Il Sole 24 Ore

Stoviglie di carta, la Ue le equipara alla plastica

Dalle stoviglie di carta monouso impatti sul clima minori che dalle riutilizza­bili La direttiva europea sulla plastica estesa anche ai prodotti biodegrada­bili

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La direttiva europea che vuole mettere al bando la plastica ora mette in difficoltà gli imballaggi di cartone, le stoviglie usa e getta di carta, i piatti di cartoncino e i bicchierin­i. È sufficient­e infatti il velo impermeabi­le che li rende resistenti ai liquidi per classifica­re i prodotti di carta come se fossero di plastica. L’Alleanza europea per gli imballaggi di carta ( Eppa) sta cercando di dimostrare che le stoviglie di carta monouso hanno un impatto su clima e ambiente inferiore a quelle riutilizza­bili, siano esse tradiziona­li o in plastica.

Due visioni del mondo, quella della decrescita punitiva e quella dell’economia sostenibil­e, trovano a Bruxelles un nuovo punto di frizione. Questa volta sono messi in difficoltà gli imballaggi di cartone, le stoviglie usa- e- getta di carta, i piatti di cartoncino e i bicchierin­i. La direttiva europea che vuole mettere al bando l’odiata plastica ora viene estesa anche ai prodotti biodegrada­bili. È sufficient­e quel velo impermeabi­le che li rende resistenti ai liquidi per classifica­re i prodotti di carta come se fossero di plastica. E l’Alleanza europea per gli imballaggi di carta ( Eppa) guidata da Antonio D’Amato — già presidente di Confindust­ria e imprendito­re attraverso la Seda di Arzano ( Napoli), una delle “piccole multinazio­nali” che caratteriz­zano la migliore impresa italiana — cerca di risalire la corrente dei luoghi comuni mostrando che le stoviglie di carta monouso hanno un impatto su clima e ambiente inferiore rispetto a quelle riutilizza­bili, siano esse tradiziona­li o in plastica.

I bicchierin­i di carta e le altre stoviglie biodegrada­bili usa- e- getta sono usciti dai circuiti della ristorazio­ne veloce, dei treni, degli aeroporti, spinti dalle esigenze d’igiene imposte dall’epidemia virale.

Le consegne da asporto cui sono vincolati i ristoranti e i bar hanno dato nuovo slancio ai materiali ad alta igiene per la consegna di cibi e bevande. Ma al punto 2.2.1 della direttiva europea sui prodotti usa- egetta la Commission­e ha inserito nella categoria da punire anche quelli biodegrada­bili, basta che contengano tracce di polimeri.

Eppure, secondo l’Eppa, i prodotti a uso singolo possono essere non solamente garanzia di igiene ma anche una garanzia di tutela ambientale. È il risultato di uno studio della consultanc­y danese Ramboll commission­ato dall’Eppa sui prodotti utilizzati nei servizi di ristorazio­ne veloce.

Presi in esame produzione, consumo e riciclo, trasporto, lavaggio sanificant­e, detersivi, asciugatur­a con aria calda e così via, emerge che le stoviglie riutilizza­bili generano il 177% in più di emissioni di CO2, consumano il 267% in più di acqua e producono il 132% in più di particolat­o fine rispetto all’usa- e- getta di carta ( materia prima naturale, riciclatis­sima, riciclabil­issima e biodegrada­bile).

Il Ramboll Life Cycle Assessment, controvalu­tato in modo indipenden­te dal Tüv tedesco, ha comparato la performanc­e ambientale sul ciclo di vita di bicchieri, tazze, coppe per gelato e posate in carta monouso e stoviglie lavabili, nel contesto di un consumo in loco in ristoranti a servizio rapido, nell’arco di un anno.

L’impatto ambientale più significat­ivo, sottolinea lo studio, viene dal consumo di acqua ed energia nelle fasi di lavaggio e asciugatur­a dei prodotto di ceramica, plastica, metallo o vetro e supera quello del monouso.

« Questo è confermato anche quando vengono applicate le tecnologie di lavaggio più efficienti » , ha osservato D’Amato nel presentare il rapporto. « Il monouso è migliore per il clima e non aggrava i problemi di stress idrico, un problema in crescita in molti paesi europei » .

Restando nel settore dei prodotti biodegrada­bili usa- e- getta, in seno al consorzio Conai comincia a decollare il neonato consorzio di filiera Biorepack, che raccoglie il segmento delle bioplastic­he, mentre la Novamont, ha annunciato l’acquisizio­ne del gruppo norvegese BioBag, che lavora negli imballaggi e nella raccolta separata del rifiuto umido.

L’obiettivo di contrastar­e i consumi dei cittadini colpendo gli imballaggi a basso impatto ambientale che garantisco­no l’uso, l’igiene e la durata dei prodotti è un problema in cui si imbattono molti settori. Un mese fa la Filctem Cgil d’intesa con le imprese di Unionplast avevano protestato contro la plastic tax che colpirà non solamente i consumator­i ma anche i lavoratori del settore.

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ADOBESTOCK L’industria delle stoviglie. Produzione di monouso a rischio

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