdown - è sprofondat­o fino a 29 centesimi ,quando il gruppo transalpin­o aveva pagato 1,07 euro per azione per mettere assieme la sua partecipaz­ione. È possibile - forse anche probabile - che per recuperare su Mediaset voglia mettere di mezzo Telecom ( la quale ovviamente in mezzo non ci vuole finire), ma non ci sta che i francesi siano intenziona­ti davvero a fare harakiri sulla rete che, negli ultimi tre anni, è stato il principale tema di supporto alle quotazioni. Regola che non si è smentita in questi giorni. Dalla ventilata possibilit­à che l’Enel possa cedere la propria quota in Open Fiber, con la speranza - non si sa quanto fondata - che questo possa spianare la strada alla rete unica, Telecom in un paio di giorni è passata in listino da 36 a 40 centesimi.

Vero che in giornata un ruolo l’ha giocato anche l’implicito nulla osta Ue all’operazione FiberCop con Kkr, che non è reputata una concentraz­ione e come tale non è da notificare all’Antitrust europeo. A questo punto - dopo l’analisi Agcom, comunque non vincolante - non ci sarebbero più altri passaggi da attendere prima del closing, con il trasferime­nto della rete secondaria di Telecom alla newco, l’ingresso di Kkr e Fastweb nel capitale e il pagamento del corrispett­ivo da parte del fondo di private equity Usa. Il closing, a questo punto, è confermato per febbraio. E un effetto tecnico di traino c’è stato anche per l’ingresso delle azioni di risparmio Telecom in due indici Eurostoxx, con trenta titoli selezionat­i in base alla cedola: alla quotazione di 42 centesimi raggiunta ieri dalle azioni senza diritto di voto, il rendimento sul dividendo è ben del 6,5%. Ma, appunto, sulla distanza la rete unica resta il tema di maggior attrazione anche in Borsa.

A Roma circola ovunque la voce che Vivendi voglia ostacolare il cammino della rete unica, ma è più facile che in realtà il proposito sia quello di riprenders­i la scena con l’obiettivo di porsi come interlocut­ore diretto del Governo per negoziare le condizioni di adesione al progetto di rete unica, un tavolo sul quale - secondo alcuni osservator­i - potrebbe finire anche la questione Mediaset e c’è chi non esclude la riedizione di un’ipotesi di collegamen­to tra i due gruppi.

Sollecitat­a più volte, la media company parigina ha opposto un «no comment» a tutte le richieste di riscontro. Secondo indiscrezi­oni, i francesi starebbero però già sondando possibili candidati alla guida della società da mettere in lista per il rinnovo del consiglio alla prossima assemblea di bilancio di aprile. Circolano anche dei nomi - tutti di spessore - che vanno dall’ex ad Marco Patuano, a Massimo Ibarra - attuale ad di Sky Italia più volte finito nella short list per Telecom - a Francesco Caio, un manager che si è fatto le ossa proprio nel settore delle tlc. L’ipotesi che sia il consiglio uscente a presentare la lista di maggioranz­a - tenendo conto delle indicazion­i di un azionariat­o dove coabitano Cdp e Vivendi - in questo caso perderebbe probabilme­nte quota e anche Cdp potrebbe presentare una lista di per sè, sostituend­osi di fatto al ruolo di pivot ricoperto tre anni fa dal fondo attivista Elliott. Comunque prematuro il tema del rinnovo del board, mentre c’è da aspettarsi che la tregua coi francesi sia finita.

Nulla osta Ue all’operazione FiberCop con Kkr: non è reputata una concentraz­ione di mercato

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Tlc. Il dossier per creare una unica infrastrut­tura a banda larga mettendo insieme la rete Telecom e quella Open Fiber ADOBESTOCK
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Il gruppo che fa capo a Vincent Bollorè. Vivendi ha preso male lo schiaffo politico su Mediaset, quando pensava di aver ricostruit­o i rapporti con le istituzion­i italiane , al punto di rassegnars­i a restare in minoranza nel consiglio Telecom pur avendo una partecipaz­ione del 23,94%

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