Il mosaico tedesco: restrizioni nei focolai, chi migliora allenta
In Parlamento Merkel ribadisce che i nuovi contagi restano troppo elevati La cancelliera in cerca di una soluzione europea sulle stazioni sciistiche
«L’inverno sarà duro, ma finirà». Così Angela Merkel, con quella sua peculiare dote di politica scienziata che le consente di miscelare sapientemente aperture e chiusure, rigorosa severità e dolce speranza, si è rivolta al Parlamento ieri per illustrare un complicato mosaico fatto di restrizioni anti-coronavirus e allentamenti temporanei o circostanziati, di misure di contenimento passate, nuove e prospettiche, di scadenze scritte con la matita, non con l’inchiostro. Semplicemente perché «i numeri dei nuovi contagi restano troppo alti», pur se la crescita esponenziale della seconda ondata si è arrestata e il sistema sanitario non è sovraccarico: «Se aspettiamo di intervenire quando i letti in terapia intensiva saranno tutti occupati, sarà troppo tardi», ha ammonito Merkel, che più di tutto guarda alle statistiche provenienti dagli ospedali.
Qualche successo il lockdown iniziato il 2 novembre lo ha avuto, ha convenuto la cancelliera mettendo in evidenza un calo del 40% dei contatti, ma il miglioramento non è abbastanza (ieri i nuovi casi sono stati 22.268, i deceduti 389 subito dopo il record di 410); il plateau della stabilizzazione è troppo elevato, non c’è stata inversione di tendenza e dunque il traguardo dei 50 nuovi contagi per 100mila abitanti in una settimana resta, perché per Merkel «solo così si riesce a spezzare la catena delle infezioni » .
Visto però che quota 50 è realisticamente ancora molto lontana, il governo federale - raggiunto dopo oltre 7 ore di trattative d’accordo notturno con i 16 Länder, alcuni dei quali sempre più recalcitranti - ha introdotto ieri un nuovo criterio di misurazione della pandemia, questa volta in negativo: le zone che registrano 200 e oltre nuovi casi per 100mila abitanti a settimana rientreranno nella categoria degli hotspot, dei focolai, e a queste verranno riservate le misure più restrittive. La Germania pandemica resta dunque se stessa: la carota per i 50, che potranno allentare, il bastone per i 200, che dovranno stringere. In quanto alla riapertura degli impianti sciistici, che la cancelliera osteggia e che vede come questione europea in linea con il premier Giuseppe Conte, la Germania cercherà una soluzione Ue per una chiusura fino al 10 gennaio. La Baviera, con lo standing del suo presidente Markus Söder elevato a popolarità nazionale sull’onda pandemica e fino in area cancelleria, potrebbe imporre la quarantena alle gite giornaliere, proprio quelle mirate alla sciata in Austria.
Quella che in politica in Germania viene chiamata “Salamitaktik”, cioè il raggiungimento di grandi obiettivi con piccoli passi come per il salame tagliato in fettine sottili, è ora messa in pratica nella lotta contro il coronavirus. Il lockdown “leggero” (scuole e negozi aperti, ma chiusi ristoranti, luoghi di ritrovo, strutture ricreative, palestre, musei, teatri con uso diffuso di mascherina e distanziamento) entrato in vigore il 2 novembre, e che sarebbe dovuto terminare il 2 dicembre, è stato prorogato al 20 dicembre con una stretta sui contatti: due famiglie possono incontrarsi ma con un massimo di 5 persone (non più dieci) anche se i bambini sotto i 14 anni non rientrano nel conteggio.
Inoltre sono stati indicati tre “sotto periodi”: dal 23 dicembre al 1° gennaio sono per ora consentite - ma fortemente sconsigliate - riunioni di 10 persone, a prescindere dai nuclei familiari. Tuttavia il 15 dicembre il governo federale e i presidenti dei Länder si riuniranno nuovamente per valutare la situazione e non è detto che l’allentamento temporaneo natalizio sia confermato. Per questo, la cancelliera ha lanciato l’altro ieri sera in una conferenza stampa notturna e ieri in Bundestag l’ennesimo appello ai cittadini, affinché ognuno faccia la sua parte e limiti al massimo i contatti “non necessari”. Un terzo periodo, appena accennato nel nuovo giro di vite, ha fatto intendere che il nuovo lockdown potrebbe essere esteso per tutto il mese di gennaio, se non addirittura fino a marzo.
Le ricadute economiche del nuovo lockdown - per il quale ancora non è chiaro se ristoranti e alberghi potranno aprire tra il 23 dicembre e il 1° gennaio - sono in corso di conteggio da parte del ministero delle Finanze: le restrizioni entrate in vigore il 2 novembre costeranno 14 miliardi, che saranno pagati con le risorse rimaste inutilizzate del primo lockdown. I costi aggiuntivi per lo Stato del lockdown di dicembre, che potrebbero essere pari a 16,5 miliardi, rischiano di ricadere sul 2021.
La manovra del prossimo anno era in discussione al Bundstag ieri sera e oggi in una conferenza stampa il ministro Olaf Scholz, candidato alla cancelleria del partito socialdemocratico, dovrebbe illustrarne i costi Covid-19. Secondo Handelsblatt e Süddeutsche Zeitung il debito pubblico potrebbe salire l’anno prossimo di 180 miliardi e non più di 96 come inizialmente previsto: non è chiaro se questo effetto-boom, non confermato, dipenda dai costi del lockdown esteso fino al marzo 2021 per evitare la terza ondata.