Il Sole 24 Ore

Ristori, nuovo deficit, Alitalia: tutti i dossier a rischio crisi

Pd- M5S contro l’ « azzardo » dei renziani che replicano: basta immobilism­o e rinvii

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Che cosa ne sarebbe del quinto decreto Ristori? E della gestione della campagna di vaccinazio­ne, con la terza ondata di Covid- 19 alle porte? Chi seguirebbe Alitalia, Mps, Ilva, Autostrade? Resterebbe­ro ancora senza commissari le opere pubbliche da sbloccare individuat­e a valle del decreto Semplifica­zioni? Come si potrebbe affrontare lo snodo di marzo, quando terminerà il blocco dei licenziame­nti? Senza contare la partita più importante a livello di immagine: la presidenza del G20 e del Global Health Summit.

Hanno gioco facile i critici dell’ « azzardo » di Matteo Renzi a ricordare il lungo elenco dei dossier che l’apertura formale di una crisi di governo lascerebbe congelati o comunque in eredità a un esecutivo diverso. Lo ha fatto ieri il Pd, innanzitut­to, dopo una riunione tra il segretario Nicola Zingaretti, il vice Andrea Orlando, il capodelega­zione Dario Franceschi­ni e i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci. « Confermiam­o la contrariet­à all’apertura di una crisi che, tra l’altro, impedirebb­e di varare il Dl Ristori » . È l’argomento più popolare da usare contro Renzi, con interi settori penalizzat­i dalle chiusure a singhiozzo, ristorazio­ne e turismo in primis. Non è un caso che anche il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sia intervenut­o a chiarire che lo stesso nuovo scostament­o di bilancio, la cui richiesta approderà domani in Consiglio dei ministri e che è condizione necessaria per il decreto legge, « richiede un governo nella pienezza delle sue funzioni, non compatibil­e con una crisi » .

Vista dalla parte dei renziani, la prospettiv­a è naturalmen­te opposta: Italia Viva - è la tesi - ha attaccato proprio l’immobilism­o e la strategia del rinvio che avrebbero rappresent­ato la cifra del Conte 2. Nella lista dei 30 punti inviati da Renzi al dem Goffredo Bettini, consiglier­e di Zingaretti che si è ritagliato il ruolo di mediatore con il premier, compaiono il lavoro ( con il nodo del futuro di Anpal, delle politiche attive e della strategia post- blocco dei licenziame­nti), lo sblocco dei cantieri ( sono passati oltre sei mesi dal decreto Semplifica­zioni, ma in Parlamento è arrivato soltanto l’elenco delle opere da sbloccare senza lo schema di Dpcm con i nomi dei commissari), Autostrade ( a due anni e mezzo dal crollo del ponte Morandi il cambio di gestione e il riassetto della società sono ancora da definire). Iv punge inoltre sulla filiera dell’acciaio. È vero che il governo ha incassato l’accordo tra ArcelorMit­tal e Invitalia per l’ex Ilva di Taranto, ma la road map da qui al 2023 per la nuova acciaieria pubblica appare comunque impegnativ­a, perché il piano ambientale e quello giuridico si sovrappong­ono.

Persino su Alitalia, per la quale finalmente si era riusciti a far decollare la newco, è piovuta la nuova tegola della richiesta di chiariment­i da parte della Commission­e Ue, il cui via libera è necessario per la nascita della nuova compagnia. In sospeso anche Mps: la prossima mossa è la partecipaz­ione del Tesoro all’aumento di capitale da 2- 2,5 miliardi che richiede un provvedime­nto per stanziare nuove risorse in termini di saldo netto da finanziare. Un passaggio tecnico che ha bisogno però di un’intesa politica sul progetto di riprivatiz­zazione della banca chiesto dall’Ue su cui però i Cinque Stelle sono tornati ad alzare le barricate.

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