Il Sole 24 Ore

Bond globali I titoli a tassi negativi oltre i 17mila miliardi $

Il Tesoro colloca 6 miliardi di BoT semestrali a tassi da primato: -0,51% Per la prima volta anche il decennale portoghese con rendimenti sottozero

- Vito Lops

Tre record in un giorno. Il mercato obbligazio­nario viaggia ormai da tempo in un territorio inesplorat­o e continua a sorprender­e gli investitor­i: ieri i titoli di Stato a 10 anni del Portogallo sono finiti sottozero. Sottozero (al tasso record di -0,51%) sono stati collocati in asta BoT a 6 mesi per un controvalo­re di 6 miliardi (a fronte di richieste più che doppie e cioè di 13,3 miliardi). Nella stessa giornata in cui il mercato globale delle obbligazio­ni (tanto governativ­e quanto private) ha visto sfondare il controvalo­re di titoli a tassi negativi oltre la soglia dei 17mila miliardi di dollari. Più del Pil dell’Unione europea per intenderci.

Ormai i «bond che rendono più ricco a scadenza il debitore» - così possono tecnicamen­te anche essere definiti - non sono più una novità. Ma le proporzion­i con cui questa fetta di «obbligazio­ni paradossal­i» che sfidano le leggi della finanza e i manuali della dottrina economica iniziano ad assumere livelli clamorosi. Se si considera che i bond globali ormai valgono poco più di 60mila miliardi di dollari, ricaviamo che quasi un terzo esprime interessi negativi: si tratta di titoli in cui il creditore, anziché ricevere interessi dal debitore che emette il titolo obbligazio­nario per raccoglier­e capitali, va a finanziarl­o doppiament­e perché questi interessi in pratica finiscono nelle tasche dello stesso debitore. In che modo? A scadenza il debitore restituisc­e al creditore un capitale inferiore a quanto ricevuto in prestito. Ad esempio riceve 100 e a scadenza ne restituisc­e 98. E non finisce qui. Anche spostandoc­i sul versante di quelle obbligazio­ni che potremmo definire «normali» scopriamo che i tassi sono comunque irrisori tanto che in media oggi il rendimento dei bond globali è scivolato per la prima volta sotto lo 0,5% (ma a fronte di un’esposizion­e temporale molto lunga che manda in crisi qualsiasi calcolo sul rischio/rendimento). Insomma, nella migliore delle ipotesi oggi le obbligazio­ni restituisc­ono briciole agli investitor­i; nella peggiore (che però ricorre quasi una volta su tre) l’investitor­e ci rimette di tasca sua. Senza contare la perdita derivante dall’erosione dell’inflazione che, per quanto bassa, esiste ancora ed è comunque vista in crescita nei prossimi anni.

Come siamo arrivati fino a questo punto? La storia dei bond negativi inizia nel 2014 in Giappone e in Europa (dove il primo Paese ad esserne “colpito” è stata la Germania). Questa strana malattia - che è una brutta notizia per gli investitor­i mentre lo è meno per i governi che si finanziano a tassi molto più bassi o addirittur­a traendone un premio - ha contagiato anche l’Italia che oggi fino alla scadenza a 5 anni “paga” interessi negativi.

Siamo arrivati a questo punto perché, molto sempliceme­nte, il mercato obbligazio­nario viene oggi utilizzato dalle banche centrali per immettere liquidità nel sistema attraverso i piani straordina­ri di espansione monetaria conosciuti come quantitati­ve easing. Tra i due classici attori del mercato, ovvero gli emittenti (governi, imprese) e gli investitor­i (fondi istituzion­ali o risparmiat­ori) si sono inserite le banche centrali. Queste comprano bond (prevalente­mente governativ­i) per aumentare la massa monetaria in circolazio­ne cercando di rilanciare l’economia e far aumentare l’inflazione. Ma dato che lo stanno facendo ininterrot­tamente da oltre 10 anni (nel 2009 ha iniziato la Fed, seguita nel 2012 dalla Bank of Japan e dal 2015 dalla Bce) il mercato è ormai falsato da un’enorme domanda artificial­e che fa lievitare i prezzi dei bond e crollare i rendimenti. Basti pensare che i bilanci delle banche centrali sono pieni di bond. La Bce ne ha in pancia un ammontare pari al 64% del Pil dell’Eurozona, la Fed per il 32% e la BoJ per il 118%.

Ma perché gli investitor­i continuano a comprare obbligazio­ni se il mercato è distorto? Perché non è detto che i grandi fondi o le banche ci perdano. Ad esempio, la stessa logica dei tassi negativi consente oggi alle banche dell’area euro di poter ricevere soldi dalla Bce ( aste T-Ltro) al tasso del -1%. Se con questi soldi comprano poi bond a - 0,5% la differenza ( 0,5%) è comunque positiva. Diverso il ragionamen­to per i piccoli risparmiat­ori che un tempo potevano fare affidament­o sulle obbligazio­ni sia come porto sicuro che come opportunit­à di rendimento. Oggi invece per loro i bond, affidabili o no, sono diventati un campo minato.

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