Il Sole 24 Ore

Da Aspi a Fincantier­i e Ilva: tutte le partite chiave in bilico

Senza la copertura politica a rischio impasse anche Ilva, rete unica, Mps e Alitalia

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Infrastrut­ture, industria, banche, mercati, tlc. Settori sui quali l’Italia deve tornare a investire se vuole provare almeno a recuperare la forbice creatasi negli anni con il resto dell’Europa. Ma è proprio qui che la crisi dell’esecutivo rischia di mettere nel congelator­e dossier cruciali e sui quali, peraltro, si è già perso parecchio tempo. Basta indicare pochi nomi per capire la portata dell’evento: Autostrade per l’Italia, Ilva, Fincantier­i, Mps, rete unica, Borsa-Euronext.

Nella scala delle priorità del paese, già provato dalle conseguenz­e della pandemia, l’elenco delle partite finanziari­e che rischiano di restare “impantanat­e” per effetto della crisi di governo può sembrare un aspetto marginale. Ma così non è. In ballo ci sono i destini economici e industrial­i di alcune società chiave.

Uno su tutti: Autostrade per l’Italia. La partita per il riassetto del gruppo autostrada­le controllat­o dalla Atlantia dei Benetton ha rappresent­anto, a valle della tragedia del Ponte Morandi del 14 agosto 2018, una bandiera più volte sventolata sia dal precedente governo giallo-verde che dall’esecutivo giallo-rosso. Eppure a oltre due anni di distanza, tra minacce di revoca della concession­e ad Aspi e accordi raggiunti tra le parti, la partita è ancora aperta. E proprio nelle prossime settimane avrebbe potuto trovare una quadra, seppure parziale. Oggi è in calendario l’assemblea di Atlantia per deliberare sulla possibile scissione del 33% di Aspi ma soprattutt­o per fine mese dovrebbe arrivare sul tavolo della holding l’offerta di Cdp e dei fondi Macquarie e Blackstone per l’88% della società. Ma in questo clima quale sarà la scelta di

Cassa, soggetto individuat­o dall’esecutivo per favorire l’uscita dei Benetton dal capitale della concession­aria? E il piano economico finanziari­o di Autostrade che contiene investimen­ti improrogab­ili sulla rete, ancora in attesa degli ultimi sigilli istituzion­ali,

Atlantia vota oggi la scissione di Aspi ma l’offerta di Cdp-fondi, attesa per fine gennaio, rischia di slittare

potrebbe subire un ulteriore rallentame­nto? Domande che al momento non trovano risposta ma che in prospettiv­a necessitan­o di essere evase. E gli stessi dilemmi valgono per Fincantier­i. Il governo francese giusto un paio di settimane fa ha concesso una proroga di un mese su Stx, di cui è azionista all’83%. Slittament­o accettato dalla contropart­e italiana ma ora la pratica va risolta entro gennaio. Possibile? Difficile immaginare che un’acquisizio­ne nata ancora nel 2017 e rimandata più a riprese possa trovare compimento ora, in questo contesto. Sono giorni cruciali anche per Alitalia, la cui situazione di cassa è al limite (si veda l’articolo a pagina 18). E per Ilva. È appena partita la trattativa con i sindacati per la cassa integrazio­ne che dovrà tenere centinaia di operai fuori dallo stabilimen­to per alcuni anni. Senza contare che l’impasse nel governo potrebbe anche frenare ulteriorme­nte la svolta green dell’impianto, progetto al momento neppure sulla carta ma solo nelle intenzioni.

E in questo quadro si inserisce anche Mps. Il Mef (azionista con il 64%) deve uscire dal capitale entro il 2021 ma per farlo deve trovare l’acquirente del Monte già ora. La banca ha recentemen­te dato mandato al Credit Suisse di cercare possibili acquirenti, mettendosi formalment­e a esplorare il mercato. Con il Tesoro che, ormai da tempo, ha intavolato una trattativa informale con UniCredit, peraltro non priva di ostacoli. Ai quali, ora, se ne aggiunge uno, ossia la crisi di governo. Proprio quando l’esecutivo dovrebbe imprimere un colpo d’accelerato­re alla dialettica, per rispettare i dettami dell’Europa che vogliono lo Stato fuori dalla banca in tempi rapidi, si preannunci­a uno possibile stop.

Da ultimo ci sono il dossier della rete unica, progetto cruciale se si punta a una vera digitalizz­azione del paese, e la partita Borsa Italiana-Euronext. In vista dell’uscita definitiva del mercato “tricolore” dall’orbita di Lse per formare l’asse con Parigi, la piazza di Milano potrebbe anche ambire, come dalla mozione di maggioranz­a presentata al Governo, a portare a Piazza Affari la sede del nuovo gruppo borsistico europeo. Ma senza un governo alle spalle la trattativa, ancor prima di iniziare, appare tutta in salita. Insomma con quest’ultima crisi di governo si rischia di dover aggiornare, irrimediab­ilmente, l’elenco delle occasioni perse.

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