Stampo il 90% in meno, risparmio benzina, ma ridatemi i colleghi
Ha stampato molto meno, forse il 90% in meno, dice, si è risparmiato un’ora e mezza di traffico ogni giorno e almeno 160 euro di benzina. Oltre al parcheggio. I buoni pasti gli sono rimasti e da soli valgono mediamente almeno 140 euro, considerato che hanno un valore di 8.20 euro ciascuno e che si ricevono ogni giorno lavorato. Anche in smart working. Di suo ci ha messo sicuramente la connessione che gli costa 62 euro al mese, l’attrezzatura tecnologica, dal pc allo smartphone, qualche cartuccia e qualche risma di carta per la stampante. Ci ha chiesto di mantenere l’anonimato Martino ( nome di fantasia) per raccontarci la sua storia. Una delle tante, ma ci aiuta a capire come è andato questo primo anno, quasi, di lavoro da casa di un lavoratore di un centro direzionale di una compagnia assicurativa. Lavora a San Donato, alla UnipolSai. Una moglie, una figlia adolescente in Dad e soprattutto « la fortuna di una casa molto grande » . Con tanto di studio attrezzato con scrivania, pc personale, stampante, connessione, sedia ergonomica.
La parte più difficile è stata l’inizio. L’inizio del lockdown. « La compagnia non era attrezzata per il lavoro da remoto di massa e ho dovuto aspettare un paio di settimane affinché predisponesse il collegamento al sistema operativo. In quel periodo ho preso ferie e permessi » , dice Martino. Allora non c’era alcuna visione su quel che sarebbe accaduto nei mesi successivi. Un po’ Martino si è arrabbiato, pensando di dover consumare ferie che poi gli sarebbero servite e di non sapere come avrebbe lavorato. Questione di giorni per risolvere la parte tecnica, questione di mesi invece per capire che « l’azienda ha aiutato molto e non ci ha tolto nulla. Non ho avuto un solo centesimo in meno in busta paga in questi mesi e mi sono sentito protetto. La mia azienda mi ha protetto da un virus » .
Il lavoro è andato avanti regolarmente da remoto con gli stessi turni di 8 ore, cinque giorni alla settimana. Poi da giugno « abbiamo iniziato a fare un rientro in sede alla settimana. Volontariamente » . Intanto è arrivato anche il pc portatile con tutti gli applicativi per cui « mi sono ritrovato a casa esattamente la stessa situazione che ritrovavo in ufficio » . In settembre « i rientri sono diventati due. Ma questa nuova organizzazione è durata poco perché già nella seconda metà di ottobre siamo ritornati tutti a lavorare da remoto al 100% » . Di questo periodo Martino dice innanzitutto che è diventato molto più tecnologico. « Io ho sempre stampato tutti i contratti delle polizze, oggi creo dei pdf che invio e che chiedo mi vengano inviati firmati. Il 98% del mio lavoro è diventato in pdf. Per i pagamenti ci sono i bonifici e anche in questo caso l’online aiuta . Non abbiamo mai registrato per ora problemi di incasso » . Forse, però, questa non è la condizione di lavoro ideale perché lo scambio con i colleghi può essere di grande aiuto. « Io ho una certa età e sa quanti problemi di lavoro mi sono risolto con un rapido scambio di battute con il mio dirimpettaio o la mia vicina di scrivania, oppure a pranzo con i colleghi o mentre fumavo una sigaretta alle macchinette del caffè? Adesso tutto passa dalla chiamata o dalla videochiamata. Non sempre vanno in porto subito, talvolta capita che il collega con cui si deve parlare è occupato e allora inizia una trafila di messaggi che rinviano la soluzione dei problemi » . O costringono ad arrangiarsi.
Il lavoro a distanza ha aumentato in modo esponenziale la responsabilizzazione di Martino rispetto alle attività che svolge. Così come, in alcuni casi, anche l’ansia. « Operazioni banali come il cambiamento della password alle volte non vanno a buon fine. Quando sei in azienda ti senti protetto, chiedi a un collega o chiami o vai dai sistemisti e risolvi velocemente. Se sei a casa devi attaccarti al telefono e ancora una volta la soluzione non sempre arriva velocemente. Nelle scorse settimane c’è stato un down della compagnia telefonica a cui sono abbonato. Non riuscivo a connettermi e ad accedere al sistema operativo. Panico, soprattutto perché non sapevo del guasto tecnico di cui mi ha avvertito mia figlia. Fossi stato in azienda avrei serenamente aspettato con gli altri colleghi che la cosa fosse risolta. E magari nel frattempo avremmo approfittato per risolvere altre questioni in sospeso » .
Pur raccontando di un’organizzazione del lavoro che ha quasi sempre funzionato in questi mesi così diversi, se confrontati con gli stessi appena di un anno prima, tuttavia « io rivoglio la mia routine lavorativa - confessa Martino -. E sono disposto a farmi un’ora e mezzo nel traffico pur di recuperare quella socialità lavorativa che aiuta » .