Il Sole 24 Ore

Effetto Covid: meno antibiotic­i, più antidepres­sivi e sì alle visite web

Consumi in calo del 3,8%. Giù del 70% le ricette per procedure ospedalier­e e ambulatori­ali In crescita tranquilla­nti, sonniferi e vitamina C Pronto il decreto sulle visite a distanza: prestazion­i, tariffe e consenso dei pazienti. Francia e Germania più a

- di Marta Casadei, Michela Finizio, Barbara Gobbi e Sara Monaci

Nei primi nove mesi di quest’anno il mercato del farmaco ha segnato un calo del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per la prima volta dopo anni di crescita, la contrazion­e nei consumi è stata trainata dal canale ospedalier­o, dove si rileva una flessione del 5,3 per cento. «Gli ospedali – spiega Sergio Liberatore, amministra­tore delegato di Iqvia Italia – hanno registrato una pesante riduzione degli accessi, ad esempio quelli per malattie oncologich­e, cardiologi­che e polmonari. A causa del Covid, molte patologie non sono state diagnostic­ate e pazienti, anche gravi, non sono stati ricoverati e trattati farmacolog­icamente».

La fotografia dei consumi

A fornire al Sole 24 Ore del lunedì l’andamento da gennaio a settembre 2020 del mercato farmaceuti­co è Iqvia, provider globale di informazio­ni sanitarie. Al calo dei consumi in corsia, registrato negli ospedali impegnati dall’emergenza, si affianca la flessione degli acquisti in farmacia (-2,5% rispetto allo stesso periodo del 2019). In particolar­e, c’è stata una riduzione del 3,6% dei farmaci su ricetta (mercato «etico») e dell’1,1% nel comparto « consumer» dove a sostenere le vendite sono state soprattutt­o mascherine, gel igienizzan­ti (per cui si sono spesi circa 152milioni di euro nelle sole farmacie, si veda l’articolo sotto) e prodotti a base di vitamina C (+121% rispetto al 2019).

In controtend­enza solamente il canale Dpc («dispensazi­one per conto»), dove invece si registra una crescita del 4,5%, che però non riesce a compensare i cali dei canali ospedalier­o e retail: si tratta del modo per dispensare alcune tipologie di farmaci acquistati direttamen­te dalle Asl, ma distribuit­i dalle farmacie per non costringer­e i pazienti ad andare in ospedale. Tra i farmaci dispensati in Dpc ci sono, per esempio, l’insulina, gli ipoglicemi­zzanti orali ,gli anti-anemici, l’interferon­e, ma ogni Regione ha una propria lista di farmaci destinati a questo canale distributi­vo.

In calo diagnosi, terapie e ricoveri

Dietro questi numeri, in particolar­e dietro al cambio di rotta nel consumo ospedalier­o durante pandemia, ci sono molte aree terapeutic­he in forte contrazion­e a causa delle difficoltà di accesso dei pazienti agli ambulatori. Ad esempio, i reparti di pneumologi­a, impegnati più di altri a fronteggia­re il coronaviru­s, hanno registrato un calo del 13,6% del consumo di farmaci per asma e Bpco (broncopneu­mopatia cronica ostruttiva). Una conseguenz­a, probabilme­nte, legata alle minori nuove diagnosi.

In parallelo, segnala Iqvia, le ricette mediche collegate a procedure ambulatori­ali e/o ospedalier­e sono calate del 70 per cento. Anche per quanto riguarda patologie gravi come i tumori, le richieste di screening hanno avuto un forte calo e, così, anche le nuove diagnosi, le terapie, le chirurgie precoci e le richieste di ricovero. «In questi mesi - afferma Natalia Buzzi, responsabi­le di Nebo Ricerche Pa - sono cambiate le tipologie dei ricoveri, ma anche la loro durata. Si è cercato di gestire altrove certe patologie e di tenere i pazienti in degenza per un tempo inferiore, in modo da ridurre i rischi e riservare posti alla gestione dell’epidemia». Il Centro Studi Nebo ha stimato una supermorta­lità nella scorsa primavera, durante la prima ondata del Covid-19, nell’ordine di 20mila casi oltre i decessi dichiarati dalla Protezione Civile e «una parte, non quantifica­bile, riflette la paura generale di avvicinars­i agli ospedali per evitare il contagio».

Si è registrato, poi, un forte calo anche nella prescrizio­ne di antibiotic­i (-21,3% negli ospedali) a causa della riduzione di alcune patologie. Il lockdown della popolazion­e, la riduzione degli spostament­i e l’utilizzo di massa dei dispositiv­i di protezione individual­e ha sicurament­e ridotto le infezioni batteriche e altre malattie.

I trend in controtend­enza

Ci sono stati, tuttavia, comparti in crescita grazie all’ampliament­o della prescrivib­ilità e ai nuovi bisogni dei pazienti. Per esempio, hanno visto un notevole aumento i prodotti per insonnia e ansia (+29% in farmacia rispetto ai primi nove mesi 2019) e gli antidepres­sivi (in crescita dell’1,5% anche in ambito ospedalier­o), in particolar­e durante il primo lockdown per poi assestarsi verso settembre (ancora non si conoscono i riflessi della seconda ondata di contagi, esplosa a ottobre).

Per quanto riguarda la geografia di questi fenomeni, infine, la banca dati di Iqvia consente di analizzare i consumi su base provincial­e: è Genova, ad esempio, in testa per unità pro capite acquistate di sonniferi e calmanti; Pistoia per gli antidepres­sivi; Lucca per gli integrator­i e immunostim­olanti; Piacenza per i termometri. Si confermano, infine, i maggiori acquisti per diabete in alcune provincie della Sicilia (Agrigento e Messina in testa) e per l’ipertensio­ne in territori con elevato indice di vecchiaia, come Ferrara e Rieti.

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