LO SCONCERTO DEL QUIRINALE E L’AUSPICIO DEL SÌ AI RISTORI
Un’attesa che è accompagnata da un sentimento di sconcerto e di apprensione, come quello che provano molti italiani. È questo il clima che si respira al Quirinale. Sconcerto per la difficoltà di comprendere come possa scoppiare una crisi politica con quello che sta vivendo il Paese. Ancora ieri 616 morti per Covid. Nel frattempo, la necessità a organizzare le fasi, più complesse, del piano vaccinale man mano che arriveranno le nuove dosi da altre società farmaceutiche e soprattutto la necessità di accompagnare le prossime misure restrittive con i ristori alle attività economiche colpite. Per questa ragione dalle parti del Colle si ritiene auspicabile che ci si affretti all’approvazione del provvedimento di scostamento di bilancio ( 25 miliardi circa), premessa per distribuire le risorse indispensabili a tamponare i danni delle chiusure. Ieri proprio il ministro Gualtieri ipotizzava che le dimissioni delle ministre di Renzi impediscano la richiesta di autorizzazione al Parlamento per gli oltre 20 miliardi di nuovo debito. Si vedrà quale sarà il cronometro della crisi di Iv visto che oggi ci sarà una conferenza stampa.
Per Mattarella è ancora il tempo dell’attesa, le decisioni le prenderà quando le carte saranno sul tavolo. Certo è che si impegnerà per non lasciare l’Italia senza guida tra emergenze interne e appuntamenti internazionali. Non ci sono solo quelli europei con il Recovery Plan, i cui fondi saranno distribuiti da Bruxelles in base alle fasi di avanzamento dei progetti - e dunque serve un Governo che li realizzi - ma c’è quello ugualmente importante della presidenza italiana del G20 da maggio. Se dunque la preoccupazione è dare una rappresentazione dignitosa del Paese sulla scena globale, nessuna soluzione è già scritta perché questa è la fase in cui tocca ai partiti. Solo se la crisi si avviterà, il pallino sarà nelle sue mani. Ma non è questo il momento.
Per arrivare a quel punto serve che si consumino ancora i due scenari di cui si continua a parlare insistentemente. Il primo è che il premier, dopo il ritiro delle ministre di Iv, non vada a dimettersi al Quirinale ma scelga di andare alla conta alle Camere. E qui potrebbe spuntare la maggioranza con i “responsabili”. Certo, al momento del voto potrebbero essere singoli parlamentari a dare la fiducia ma immediatamente dopo sarebbe necessaria la formazione di un gruppo per dare certezza alla nuova maggioranza come accadde nel 2010 con Berlusconi. Se invece Conte non avesse i numeri, allora si aprirebbero le consultazioni al Colle ma sarebbe “bruciato” e non più candidabile a Palazzo Chigi. In realtà, lo stesso rischio di vedersi sfuggire la premiership lo corre se va subito a dimettersi al Quirinale aprendo così la crisi formale. Un passo che Conte non vorrebbe fare proprio per la diffidenza verso Renzi. Tra l’altro in queste ore circola un altro scenario, da colpo di teatro. « Con la crisi aperta potremmo anche noi trovare i responsabili per fare un Governo del centro- destra » , diceva il portavoce di Forza Italia Mulè. Una possibilità che allarma Pd e 5 Stelle mentre continuano a lavorare i pontieri su Gianni Letta e sull’ipotesi di un appoggio esterno.