L’Unione europea costretta a crescere come entità politica
Un anno orribile alle spalle. Ma i nodi di questo appena cominciato, se non saranno rapidamente sciolti, rischiano di strangolare l’Europa, la sua democrazia, il suo modello di società e di sviluppo. Certo, niente catastrofismi per favore. Ma nemmeno troppi rinvii.
Nessuno del 2020 sminuisce la portata di gesti di solidarietà inconsueti e radicali come il piano di rilancio economico da 750 miliardi e men che meno il suo finanziamento con l’emissione di debito comune. Ma anche aggiungendo gli oltre 1.000 miliardi del nuovo bilancio Ue ’ 21- 27 e i 1.850 miliardi degli infaticabili interventi della Bce, sarebbe pericoloso illudersi che possano bastare a neutralizzare i contraccolpi strutturali della pandemia.
Il Covid- 19, il primo flagello planetario, continuerà ancora per mesi a stravolgere il mondo per numero di morti e disastri economici al seguito ma anche per la sua spietata capacità di mettere a nudo la debolezza di assetti, sistemi di potere ed equilibri di matrice occidentale, fondati più su laute rendite di posizione che sul dinamismo di chi ha fame di futuro. Come Cina e Asia. Per questo lo shock attuale è ben più devastante degli attentati dell’ 11 settembre 2001 e della grande crisi del 2008. E per questo l’Occidente potrebbe pagare carissimi, cominciando dalla perdita dell’egemonia culturale, pigrizie, incoerenze e autocompiacimento di un ricco dopo- guerra durante il quale ha dettato leggi e valori, i suoi, al resto del mondo.
Il Covid ha strappato la maschera alle sue democrazie: da troppo tempo predicavano bene fuori, a autocrazie e sultanati vari, ma in casa razzolavano male nel groviglio di contraddizioni sociali irrisolte ma appese all’indifferenza generale. Sono nati e cresciuti così Trump e il trumpismo in America sulle fratture di società che non hanno più trovato nella politica tradizionale la sintesi dei propri interessi né risposte alle proprie ansie. Fino all’assalto di Capitol Hill, lo sfregio al faro della democrazia, finita vittima della schizofrenia di un paese diviso, frustrato, perso.
Gli stessi disagi abitano l’Europa insieme ai demoni del populismo. Che, per dirla con il socialista francese Hubert Vedrine, « è quando il popolo non vota più come vorrebbero le sue elites » . Definizione caustica ma centrata. Il distacco per incomunicabilità democratica, che si consuma tra base e vertici, spiega la sopravvenuta fragilità del sistema e le fatiche della governabilità a tutti i livelli: nazionale, europeo e mondiale. Travaglio e impotenza relativa delle democrazie.
La nuova America di Joe Biden ne meditava la riscossa con un vertice per ricucirle insieme e meglio tener testa all’autocrazia cinese, alle sfide del Pacifico. Progetto ancora realistico dopo il vulnus del 6 gennaio? Sussulti e incertezze che accompagnano il debutto del nuovo presidente dicono all’Europa quello che dovrebbe già sapere: il mondo là fuori è sempre più complesso da gestire, troppe incognite e buchi neri. Il salto di qualità dell’integrazione, l’Europa- potenza non sono più un’opzione ma la scelta per esistere. La corposa solidarietà economica del 2020 era necessaria ma insufficiente. Quest’anno si dovrebbe passare alla velocità superiore con un contratto politico che procuri all’Unione tutto quello che finora le è mancato per essere un credibile protagonista globale, all’altezza di Stati Uniti e Cina. Il Covid ha svelato senza pietà le sue carenze strutturali ma l’ha anche spinta verso l’Europa della sanità e quella del rilancio economico. Trump l’ha richiamata in malo modo alle sue responsabilità su sicurezza e difesa, anche allentando il legame Nato, e alla necessità di una crescente autonomia strategica. Con il patto sugli investimenti non si sa se la Cina le offre opportunità o specchietti per allodole.
Eppure l’Europa ancora non riesce ad arrendersi all’imperativo di conciliare 27 individualismi nazionali con il governo disciplinato dell’interesse collettivo: la chiave del futuro. Il tempo stringe. In giro non si vedono scialuppe di salvataggio. Galleggiare all'infinito però è impossibile.