SBLOCCHIAMO I MECCANISMI DECISIONALI O LE RISORSE SPERATE NON ARRIVERANNO
Lea legge di bilancio appena giunta in Parlamento impegna una parte considerevole dei fondi di Next Generation EU a copertura delle maggiori spese future, circa 120 miliardi, ma mancano tuttora sia una bozza del Piano nazionale – sul quale uffici vari uffici ministeriali stanno lavorando in incomprensibile segretezza – sia la struttura decisionale e organizzativa che dovrà elaborare le proposte del governo. In un Rapporto inviato alle massime cariche istituzionali e al Parlamento pubblicato giovedì 25 novembre, Assonime affronta questo secondo aspetto, proponendo una architettura istituzionale adeguata a gestire le decisioni secondo i requisiti richiesti dall'Unione europea.
Il potere di proposta e gestione delle decisioni non può che collocarsi primariamente nel Consiglio dei ministri – all'interno del quale proponiamo di dare deleghe formali per la realizzazione del Piano nazionale al Comitato interministeriale per gli Affari Europei (che oggi opera soprattutto come punto di raccordo con le istituzioni europee); tali deleghe dovranno essere estese anche a tutti gli aspetti di gestione nazionale, sotto il coordinamento del Presidente del Consiglio. Il Governo dovrà trovare in Parlamento e, per la parte di competenza, in Conferenza Stato– Regioni–Autonomie locali il consenso sulle grandi scelte di riforma e di allocazione delle risorse.
Per il lavoro istruttorio che conduce all'individuazione delle componenti del Piano e per assicurare il raccordo con le amministrazioni coinvolte e l'impulso al processo decisionale occorre una figura istituzionale dotata del ruolo politico e del supporto tecnico necessari. La nostra proposta è di istituire un Ministro per il Recovery Fund, supportato da un forte segretariato tecnico presso la Presidenza del Consiglio (Centro di coordinamento RRF).
Al Centro di coordinamento spetterebbe la funzione di raccordo con le strutture operative delle amministrazioni centrali, regionali e locali, anche con il supporto dell'Agenzia per la coesione territoriale, e di consultazione con le parti sociali. Per rafforzare il coordinamento, proponiamo di individuare all'interno di ogni amministrazione un Responsabile RRF di alto calibro e fortemente incentivato all'attuazione del Piano.
Il Rapporto distingue tre tipologie di interventi: i grandi progetti infrastrutturali e di investimento materiale e immateriale di rilevanza nazionale, da assegnare con gara europea; i progetti di investimento di rilevanza regionale e locale (quali ad esempio gli interventi di sistemazione idrogeologica questo fine, il Rapporto propone una serie di misure di semplificazione, nella convinzione che la via maestra non dovrebbe essere quella delle deroghe, ma quella del miglioramento delle procedure ordinarie. Occorre superare le resistenze, anche all'interno degli apparati burocratici, che l'estate scorsa determinarono il sostanziale fallimento dell'azione di semplificazione. Non possiamo continuare con un sistema che richiede fino a 5 anni per una valutazione di impatto ambientale e dove le Conferenze dei servizi possono ritardare le decisioni a tempo indefinito. Dobbiamo esser ben consci che se non riusciamo a sbloccare i meccanismi decisionali, il Piano nazionale italiano non potrà riuscire e le risorse sperate non arriveranno.
Sia per la messa a punto dell'architettura di governance per l'utilizzo dei fondi che per gli interventi di semplificazione è indispensabile un intervento legislativo, che può essere approvato find'ora. Occorre definire chiaramente i compiti e le responsabilità, riducendo il pericolo di conflitti tra livelli di governo e tra apparati burocratici e le incertezze che pregiudicherebbero l'efficacia dell'azione.
Le risorse rese disponibili dall'Europa devono essere usate per realizzare quella trasformazione profonda dell'economia italiana che può consentirci di riprendere un sentiero virtuoso di crescita e riassorbire gli enormi squilibri sociali e territoriali accumulati in decenni di inerzia, ora aggravati dalla pandemia. Si tratta di un progetto ambizioso, che non può riuscire senza una larga condivisione in Parlamento e nel Paese. Troppo spesso in passato i tentativi di riforma sono naufragati per l'incapacità di formulare programmi coerenti e di mantenere la direzione oltre la durata dei cicli politici.
Innocenzo Cipolletta è Presidente Assonime
Stefano Micossi è Dg Assonime