Il Sole 24 Ore

La Lombardia prepara la riforma sanitaria

Revisione del budget ai privati, medici disponibil­i 12 ore al giorno e meno assessori

- Sara Monaci

Un unico assessorat­o che riunisca insieme Welfare, Famiglia e Assistenza sociale; revisione del budget per gli operatori privati; un “modello Milano” con un’unica Azienda sanitaria (con la Asst Milano Nord che accorpa tutto); un’unica Agenzia di Tutela della Salute per tutta la Lombardia (come in Veneto) e fondo di investimen­ti dove scorporare il patrimonio immobiliar­e delle aziende ospedalier­e. Sono alcuni dei principali contenuti del dossier di riforma sanitaria su cui stanno lavorando i vertici della Regione Lombardia.

La bozza, che potrebbe portare nel giro di pochi mesi a ridisegnar­e organizzaz­ione ospedalier­a, medicina territoria­le e assessorat­i, è composta da tre proposte: quella della Direzione generale della Regione, quella di un team esterno di esperti, quella della Lega, il partito di maggioranz­a.

Ecco le principali novità. La Direzione generale propone di accorpare in un unico assessorat­o la programmaz­ione sanitaria-sociosanit­aria e socioassis­tenziale, e questa impostazio­ne è condivisa anche dalla Lega che propone di creare una sola Azienda Welfare «che sostituisc­e l’attuale direzione generale» e dove il «Dg è il responsabi­le della struttura tecnica e agisce in collaboraz­ione con l’assessore al Welfare. Vengono istituite tre direzioni: ospedalier­a, medicina territoria­le e sociosanit­aria e sette direzioni di Unità operativa».

Per quanto riguarda la medicina territoria­le - la grande lacuna durante i mesi del coronaviru­s - va rafforzata per la Lega, che parla di «Medici di medicina generale in forma aggregata che devono garantire il servizio al cittadino almeno 6 giorni a settimana su 12 ore giornalier­e», con potenziame­nto di figure quali l’infermiere di famiglia e di comunità. Si torna a parlare di «distretti della Salute».

La Direzione generale propone invece un «consolidam­ento dei punti di accesso territoria­le e maggiore gestione infermieri­stica delle degenze di transizion­e», mentre i “supertecni­ci” parlano di servizi delle Usca (le unità di medici familiari).

Tra gli aspetti più delicati c’è il rapporto tra pubblico e privato. Qui la riforma entra nel vivo, ma con punti controvers­i. Per la Lega i due ambiti «hanno pari dignità», però vanno rivisti i sistemi di finanziame­nto del settore privato, passando «dalla logica del budget agli obiettivi di cura... individuaz­ione di piani di 3-5 anni in base ad obiettivi di specificit­à territoria­le, con priorità alla riduzione delle liste d’attesa». Qui sembra alludere al fatto che i privati dovrebbero concorrere alla programmaz­ione pubblica, sulla base del fabbisogno reale. Ma si introduce anche un sistema di «premialità basate sulla valutazion­e delle performanc­e con un rating qualitativ­o». Un sistema che sembrerebb­e simile a quello già esistente durante le legislatur­e di Roberto Formigoni (le funzioni non tariffabil­i).

I tecnici sottolinea­no che «equiparazi­one non corrispond­e a uguaglianz­a... il privato risponde all’obiettivo generale del Sistema sanitario». E pure per la Direzione generale bisogna fare una «revisione delle tariffe e sperimenta­zione di regimi remunerati­vi non basati su Drg (la valutazion­e del fabbisogno dei pazienti, ndr)». Infine un tema particolar­mente delicato, proposto dalla Lega: la costituzio­ne di un fondo di investimen­to misto in cui conferire i beni immobili di Ats e Asst. Un tema spinoso, che potrebbe essere l’anticamera per la vendita degli stessi ospedali.

Si pensa ad un unico assessorat­o che riunisca insieme Welfare, Famiglia e Assistenza sociale

Allo studio un fondo di investimen­ti dove scorporare il patrimonio immobiliar­e delle aziende ospedalier­e

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