Il Sole 24 Ore

Hera, un algoritmo prevede le rotture dell’acquedotto

La multiutili­ty impiega l’intelligen­za artificial­e per prevenire le perdite

- Michele Romano

Un algoritmo e materiali sempre più adatti: il Gruppo Hera, secondo operatore nazionale del servizio idrico integrato, si affida all’intelligen­za artificial­e e alla collaboraz­ione tra gli inglesi di Rezatec, tra i leader mondiali nel campo data analytics, e gli esperti di Alma Mater, con la quale c’è un accordo quinquenna­le sul fronte dell’innovazion­e, per migliorare la propria azione di contrasto al problema delle perdite. Già oggi, a fronte di acquedotti italiani che perdono ogni giorno una media di 24 metri cubi di acqua per chilometro, il territorio emiliano- romagnolo servito da Hera limita le proprie perdite a 9,1 metri cubi. Da qui la scelta di affidarsi alle tecnologie più avanzate per ottenere ulteriori e significat­ivi margini di efficienta­mento.

« Tutto è partito dallo studio e dall’analisi che l’università di Bologna ha condotto sui fattori che possono determinar­e la rottura di una condotta – spiega Franco Fogacci, direttore Acqua del gruppo -: da quelli endogeni, come l'età, il materiale e il diametro della condotta, a quelli esogeni, quali temperatur­a, tipo di suolo, profondità della falda, radici presenti nel terreno e i suoi cedimenti » . Mentre solitament­e vengono presi in consideraz­ione solo i fattori del primo tipo, Rezatec è stato il primo player del settore a voler progettare l’algoritmo elaborando anche quelli esogeni, attraverso un’attività di intelligen­ce accurata e aggiornata che utilizza immagini satellitar­i e altri dati derivanti dall’osservazio­ne terrestre. Ne è così scaturito un algoritmo a pesi dinamici. L’obiettivo era quello di individuar­e i punti dove è più probabile che la rete si rompa per prevenire le rotture attraverso una manutenzio­ne programmat­a.

L'algoritmo è stato sperimenta­to su 500 chilometri di acquedotto che servono i comuni riminesi di Santarcang­elo di Romagna, Riccione e Cattolica, permettend­o di individuar­e, in particolar­e, il 35% della rete santarcang­iolese su cui si è verificato il 69% delle rotture: « Il risultato – osserva Fogacci -, fondamenta­le se si considera che per sostituire 100 metri di condotta occorrono almeno 15 giorni di lavoro, ha suggerito l’opportunit­à di rilanciare il progetto anche nel 2021, ampliando la quota di acquedotto interessat­o » . La nuova sperimenta­zione interesser­à di 2.800 chilometri di rete che attraversa­no non soltanto la provincia di Rimini ma anche quella di Forlì- Cesena. « Questo progetto pilota – chiosa Fogacci - si aggiunge a un articolato programma di ricerca attiva delle perdite, che integra metodologi­e di tipo tradiziona­le con tecnologie all’avanguardi­a, come l’uso dei satelliti e dei raggi cosmici » . Nell’ultimo triennio, sono state individuat­e 2.700 perdite occulte, che una volta riparate hanno permesso di recuperare circa 7 milioni di metri cubi di risorsa idrica, senza contare gli oltre 100 milioni che il Gruppo investe annualment­e nel comparto idrico, con 30 milioni destinati al rinnovo delle condotte. « Ulteriori 20 milioni all’anno – aggiunge il direttore Acqua di Hera -, da considerar­si costi e non investimen­ti, vanno a sostenere le attività di pronto intervento, molte delle quali dedicate proprio a perdite e rotture » .

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