In Borsa mai un novembre così brillante
Milano da record: per le big maggior rally da 60 anni, per il Mib storico dal 1998
Ancora devono arrivare alla popolazione, ma i vaccini anti-Covid sono di certo già stati iniettati sulle Borse. E hanno già compiuto il miracolo: novembre è stato infatti il mese migliore della storia per molti listini mondiali (a partire dall’indice globale Msci) e il migliore da parecchi decenni per molti altri. Milano non fa eccezione: da quando esiste il Ftse Mib, cioè dal 1998, mai l’indice delle blue chip di Piazza Affari aveva chiuso un mese con un rialzo del 23,7% come a novembre 2020. Mai. Il record precedente risale al marzo del 1998, quando salì del 21%. E se si estende la ricerca agli ultimi 60 anni, prendendo altri indici di blue chips del passato, stesso discorso: questo novembre rappresenta il record. Se invece si guarda l’indice Mib storico, fornito da Ftse Russell ed esistente dal 1975 per dare serie più lunghe e attendibili, questo risulta essere il quinto miglior mese di sempre: escludendo il marzo 1998, quando registrò una performance simile, bisogna tornare al 1986 per trovare un rialzo davvero maggiore.
E il record riguarda molti listini: la Borsa di Madrid (+25,6% questo mese), le Borse europee (+14,4% lo Stoxx Europe 600), le Pmi americane (+19,9% il Russell 2000), ma anche le Borse globali (+12,8% l’Msci World all countries). Hanno tutte registrato la miglior performance mensile (parziale, dato che il mese si chiude lunedì) almeno degli ultimi 60 anni o da quando esistono gli indici. E chi non ha battuto il record ha comunque registrato il balzo mensile maggiore da lungo tempo: Parigi da oltre 30 anni, Londra è a un soffio dal record del gennaio 1989, Tokyo dal 1994, Atene dal 1991, Francoforte dal 2003. La lista di questo «november rally» è lunga.
Il futuro si riprezza
In effetti il mese di novembre ha prodotto un piccolo “miracolo” agli occhi degli investitori: non solo ha eliminato l’incertezza sulla presidenza degli Stati Uniti con il risultato in fin dei conti migliore per i mercati (Biden presidente ma senza la maggioranza al Senato indispensabile per far passare le parti più estreme del suo programma), ma soprattutto ha regalato la speranza che il vaccino riporti prima o poi il mondo alla normalità. «Per i mercati non importa sapere con precisione quando il vaccino sarà distribuito in maniera capillare - osserva Marco Valli, Chief eurozone economist di UniCredit -. Quello che conta è sapere che prima o poi arriverà e sarà efficace: in un’ottica di medio-lungo periodo, questo consente di riprezzare gli utili di quelle aziende e di quei settori che hanno più sofferto per il Covid e i lockdown». Anche perché il 2021 avrà sulla carta un mix di fattori potenzialmente positivi: non solo il vaccino, ma anche politiche monetarie e fiscali (come il Recovery Fund europeo) ancora ultra-espansive.
Il ragionamento sui mercati è insomma molto lineare. Non importa se la tanto auspicata normalità arriverà a metà 2021 o anche oltre, quello che importa è sapere che prima o poi arrivi. Questo basta per prevedere che prima o poi i settori industriali (come quelli dei viaggi) più penalizzati dai lockdown potranno rialzare la testa. E per gli investitori, che guardano il futuro, questo basta per tornare a comprare azioni di aziende che scontavano, nei prezzi pre-vaccini, un lockdown permanente. Possibile che nei prossimi mesi ci saranno nuovi cali? Certo. Ma alla fine gli utili torneranno: così tra gli investitori è partita la caccia all’acquisto su azioni che nel mondo dei vaccini sono sottovalutate. E tante banche d’affari hanno iniziato a rivedere le stime sugli utili: Morgan Stanley prevede per esempio profitti in aumento del 25-30% nel 2021.
Un 2021 «bellissimo»
Le notizie sui vaccini (la prima di Pfizer è del 9 novembre) sono arrivate proprio nel momento dell’anno in cui tutte le banche e tutte le case di investimento scrivono le previsioni per l’anno successivo. Così gli outlook si sono improvvisamente tinti di rosa: non ce n’è uno che non trasudi ottimismo. «Noi consigliamo di accumulare rischi finanziari nel 2021 e ci aspettiamo che la rotazione ciclica tra asset continui - scrive Goldman Sachs il 23 novembre nell’outlook 2021 intitolato Global inoculation -. Sebbene le valutazioni azionarie siano elevate dopo i rally, restano attraenti rispetto a quelle dei bond». Morgan Stanley il 15 novembre titola il suo report in maniera ancora più enfatica: «Mantenete la fiducia sulla ripresa», «Keep the faith on recovery». «Crediamo che la ripresa globale sarà sostenibile, sincronizzata e supportata dalle politiche fiscali e monetarie», scrive la banca d’affari Usa. Così anche Morgan Stanley consiglia di «sovrappesare» l’azionario.
Discorso simile nell’outlook pubblicato il 27 novembre dalla tedesca Commerzbank: «La prospettiva di una corposa ripresa economica nella seconda metà del 2021 dovrebbe dare benzina alla performance dei mercati più rischiosi per la fine del 2020 e per il 2021, con rendimenti più elevati sui bond, Borse più alte e spread più tirati». «Anche se il numero di nuovi contagi da Coronavirus è ancora allarmante, DWS guarda al 2021 con grande ottimismo», scrive invece Stefan Kreuzkamp, Cio di DWS. E questi sono solo esempi: tutti gli outlook che stanno arrivando sono sulla stessa lunghezza d’onda. Anche Bank of America prevede un ulteriore rialzo delle azioni europee del 5% per fine 2021, sebbene riconosca che il rally di novembre abbia già bruciato buona parte dello spazio di crescita.
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La grande marea
Questo ottimismo ha prodotto a novembre un forte flusso di capitali verso gli asset rischiosi. Bank of America rileva che nelle ultime tre settimane sui fondi azionari sono arrivati 89 miliardi di dollari: record da quando la banca Usa registra questi dati, cioè dal 2005. Lo stesso vale per i 28 miliardi affluiti sui fondi dedicati ai Paesi emergenti (azioni e bond): anche qui si tratta del massimo mai registrato. La stessa banca Usa commenta con parole eloquenti questi flussi di capitali: «Un anno di vaccini non di virus, un anno di riaperture non di lockdown, un anno di ripresa non di recessione, un anno di rotazione degli asset non di rally».
Gli ultimi saranno i primi
Ed è proprio «rotazione» la parola chiave. Se durante i lockdown le azioni gettonate erano quelle delle aziende che beneficiavano del fatto che la gente restasse chiusa in casa (si pensi ad Amazon), ora gli investitori cercano gli altri settori: quelli che beneficeranno del ritorno alla normalità. Così il rally delle Borse è stato proprio trainato da questi comparti, che hanno registrato - anch’essi - record storici. In Europa il settore «viaggi e turismo» ha guadagnato in Borsa il 19,26%, mettendo a segno il rialzo mensile maggiore da almeno il 1998 (impossibile andare più indietro nel tempo). Stesso discorso, per vari motivi, per il settore petrolifero: il +34% rappresenta il record. Ma anche altri settori hanno messo a segno le performances migliori da decenni: utilities, media e salute dal 2000, banche e finanziari dal 2009. Euforia collettiva.
MoryaLongo