Versamenti fiscali, la proroga al 30 aprile arriverà all’ultima ora
Il Dl sabato o domenica Il centrodestra vota lo scostamento di bilancio
Il via libera praticamente unanime di Camera e Senato alla risoluzione di maggioranza che autorizza lo scostamento dal pareggio di bilancio apre la strada al Decreto ristori quater. Che rischia di arrivare solo sabato o domenica sul tavolo del Consiglio dei ministri, dopo l’ennesimo giro di riunioni per trovare l’accordo politico per gestire gli 8 miliardi a disposizione. Il cuore del provvedimento sono i rinvii al 30 aprile delle tasse di novembre e dicembre, che potrebbero fermare fino a 7,5 miliardi. Ma la prima scadenza, da 1,7 miliardi, è fissata per lunedì. E per sfruttarla serve un ricalcolo delle perdite.
Rischiano di allungarsi ancora i tempi di cottura del decreto Ristori quater. Che potrebbe arrivare al consiglio dei ministri non prima di sabato, o addirittura domenica come fatto filtrare ieri dalla maggioranza. L’obiettivo è quello di mandare in Gazzetta il testo la sera stessa. Un obiettivo dovuto. Perché il cuore del provvedimento è nelle sospensioni dei pagamenti delle tasse, che slitterebbero al 30 aprile (con l’eccezione di rottamazione e saldo e stralcio che sarebbero chiamati alla cassa il 1° marzo): e la prima scadenza, relativa agli acconti di Irpef, Ires e Irap, è in calendario per lunedì 30 novembre.
Il decreto quel giorno dovrebbe fermare 1,7 miliardi, dovuti da partite Iva e imprese che abbiano subìto una perdita di almeno il 33% nel primo semestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Per sapere se si ha diritto allo stop, quindi, occorre un ricalcolo dei dati o comunque un esame delle semestrali. Il passaggio non è quindi così automatico: e c’è il ricomunque schio concreto che in molti studi professionali, dove l’attività segue la Gazzetta Ufficiale e non gli annunci della politica, non ci sia il tempo per aggiornare i software, gestire i calcoli e fermare gli ordini di pagamento preparati in queste settimane.
Sembra quindi profilarsi una replica dello scenario di metà marzo. Quando la prima sospensione fiscale prodotta dal Covid arrivò a cavallo della scadenza. In quel caso, il governo provò a rimediare con un comunicato legge e una mini-proroga di 4 giorni nel tentativo di dare a tutti il tempo di adeguarsi. Ma molti contribuenti decisero di versare comunque.
A spostare in avanti il via libera al decreto è un intreccio di problemi tecnici e politici. Sul tavolo, secondo gli ultimi calcoli del ministero dell’Economia, ci sono rinvii fiscali e contributivi fino a 7,537 miliardi, cifra che si raggiungerebbe fissando per tutte le sospensioni la soglia minima di perdite al 33%. Sul punto, l’intesa sembrava vicina. Ma i conti faticano. L’altra ipotesi riserverebbe lo stop di ritenute e Iva in scadenza il 16 dicembre e dei contributi fuori dalle zone rosse e arancioni a chi a novembre registra una perdita del 50%. Ma questa scelta non farebbe scendere troppo i costi, che si attesterebbero a 6,861 miliardi.
Per completare il quadro del decreto rimarrebbe ben poco. La replica delle indennità da mille euro per i lavoratori stagionali del turismo e dello spettacolo costa 550 milioni, quella per i lavoratori dello sport ne richiede 124 e l’allargamento dei contributi a fiere e cinema ha bisogno di 650 milioni. In tutti i casi, quindi, si sforerebbe, anche se di poco, il tetto degli 8 miliardi, costringendo la Ragioneria generale a un lavoro aggiuntivo sulle coperture per la bollinatura del testo.
Ma i problemi ancora aperti sono ben più consistenti. Ieri il M5S ha proposto un contributo a fondo perduto per autonomi, professionisti e agenti di commercio, che rischierebbe però di sforare nell’erogazione la data del 31 dicembre rendendo inattuabile la spesa. Non solo. Fonti della maggioranza hanno voluto rilanciare l’idea di Palazzo Chigi del « regalo di Natale » da 500 euro ai lavoratori che hanno ricevuto per più di 8 settimane la Cig Covid ( Sole 24 Ore di sabato scorso). Ma per tradurla in pratica servirebbero altri 1,6 miliardi, che al momento sono fuori budget. E occorrerebbe superare le obiezioni quasi unanimi suscitate dalla proposta nelle riunioni dei giorni scorsi.
Anche perché l’ennesima caccia ai fondi si è già tenuta. E ha raccolto 600 milioni da dedicare alle modifiche parlamentari e 85 milioni aggiuntivi per gli straordinari delle Forze dell’ordine.
Ancora in discussione i criteri per lo stop dei pagamenti e l’idea di Conte del regalo di Natale ai cassintegrati