Obbligazioni social a quota 100 miliardi
Decisive le emissioni Ue S&P: i governi devono affrontare le istanze sociali
Se persino le società di rating attente ai bilanci finanziari e ai target borsistici, si sono accorte delle disparità sociali create dalla pandemia, vuol dire che qualcosa sta cambiando anche in ambito finanziario. È il caso dell’agenzia Standard & Poor’s Rating, che ha stilato un lungo report per dire che il Covid ha aggravato le disuguaglianze strutturali portando a richieste di giustizia sociale a cui i governi e le istituzioni devono rispondere. L’incipit del report non poteva essere più chiaro: «Le persone più povere, le minoranze e le donne hanno sofferto in modo sproporzionato a causa delle carenze sanitarie, abitative, di reddito e di istruzione nell’ambito delle misure per contenere COVID-19 e oggi il rischio è di riportarle indietro di anni». Una premessa per dire che i governi, oltre alla ricerca di fondi per fare fronte agli aspetti sanitari della pandemia, avranno sempre più bisogno di risorse per rispondere anche alle istanze sociali. Le emissioni di social bond quest’anno hanno avuto un incremento di quasi quattro volte rispetto ai livelli del 2019, portandosi a 71,9 miliardi di dollari con una stima di 100 miliardi di dollari entro la fine dell’anno, secondo S&P. Il funding andrà ad aggiungersi alle emissioni di green bond che insieme valgono circa 500 miliardi di dollari dai 341 miliardi di dollari del 2019, secondo S&P.
Numeri che dimostrano un crescente interesse da parte degli investitori nel finanziare progetti sociali che affrontano la crescente disoccupazione, la disuguaglianza di reddito, alloggi, assistenza sanitaria e sistemi educativi. Lo scorso ottobre, l’Ue ha emesso le prime due obbligazioni sociali da 17 miliardi di euro, i cui proventi andranno a finanziare il Sure (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency), un programma a sostegno al lavoro. Le richieste sono state 13 volte superiori all’offerta, circa 233 miliardi una indicazione dell’enorme domanda verso investimenti socialmente mirati. Finora la Ue ha collocato 31 miliardi di euro. Tra i progetti finanziati dai social bond il 20% in educazione, 21% investimenti immobiliari, 11% sanità, 13% infrastrutture, 30% progetti a sostegno dell’occupazione e della differenza di genere.
Stime simili appaiono anche in un recente report sui green bond di Intesa Sanpaolo in cui si sottolinea come oltre ai fattori contingenti dettati dalla pandemia, anche il consolidamento di standard di mercato ha incoraggiato la crescita delle emissioni: a giugno, l'International Capital Market Association (ICMA) ha aggiornato i Social Bond Principles espandendo la lista dei progetti idonei. Inoltre, a partire da gennaio 2021 la Bce accetterà come garanzia nelle operazioni di rifinanziamento i bond aventi cedole legate alle performance rispetto a uno o più obiettivi di sostenibilità.
Dal punto di vista del mercato, il green bond, pur non presentando differenze per quanto riguarda il profilo di credito dell’emittente, fornisce all’investitore una trasparenza maggiore sull’impiego dei fondi con finalità ambientali rispetto ad un bond convenzionale. Il reporting annuale e la presenza di un advisor esterno che monitora l’utilizzo dei fondi contribuiscono a diminuire l’asimmetria informativa tra emittente e sottoscrittore. A questo si aggiunge la presenza di un green premium che secondo il report di Intesa consente di risparmiare le spese per interessi all’emittente e favorisce lo spostamento da progetti brown a green, mobilitando i capitali privati verso un’economia verde, in linea con gli obiettivi previsti dai legislatori europei.