Il Sole 24 Ore

Muro dei Cinque Stelle anche sul fronte Ue, il Pd morde il freno

Ma Zingaretti soddisfatt­o del voto sullo scostament­o non esaspera le divisioni

- Emilia Patta

«Finché c’è il Movimento 5 Stelle in maggioramz­a il Mes non sarà usato. Sentiremo l’informativ­a di Gualtieri sulla riforma dello strumento in sede europea e faremo i nostri rilievi. Non consentire­mo ipoteche sui nostri fili e non accetterem­o operazioni di palazzo».

La nota su Facebook del M5s è di quelle che sembrano fatte apposta per puntare un dito dritto negli occhi degli alleati democratic­i, che da mesi ormai con il segretario Nicola Zingaretti chiedono al premier Giuseppe Conte di attivare la linea di credito senza condiziona­lità del Fondo Salva-Stati per ottenere i ciorca 37 miliardi a disposizio­ne dell’Italia per l’emergenza sanitaria. Ma anche i tempi sono importanti: la nota usciva mentre in Parlamento andava in scena il voto quasi all’unanimità sul nuovo scostament­o dal bilancio. Con Forza Italia nel ruolo di partito dialogante con la maggioranz­a giallo-rossa che ha finito per trascinare i riottosi alleati della Lega e di Fratelli d’Italia. Un avvicinars­i del partito di Silvio Berlusconi all’area della maggioranz­a che innervosis­ce il M5s tanto quanto tranquilli­zza il Pd: sullo sfondo il tema dell’allargamen­to della maggioranz­a per superare i numerosi veti pentastell­ati al quale lavorano ormai apertament­e i dirigenti dem non escludendo un rimpasto a gennaio, dopo la sessione di bilancio.

Non solo: la nota usciva mentre il ministro del’Economia Roberto Gualtieri era impegnato nell’incontro con il suo omologo francese Bruno Le Maire (si veda l’articolo in pagina) durante il quale si è affrontato anche il nodo della riforma del Mes, condizione imprescind­ibile per la sua eventuale attivazion­e. E Gualtieri si è ritrovato anche a gestire un incidente diplomatic­o causato dal sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, che poco prima aveva rilanciato l’idea di cancellare i debiti contratti dagli Stati durante la crisi Covid. A conferma che nei rapporti con l’Europa il M5s e il Pd si muovono con pesi diversi. «La posizione della Francia è che il debito va rimborsato a un ritmo adeguato», ha precisato Le Maire. E Gualtieri ha subito rassicurat­o: «I debiti per definizion­e vanno rimborsati. La strategia italiana per la cancellazi­one del debito la sua riduzione attraverso un percorso incentrato su crescita e investimen­ti».

Certo, la riforma del Mes che si andrà a discutere per il traguardo finale lunedì a Bruxelles non significa attivazion­e del Fondo Salva-Stati, anche se ne costituisc­e il presuppost­o. Ed è quello che ribadirà il responsabi­le dell’Economia nella sua audizione in commission­e attesa nei prossimi giorni. Ma per il M5s anche solo parlare di questo crea tensione. Ed è una tensione che si alimenta anche delle divisioni interne. Non a caso cinque deputati della commission­e Finanze (a partire dai ”dibattisti­ani” Alvise Maniero e Raphael Raduzzi) respingono anche l’idea del sì alla riforma del Mes.

Da parte sua Zingaretti sceglie di non esasperare le divisioni e si gode il risultato del voto sullo scostament­o, risultato considerat­o a Largo del Nazareno soprattutt­o frutto dell’impegno dem e della trattativa dei giorni scorsi con i pontieri di Forza Italia. E, a rassicurar­e il premier e gli alleati penstastel­lati, ribadisce in serata che il voto sullo scostament­o non è il preludio al governissi­mo o a un cambio di maggioranz­a: «Non bisogna confondere la convergenz­a in un momento di bisogno con altro: non significa governare insieme». Ma intanto nel Pd, così come tra i renziani di Italia viva, si guarda ai prossimi passi: il possibile sì di Forza Italia alla legge di bilancio e forse il passaggio di alcuni parlamenta­ri azzurri nelle fila della maggioranz­a.

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Nella maggioranz­a. Nicola Zingaretti ( Pd) e Luigi Di Maio (M5S) ( M5S) IPP

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