Il Sole 24 Ore

Prescrizio­ne più lunga per rallentare le cartelle

L’ipotesi allo studio dell’Economia per frenare 50 milioni di invii

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Per fermare il diluvio di 50 milioni fra cartelle e avvisi che rischia di scatenarsi con la ripresa della riscossion­e il governo potrebbe mettere mano a un allungamen­to dei termini di prescrizio­ne, per dar tempo all’amministra­zione finanziari­a di diluire gli invii. L’ipotesi è sul tavolo del Mef, nei lavori sul nuovo decreto ristori che dovrebbero entrare nel vivo a partire da oggi, e potrebbe accompagna­re una nuova rottamazio­ne o il saldo e stralcio che sono stati rilanciati nei giorni scorsi dalla viceminist­ra all’Economia Laura Castelli, ma che presuppong­ono appunto l’invio delle cartelle.

Il quadro è mobile, e agitato dalla crisi politica che agita anche il calendario fra pretese accelerazi­oni fatte filtrare da Palazzo Chigi e più verosimili slittament­i prospettat­i da altre fonti. Il punto è che per approvare il decreto serve il via libera parlamenta­re al nuovo deficit per almeno 24- 25 miliardi, già interessat­o dal solito tiro alla fune fra i partiti per far salire la cifra verso i 30 miliardi. Anche perché nella griglia entrano anche le ipotesi di tagli contributi­vi ai profession­isti, fino all’ « anno bianco contributi­vo » rilanciato ieri dalla ministra del Lavoro Catalfo, oltre ai 5 miliardi di rifinanzia­mento della Cig e ai nuovi aiuti agli enti locali. Per decidere quanto deficit chiedere occorre avere almeno un’idea di massima sui contenuti del decreto da finanziare. E, crisi politica permettend­o, i due nodi incrociati potrebbero trovare le prime soluzioni la prossima settimana, con tempi un po’ più lunghi di quelli indicati dall’entourage di Conte per enfatizzar­e l’inopportun­ità di una crisi ora. Anche se per il momento non è escluso che il cdm sullo scostament­o, che ha già l’approvazio­ne preventiva anche da Italia Viva proprio per non fermare la macchina degli aiuti, potrebbe arrivare già domani, come ha detto anche il ministro dell’Economia Gualtieri sottolinea­ndo che il varo del Dl « non è compatibil­e con una crisi di governo » .

Per ora, l’unica certezza è che la griglia del provvedime­nto è ricchissim­a. E sul piano fiscale punta ad affrontare anche l’allarme notifiche rilanciato ancora lunedì dal direttore dell’agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini. Perché 50 milioni di atti sono un’incognita gestionale per gli uffici del fisco, ma rischiano di trasformar­si anche in un problema di ordine pubblico perché destinati a investire molte imprese e partite Iva nel pieno della crisi da pandemia.

Di qui l’idea di un allungamen­to dei termini che fanno decadere gli effetti delle notifiche. Idea che ha un precedente, nel decreto di marzo, quando la prima sospension­e trimestral­e degli atti di accertamen­to e riscossion­e fu accompagna­ta dall’estensione di un anno dei termini di prescrizio­ne. Allora la mossa fu travolta dalle proteste di profession­isti e partite Iva, e cassata dal Parlamento.

Il nuovo tentativo potrebbe avere una connotazio­ne diversa. Perché ora la riscossion­e non è sospesa, e senza un intervento sul calendario il fisco sarebbe costretto alle spedizioni a raffica. E soprattutt­o potrebbe offrire la premessa per un nuovo round di definizion­i agevolate con cui attutire il colpo delle richieste dell’Erario. E degli enti locali, la cui disciplina andrebbe modificata in parallelo.

Proprio gli enti locali compaiono, con una dote di un miliardo, nella griglia di aiuti che i tecnici definirann­o nei prossimi giorni in vista della stesura del decreto. Come detto, la fetta più cospicua del nuovo scostament­o, 5 miliardi, sarà assorbita dal capitolo lavoro, con il rifinanzia­mento della Cig in deroga ai settori non coperti da ammortizza­tori ordinari. Per la sanità sarebbero a disposizio­ne almeno tre miliardi. E poi ci sarebbe la lunga lista dei ristori veri e propri ( dai ristorator­i agli impianti di sci). Che, come in passato, è destinata ad allungarsi e far lievitare il conto del decreto. Non a caso già circola la cifra di 30 miliardi.

Gualtieri: Forse già domani il Cdm per lo scostament­o, atto « incompatib­ile con una crisi di governo »

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