«Sui farmaci il Governo non rispetta i patti, manovra inaccettabile»
«Ci dispiace perché a parole, soprattutto in questa fase dell’emergenza del Covid tutti ci fanno i complimenti perché abbiamo mostrato tutto il nostro valore e peso e invocano più investimenti per il nostro settore ma poi nei fatti siamo a zero. Il Governo in manovra non ha tenuto al patto che avevamo, da una parte apre alla revisione dei tetti della spesa farmaceutica come chiedevamo da diversi anni e dall’altra mette delle condizioni inesigibili per accedervi, che suonano quasi come un ricatto trattandoci come al solito, praticamente come dei bancomat». Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi non nasconde tutta la sua amarezza per il testo definitivo della manovra che all’articolo 81 dopo aver finalmente inserito la ”carota” della revisione dei tetti di spesa nel comma successivo mette un pesante “bastone” che obbliga prima le aziende a pagare il payback del 2018 - oltre un miliardo - per potervi accedere. La materia è complessa e intricata ma per le aziende farmaceutiche è molto semplice perché si traduce in un conto salato da pagare ogni anno. La legge di bilancio per il 2021 sembrava l’occasione per una svolta. La manovra prevede infatti che il tetto della spesa farmaceutica convenzionata (quella legata ai medicinali in farmacia) si riduce al 7,30% dal 7,96% calcolato sul Fondo sanitario visto che da anni questa voce è in avanzo fino anche a un miliardo. Dall’altra parte il tetto per gli acquisti diretti (quello dei farmaci ospedalieri) cresce dall’attuale 6,89% al 7,55% (compresi i gas medicinali) garantendo così più risorse dopo anni di pesanti disavanzi perché per queste terapie spesso più costose i fondi non bastano mai: solo nel 2018 l’extra tetto è stato di 2,2 miliardi e poi 2,7 miliardi l’anno dopo e 2,8 quest’anno. Disavanzi che secondo il vecchio impianto che il Governo si era impegnato a rivedere si traducono in pesanti ripiani (payback) per le industrie che devono pagare il 50% di quegli sfondamenti. Ma in manovra è spuntato un comma che obbliga le aziende a fare prima questi ripiani per poter beneficiare dei nuovi tetti .
Cosa è successo?
Che il Governo non ha rispettato il patto che nel 2019 Farmindustria aveva siglato con le Regioni con la regìa del ministero della Salute e quindi del Governo che prevedeva che noi saldassimo il payback 20132017, in pratica 2 miliardi e 378 milioni che abbiamo pagato tutti, qualche azienda anche oltre 100 milioni, per chiudere il contenzioso e creare una nuova governance dei farmaci. Il patto prevedeva che si ripartisse da lì riequilibrando i tetti.
Un primo passo c’è in manovra sui tetti. Cosa non va?
Che è stato inserito l’obbligo del payback 2018 che doveva essere rivisto ed è tra l’altro fermo per i contenziosi sorti dal fatto che anche stavolta i numeri sui ripiani sono tutti sbagliati. Il Tar ha bloccato tutto e il Governo che fa? Obbliga lo stesso le aziende a pagare anche se i numeri non sono corretti.
Quindi cosa accadrà?
Che questa riforma dei tetti della farmaceutica che aspettavamo da tre anni non si vedrà neanche stavolta. Perché tra l’altro basterà che una solo azienda si rifiuti di pagare per fermare tutto. Questo meccanismo ha profili di legittimità perché ci obbliga a rinunciare al contenzioso ed è dunque inaccettabile.
Come se ne esce?
Riequilibrando i tetti di spesa con una governance adeguata e togliendo il payback dalla manovra. Su quest’ultimo punto si faranno le contrattazioni per andare a pagare quello che è veramente dovuto. Lo abbiamo già dimostrato che le aziende non si tirano indietro, ma vogliono solo pagare il giusto.