Il Sole 24 Ore

LA PARTITA DELL’EX PREMIER E I RISCHI PER ITALIA VIVA

- di Roberto D’Alimonte

Perché Matteo Renzi si è messo contro il governo di cui fa parte? Mettiamoci nei suoi panni. Italia Viva è stata fondata il 18 settembre 2019 con l’ obiettivo di farne un partito a due cifre collocato in quello spazio dimezzo tra Matteo S alvini e Silvio Berlusconi da una parte e il Partito Democratic­o e il Movimento 5 Stelle dall’altra. Gli inizi son ostati promettent­i.

Adirei lv ero, i primi sondaggi, compreso quello pubblicato all’ epoca su questo giornale, non rispecchia­vano le aspettativ­e del fondatore, ma una percentual­e di consensi del 5-6%, cch eh en onera una cattiva ba sedi partenza. La Leopol da 10 a ottobre 2019 è stata un grande successo. È statala più partecipat­a di tutte le Leopolder en zia ne. P ermes iRenzi ha coltivatol­a speranza che il nuovo partito fungesse da magnete per tutti quegli elettori moderati stanchi delPd da una parte e di Forza Italia e Lega dall’ altra. Mala crescita elettorale non c’ è stata.

Messo in un angolo, senza concrete prospettiv­e di ripresa. Renzih avis ton el Reco veryPlan l’ occasione giusta per cercare di cambiare le sorti del suo partito. Quale altra opportunit­à si - gnificat iva potrebbe presentars­i in futuro per occupare la scena e cercare di schiodarsi da quell’ avvilente 3% di consensi? Gli erro rifatti da Giuseppe Conte e i malumori che ha suscitato anche dentro il P dg li hanno fornito l’ alibi. Perché non c’ è dubbi oche molti dei rilievi che Re nz i ha fatto alla iniziale stesura del piano siano fondati. Ma certo non c’ era bisogno di spingere l acritica fino alla crisi di governo. Questa non serve solo a migliorare il piano, rivendican­done il merito, ma serve soprattutt­o a modificare i rapporti di forza dentro la coalizione. Serve a dimostrare che senza Italia Viva non c’ è governo. È una scommessa, si vedrà.

Infondo questo esecutivo è nato prima della nascita di Italia Viva e, nonostante il ruolo che Renzi ha avuto all’epoca per favorirne la formazione, non riflette il peso del nuovo partito dentro il nuovo governo. Le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti sono entrate nel Conte 2 in quota Pd, non in quota Iv. Né si può dire che dopo la nascita di Italia Viva Conte abbia fatto molto per coinvolger­e Renzi in maniera continuati­va e visibile nelle decisioni di governo. Ed è stato un errore.

Cosa si aspetta Renzi come risultato della sua azione? Sotto sotto, gli piacerebbe probabilme­nte un nuovo governo senza Conte. Non solo l’attuale presidente del Consiglio si è dimostrato un ingrato, ma è anche un potenziale rivale per quei voti moderati che Renzi insegue. Ma è un obiettivo difficile da raggiunger­e. Anche se dentro il Pd e dentro il M5s a molti non dispiacere­bbe un esito del genere.

L’ obiettivo più realistico invece è quel lodi acquisire maggior peso dentro il governo e dentro la gestione del Reco veryPlan.S el a manovra avesse successo il cambiament­o ridimensio­nerebbe il ruolo del presidente del Consiglio, riaffermer­ebbe la centralità di Italia Viva e potrebbe dare al partito maggiore credibilit­à per sviluppare un progetto politico che ne faccia veramente la componente moderata della coalizione di centrosini­stra alle prossime elezioni.

In sommaci sono buoni motivi dalpunt od ivistadi Renzi che ne giustifica­no le mosse. Deve uscire dall’angolo in cui si trova. Deve cercare di schiodarsi dal 3 per cento. E deve farlo ora che ha a disposizio­ne 30 deputati e 18 senatori. Che piaccia o no, questa è la logica dell apolitica in un sistema debole e frammentat­o come il nostro. Renzi ne approfitta, rischiando.

E a questo proposito vale la pena chiudere con una annotazion­e sul vero pericolo che corre in questa partita. Che non è quello di essere escluso da un eventuale nuovo governo Conte sostenuto da responsabi­li divari a estrazione. Stare all’ opposizion­e di un governo debole potrebbe essere comunque per lui un vantaggio. Dei possibili esiti della sfida che ha lanciato solou no sarebbev eramente disastroso: le elezioni anticipate. Soprattutt­o se si tenessero con la legge elettorale che giace ora in Parlamento. È una pistola puntata contro di lui, con quella soglia al 5% che ne metterebbe a rischio la sopravvive­nza parlamenta­re. Ma di tutti gli esiti questo è il meno probabile. A parte Sa lv inie Giorgia Meloni il voto anticipato non lo vuole nessuno. Del domani però non c’è certezza.

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