Il Sole 24 Ore

«Governo italiano totalmente assente dal confronto sul testo»

Carlo Calenda. Il relatore del documento che ridisegna l’approccio dell’Unione sulla politica industrial­e

- — Ce.Do.

«Questa relazione precede e influenza il rapporto sull apolitica industrial­e dellaCommi­ssione Europea atteso per gennaio ed èèunp asso im portante verso un passo im portante verso un approdo che sarà stringente e operativo. Dovrebbe, dunque, essere interesse di tutti i Paesi far emergere le proprie posizioni. Il governoita­liano, però, èstatotota­lmen-te assente con la lodevole eccezione del ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola, ma dopo che il documento era stato chiuso e mandato in votazione». Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo Economico, leader di Azione, europarlam­entare, nonché principale artefice e relatore del rapporto su una nuova strategia industrial­estrategia industrial­e per l’ Europa,l’ Europa, parla con la consueta franchezza.

L’esecutivo non è pervenuto?

In tutto il processo di elaborazio­ne di questo rapporto, durato circa un anno, io ho avuto, tramite gli altri gruppi parlamenta­ri, un contatto con gli interessi nazionali di tutti i Paesi a eccezione dell’Italia. Non ho, però, mai avuto il piacere di sentire nemmeno una volta il parere del governo italiano sulla bozza della relazione e sugli altri elementi fondamenta­li.

Come spiega questo silenzio?

Perché l’Italia ha sempre avuto questo rapporto con l’Europa. Si disinteres­sa dei dossier europei mentre si formano quando, invece, tutti gli altri Paesi si fanno sentire, e si lamenta dopo che sono stati prodotti. È una tipica prassi dell’Italia ed è da piccolo Paese, non da paese fondatore dell’Europa.

Lei ha detto che il governo potrebbe trarre degli spunti dal testo per il piano sul Recovery Fund. Quali?

Ce ne sono tanti. Per esempio, io prevederei la presa in carico dei fondi europei non spesi e li trasformer­ei in crediti d’imposta per le aziende rafforzand­o il piano Impresa 4.0 con tutta la parte dei beni ambientali e con l’economia circolare che oggi non c’è nemmeno nel progetto di legge di bilancio, ed è uno degli emendament­i che noi proporremo. Ma proporremo un correttivo anche sul tema delle competenze che manca totalmente nel piano su Impresa 4.0.

Si aspettava un consenso ampio?

Assolutame­nte sì, perché abbiamo fatto un lavoro molto coesivo, peraltro durante il Covid e tutto in remoto, e tante riunioni con gli “shadow” che sono i relatori di minoranza. Avendo in testa un duplice obiettivo: da un lato, assicurarc­i la massima coesione possibile e, dall’altro, mantenere i contenuti operativi in modo da risolvere un vecchio problema.

A cosa si riferisce?

L’Unione Europea non ha una politica industrial­e da quindici anni. Ora, però, è arrivato il momento di cambiare pagina perché ci sono dei fondi veri, quelli del Recovery Fund, e perché la situazione internazio­nale è completame­nte cambiata e dobbiamo portare avanti la doppia transizion­e digitale e ambientale.

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