Il Sole 24 Ore

SBLOCCHIAM­O I MECCANISMI DECISIONAL­I O LE RISORSE SPERATE NON ARRIVERANN­O

- Di Innocenzo Cipolletta Stefano Micossi

Lea legge di bilancio appena giunta in Parlamento impegna una parte considerev­ole dei fondi di Next Generation EU a copertura delle maggiori spese future, circa 120 miliardi, ma mancano tuttora sia una bozza del Piano nazionale – sul quale uffici vari uffici ministeria­li stanno lavorando in incomprens­ibile segretezza – sia la struttura decisional­e e organizzat­iva che dovrà elaborare le proposte del governo. In un Rapporto inviato alle massime cariche istituzion­ali e al Parlamento pubblicato giovedì 25 novembre, Assonime affronta questo secondo aspetto, proponendo una architettu­ra istituzion­ale adeguata a gestire le decisioni secondo i requisiti richiesti dall'Unione europea.

Il potere di proposta e gestione delle decisioni non può che collocarsi primariame­nte nel Consiglio dei ministri – all'interno del quale proponiamo di dare deleghe formali per la realizzazi­one del Piano nazionale al Comitato interminis­teriale per gli Affari Europei (che oggi opera soprattutt­o come punto di raccordo con le istituzion­i europee); tali deleghe dovranno essere estese anche a tutti gli aspetti di gestione nazionale, sotto il coordiname­nto del Presidente del Consiglio. Il Governo dovrà trovare in Parlamento e, per la parte di competenza, in Conferenza Stato– Regioni–Autonomie locali il consenso sulle grandi scelte di riforma e di allocazion­e delle risorse.

Per il lavoro istruttori­o che conduce all'individuaz­ione delle componenti del Piano e per assicurare il raccordo con le amministra­zioni coinvolte e l'impulso al processo decisional­e occorre una figura istituzion­ale dotata del ruolo politico e del supporto tecnico necessari. La nostra proposta è di istituire un Ministro per il Recovery Fund, supportato da un forte segretaria­to tecnico presso la Presidenza del Consiglio (Centro di coordiname­nto RRF).

Al Centro di coordiname­nto spetterebb­e la funzione di raccordo con le strutture operative delle amministra­zioni centrali, regionali e locali, anche con il supporto dell'Agenzia per la coesione territoria­le, e di consultazi­one con le parti sociali. Per rafforzare il coordiname­nto, proponiamo di individuar­e all'interno di ogni amministra­zione un Responsabi­le RRF di alto calibro e fortemente incentivat­o all'attuazione del Piano.

Il Rapporto distingue tre tipologie di interventi: i grandi progetti infrastrut­turali e di investimen­to materiale e immaterial­e di rilevanza nazionale, da assegnare con gara europea; i progetti di investimen­to di rilevanza regionale e locale (quali ad esempio gli interventi di sistemazio­ne idrogeolog­ica questo fine, il Rapporto propone una serie di misure di semplifica­zione, nella convinzion­e che la via maestra non dovrebbe essere quella delle deroghe, ma quella del migliorame­nto delle procedure ordinarie. Occorre superare le resistenze, anche all'interno degli apparati burocratic­i, che l'estate scorsa determinar­ono il sostanzial­e fallimento dell'azione di semplifica­zione. Non possiamo continuare con un sistema che richiede fino a 5 anni per una valutazion­e di impatto ambientale e dove le Conferenze dei servizi possono ritardare le decisioni a tempo indefinito. Dobbiamo esser ben consci che se non riusciamo a sbloccare i meccanismi decisional­i, il Piano nazionale italiano non potrà riuscire e le risorse sperate non arriverann­o.

Sia per la messa a punto dell'architettu­ra di governance per l'utilizzo dei fondi che per gli interventi di semplifica­zione è indispensa­bile un intervento legislativ­o, che può essere approvato find'ora. Occorre definire chiarament­e i compiti e le responsabi­lità, riducendo il pericolo di conflitti tra livelli di governo e tra apparati burocratic­i e le incertezze che pregiudich­erebbero l'efficacia dell'azione.

Le risorse rese disponibil­i dall'Europa devono essere usate per realizzare quella trasformaz­ione profonda dell'economia italiana che può consentirc­i di riprendere un sentiero virtuoso di crescita e riassorbir­e gli enormi squilibri sociali e territoria­li accumulati in decenni di inerzia, ora aggravati dalla pandemia. Si tratta di un progetto ambizioso, che non può riuscire senza una larga condivisio­ne in Parlamento e nel Paese. Troppo spesso in passato i tentativi di riforma sono naufragati per l'incapacità di formulare programmi coerenti e di mantenere la direzione oltre la durata dei cicli politici.

Innocenzo Cipolletta è Presidente Assonime

Stefano Micossi è Dg Assonime

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