PER GLI ISTITUTI POPOLARI LO STOP AI DIVIDENDI È ANCORA PIÙ GRAVE
Caro Direttore, la lettera di Antonio Patuelli, pubblicata domenica scorse in prima pagina, è ineccepibile. Su banche e dividendi bisogna evitare regole troppo rigide, diametralmente opposte a quelle che varerebbero gli amministratori delle singole banche (che di esse, poi, hanno - tra l’altro - la responsabilità).
Gli argomenti addotti, però, si attagliano - com’è giusto che sia, se a scrivere è il Presidente dell’Abi - a tutte le banche, di qualsiasi categoria giuridica. Ma per le Popolari - che io rappresento - il discorso è diverso ed anche - se possibile - più grave.
Il monte azioni, per queste, copre l’intera compagine sociale. Tutti i soci indistintamente sono stati penalizzati. Banche Popolari che da cent’anni o quasi non hanno mai mancato di distribuire il dividendo, non hanno potuto farlo. Si è rotta una tradizione di fiducia, in questi casi, che non era mai stata interrotta. E se lo era già stata, si è sottolineato - nonostante gli amministratori non lo chiedessero - che la ripartizione dell’utile non è obbligatoria, anzi: non è neanche nell’esclusiva volontà degli amministratori e neanche in quella della compagine sociale. Questo vento di sfiducia, questo iato ha interessato tutte le Banche Popolari e tutti i soci di tutte le Banche Popolari, oltre che – comunque – tutte.
Vi sono poi banche che anch’esse si regolano sul prezzo dell’azione fissato dall’Assemblea o sull’MTF, che peraltro ovunque scambia quantità minime di azioni e quindi, in sostanza, non funziona. Sono le Casse di Risparmio, che però hanno le Fondazioni che attutiscono tutto. Per le grandi banche, invece, il problema si pone ad Assemblee alle quali partecipano, al massimo, qualche decina di soci e, in più, non distribuire dividendi nell'intero miliardari, può fare comodo. Bisogna allora decidere. Le Popolari hanno una loro storia e, quando hanno potuto davvero governarsi da sole (con una classe dirigente formata all’esempio e alle parole di Bonaldo Stringher, poi indimenticato Governatore pluridecennale della Banca d’Italia e di cui celebriamo quest’anno un impordi
‘‘ Banche che da cent’anni non hanno mai mancato di distribuire il dividendo, non hanno potuto farlo