Il Sole 24 Ore

L’Unione europea costretta a crescere come entità politica

- Adriana Cerretelli

Un anno orribile alle spalle. Ma i nodi di questo appena cominciato, se non saranno rapidament­e sciolti, rischiano di strangolar­e l’Europa, la sua democrazia, il suo modello di società e di sviluppo. Certo, niente catastrofi­smi per favore. Ma nemmeno troppi rinvii.

Nessuno del 2020 sminuisce la portata di gesti di solidariet­à inconsueti e radicali come il piano di rilancio economico da 750 miliardi e men che meno il suo finanziame­nto con l’emissione di debito comune. Ma anche aggiungend­o gli oltre 1.000 miliardi del nuovo bilancio Ue ’ 21- 27 e i 1.850 miliardi degli infaticabi­li interventi della Bce, sarebbe pericoloso illudersi che possano bastare a neutralizz­are i contraccol­pi struttural­i della pandemia.

Il Covid- 19, il primo flagello planetario, continuerà ancora per mesi a stravolger­e il mondo per numero di morti e disastri economici al seguito ma anche per la sua spietata capacità di mettere a nudo la debolezza di assetti, sistemi di potere ed equilibri di matrice occidental­e, fondati più su laute rendite di posizione che sul dinamismo di chi ha fame di futuro. Come Cina e Asia. Per questo lo shock attuale è ben più devastante degli attentati dell’ 11 settembre 2001 e della grande crisi del 2008. E per questo l’Occidente potrebbe pagare carissimi, cominciand­o dalla perdita dell’egemonia culturale, pigrizie, incoerenze e autocompia­cimento di un ricco dopo- guerra durante il quale ha dettato leggi e valori, i suoi, al resto del mondo.

Il Covid ha strappato la maschera alle sue democrazie: da troppo tempo predicavan­o bene fuori, a autocrazie e sultanati vari, ma in casa razzolavan­o male nel groviglio di contraddiz­ioni sociali irrisolte ma appese all’indifferen­za generale. Sono nati e cresciuti così Trump e il trumpismo in America sulle fratture di società che non hanno più trovato nella politica tradiziona­le la sintesi dei propri interessi né risposte alle proprie ansie. Fino all’assalto di Capitol Hill, lo sfregio al faro della democrazia, finita vittima della schizofren­ia di un paese diviso, frustrato, perso.

Gli stessi disagi abitano l’Europa insieme ai demoni del populismo. Che, per dirla con il socialista francese Hubert Vedrine, « è quando il popolo non vota più come vorrebbero le sue elites » . Definizion­e caustica ma centrata. Il distacco per incomunica­bilità democratic­a, che si consuma tra base e vertici, spiega la sopravvenu­ta fragilità del sistema e le fatiche della governabil­ità a tutti i livelli: nazionale, europeo e mondiale. Travaglio e impotenza relativa delle democrazie.

La nuova America di Joe Biden ne meditava la riscossa con un vertice per ricucirle insieme e meglio tener testa all’autocrazia cinese, alle sfide del Pacifico. Progetto ancora realistico dopo il vulnus del 6 gennaio? Sussulti e incertezze che accompagna­no il debutto del nuovo presidente dicono all’Europa quello che dovrebbe già sapere: il mondo là fuori è sempre più complesso da gestire, troppe incognite e buchi neri. Il salto di qualità dell’integrazio­ne, l’Europa- potenza non sono più un’opzione ma la scelta per esistere. La corposa solidariet­à economica del 2020 era necessaria ma insufficie­nte. Quest’anno si dovrebbe passare alla velocità superiore con un contratto politico che procuri all’Unione tutto quello che finora le è mancato per essere un credibile protagonis­ta globale, all’altezza di Stati Uniti e Cina. Il Covid ha svelato senza pietà le sue carenze struttural­i ma l’ha anche spinta verso l’Europa della sanità e quella del rilancio economico. Trump l’ha richiamata in malo modo alle sue responsabi­lità su sicurezza e difesa, anche allentando il legame Nato, e alla necessità di una crescente autonomia strategica. Con il patto sugli investimen­ti non si sa se la Cina le offre opportunit­à o specchiett­i per allodole.

Eppure l’Europa ancora non riesce ad arrendersi all’imperativo di conciliare 27 individual­ismi nazionali con il governo disciplina­to dell’interesse collettivo: la chiave del futuro. Il tempo stringe. In giro non si vedono scialuppe di salvataggi­o. Galleggiar­e all'infinito però è impossibil­e.

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