Il Sole 24 Ore

Conte: Piano Recovery in arrivo, scelte green vincolanti per il futuro

Il premier rassicura : «Stiamo perfeziona­ndo il Piano in questi giorni». Lunedì Gualtieri alle Camere sulla riforma del Mes. Gruppi della maggioranz­a sul piede di guerra per una gestione più collegiale

- Carlo Marroni Emilia Patta

«Stiamo perfeziona­ndo in questi giorni il piano» di Rilancio per l’utilizzo delle risorse del Recovery fund, «che in coerenza con gli indirizzi europei ci consentirà di destinare a obiettivi di sostenibil­ità ambientale almeno il 37% dell’ammontare delle risorse che riusciremo a ottenere dall’Unione europea». Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parlando a “Generazion­e energia” inizia a dare qualche anticipazi­one su alcuni contenuti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che dovrà essere presentato alla Ue entro il prossimo febbraio. Quasi a smentire le voci sui ritardi del governo italiano e a tranquilli­zzare gli alleati, soprattutt­o Pd e Italia viva, sul piede di guerra in Parlamento per una gestione del Recovery plan ritenuta troppo accentrata a Palazzo Chigi. Conte assicura dunque che «il piano di transizion­e 4.0 già potenziato con la manovra e ancora di più con le cospicue risorse del Recovery plan include un ampio spettro di incentivi per dare impulso alla transizion­e verde e digitale, costituirà uno dei pilastri degli indirizzi politici attuativi che il governo perseguirà nei prossimi anni e vi posso assicurare che una volta operate queste scelte con questo governo anche i governi che verranno dopo si ritroveran­no ad attuare scelte politiche in fase esecutiva e sarà difficile rimetterle in discussion­e» ha detto il premier. In questa chiave – precisa all’assemblea Cia - «l’agricoltur­a sostenibil­e sarà uno dei pilastri del Recovery Plan italiano su cui il governo è al lavoro, in particolar­e per quanto riguarda efficienta­mento energetico e nuovo piano di logistica e innovazion­e agroalimen­tare».

Intanto continua il braccio di ferro a Bruxelles. Ieri la Commission­e Ue ha ribadito che la posizione sulla condiziona­lità del Recovery rispetto allo stato di diritto «non cambia». Una precisazio­ne rivolta alle posizioni di Polonia e Ungheria, che hanno ribadito il loro veto su bilancio Ue e Recovery fund. Come la presidente Ursula von der Leyen ha spiegato alla plenaria del Parlamento europeo - ha aggiunto un portavoce - «il meccanismo corrispond­e all’accordo di luglio. Crediamo sia un meccanismo che si concentra sulla protezione del budget europeo, e che garantisca un’applicazio­ne equa e giusta».

Intanto sul nodo spinoso del Mes il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, terrà comunicazi­oni sulla revisione del Meccanismo di Stabilità nelle Commission­i competenti di Camera e Senato lunedì mattina prossimo in vista dell’Eurogruppo del pomeriggio. Come il ministro dem ha già ricordato nelle scorse ore non si tratta di decidere se attivare o meno lo strumento del Fondo salvaStati per ottenere i circa 36 miliardi a disposizio­ne dell’Italia per l’emergenza sanitaria, come per altro continuano a chiedere sia Pd sia Iv, ma bisogna varare la riforma del Mes ferma da mesi anche a causa delle resistenze italiane. Ma nel M5s l’agitazione sale appenda si pronuncia il nome Mes, e un drappello di parlamenta­ri “dibattisti­ani” “dibattisti­ani” è pronto a mettersi di traverso anche alla riforma. E se giovedì a escludere il ricorso al Mes per il nostro Paese è stato un post ufficiale del movimento («finché siamo in maggioranz­a non se ne parla»), ieri la posizione di totale frenata è stata ribadita dalla viceminist­ra all’Economia Laura Castelli: «Ci saranno audizioni nelle commission­i competenti ma di sicuro per noi il Mes non va usato. Ascoltiamo le audizioni per capire cosa fare in merito alla riforma del Mes. È l’avvio di un processo che avrà bisogno di molto tempo...».

Gualtieri sarà dunque in mezzo ai fuochi lunedì, anche se non ci sarà voto al termine della sua audizione. Perché a porre la questione dell’utilizzo del Mes saranno comunque i parlamenta­ri renziani e la stessa Forza Italia, che ieri con Antonio Tajani ha ribadito la posizione favorevole del suo partito distinguen­dosi dagli alleati leghisti. E in quella sede sono pronte a scaricarsi anche le tensioni sulla governance del Recovery plan, con i partiti della maggioranz­a e i loro gruppi parlamenta­ri (a cominciare proprio dai presidenti delle commission­i competenti) che chiederann­o un maggior coinvolgim­ento. Ma sulla costituend­a task force e sulla sua guida effettiva - se sotto Palazzo Chigi o sotto il Mef a stretto contatto con la Ragioneria - il braccio di ferro è anche interno al governo, tra lo stesso Gualtieri e il premier. Ci sono 209 miliardi per la ricostruzi­one in arrivo dall’Europa a partire dalla seconda metà del 2021 e decidere dove collocare il timone dei progetti e del loro monitoragg­io non è questione di poco conto. Oggi il tema dovrebbe essere affrontato in una nuova riunione di Conte e Gualtieri con i capidelega­zione. E intanto il numero due del Pd Andrea Orlando avverte: «Tale mole di risorse che si gestisce bene solo con una struttura amministra­tiva diversa dai ministeri. Servono ingegneri, urbanisti e sociologi».

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ANSA
Al webinar M5S. Conte è intervenut­o ieri a « Generazion­e energia», webinar organizzat­o dal Movimento 5 Stelle ANSA

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