Il Pd a Conte: i patti vanno rispettati, a partire dalle riforme
Dem irritati per lo stallo sulla legge elettorale, Iv per l’esclusione dal Recovery
«I patti vanno rispettati. Abbiamo deciso di schierarci per il Sì al referendum sul taglio del numero dei parlamentari determinandone la vittoria in cambio di un dettagliato pacchetto di riforme: la legge elettorale proporzionale con sbarramento al 5%, innanzitutto, ma anche i ”correttivi” costituzionali necessari come il Ddl Fornaro che elimina l’obbligo della base regionale per l’elezione del Senato e riduce il numero dei delegati regionali per l’elezione del presidente della Repubblica. Invece è tutto fermo. Nessun passo avanti neanche in Parlamento sulle riforma dei regolamenti per adeguarli al ridotto numero degli eletti. Lo diciamo al premier perché è lui il garante: i patti vanno rispettati». E ancora: «Abbiamo dovuto aspettare un anno, e solo dopo le elezioni regionali da noi vinte in perfetta solitudine, per vedere in Aula le modifiche ai decreti sicurezza di Salvini».
Questo il clima che si respira a Largo del Nazareno il giorno dopo il via libera bipartisan al nuovo scostamento di bilancio da 8 miliardi. Un voto che ha segnato un cambio di passo dell’opposizione, con Forza Italia in fase di avvicinamento alla maggioranza giallo-rossa sui temi dirimenti. Ed è noto l’impegno del segretario del Pd Nicola Zingaretti per coinvolgere gli azzurri nelle prossime scelte che attendono il Paese e il Parlamento, a cominciare dall’imminente voto sui decreti ristoro e sulla legge di bilancio. Da qui, anche, l’avvertimento a Conte: «È chiaro che se i patti non vengono rispettati anche noi ci sentiamo più liberi... » . L’obiettivo del Pd non è tanto - almeno per ora - quello di un cambio di governo con l’ingresso di Fi, quanto la formazione della “maggioranza presidenziale” che da qui a un anno dovrà eleggere il successore di Sergio Mattarella al Quirinale. Una strategia ben presente al leader della Lega Matteo Salvini, che non a caso ieri ha lanciato il suo aut aut sia al Pd sia all’alleato: «Il centrodestra è unito e governa nella maggior parte delle Regioni. Se il Pd vuole gestire l’elezione del prossimo Capo dello Stato come fosse cosa sua si è sbagliato di grosso».
Con queste premesse il premier - che ieri è stato impegnato in una riunione fiume con i suoi capidelegazione e con vari ministri e responsabili dei partiti per sciogliere i nodi più urgenti sul tappeto, dal Dl ristori alle prossime misure antiCovid fino alla cabina di regia sul Recovery plan - si appresta a riunire nuovamente nei prossimi giorni i leader dei partiti (oltre a Zingaretti, Matteo Renzi per Italia Viva e Roberto Speranza per Leu). Sul tavolo la questione della legge elettorale e delle riforme posta con urgenza in queste ore dal Pd: saranno i leader a decidere che cosa portare avanti, visto lo stallo del tavolo tecnico per le resistenze di renziani e Leu a dare il via libera a una legge elettorale con una soglia giudicata troppo alta.
NICOLA ZINGARETTI Il segretario del Partito Democratico
Ma sullo sfondo c’è lo stallo di tutto il programma di governo, dossier economici in testa. Sui questi insiste soprattutto Italia Viva, che a differenza del Pd non ha rappresentanti al Mef: da qui la richiesta di una cabina di regia sul Recovery plan in cui siano rappresentati tutti i partiti della maggioranza.
Resta infine l’ormai annoso nodo del Mes, con il M5s che alza muri ( « finché siamo in maggioranza non se ne parla») e con Pd e Iv che continuano a chiederne l’attivazione per ottenere i 36 miliardi a disposizione dell’Italia per l’emergenza sanitaria. E a Largo del Nazareno sentono chiare le sirene di Forza Italia, che ancora ieri con Antonio Tajani ha ribadito la posizione favorevole all’attivazione del Fondo Salva-Stati distinguendosi ancora una volta dagli alleati. Quel che è certo è che tra i democratici e i renziani cresce la convinzione che se Conte non prenderà la situazione in mano, superando le contorsioni di un M5s in eterno “congresso”, a gennaio l’ipotesi di un rimpasto di governo con l’ingresso degli stessi leader o di personaggi di peso dei partiti si farà estremamente concreta.