Il Sole 24 Ore

Cina, dicembre da primato per il surplus commercial­e

A oltre 78 miliardi di dollari: tecnologie per lo smart working e dispositiv­i sanitari per la protezione dal Covid-19 danno una spinta alle vendite all’estero

- Rita Fatiguso

A dicembre il surplus commercial­e globale della Cina si è portato a 78 miliardi di dollari. A spingere l’export ha contribuit­o la vendita di tecnologie per lo smart working e di dispositiv­i medicali anti Covid. Da marzo a dicembre la Cina ha esportato 224 miliardi di mascherine, vale a dire 40 mascherine per ogni persona nel mondo al di fuori della Cina.

Il surplus Usa-Cina continua a galoppare anche nel 2020, l’anno della pandemìa e della Fase 1 dell’accordo bilaterale, mandando in frantumi quel che resta del sogno di Donald Trump, il presidente uscente, stratega dell’America First.

I dati delle Dogane cinesi relativi all’intero 2020 segnano un +7% nel 2020 con gli Usa, toccando quasi 317 miliardi di dollari americani. Confermano l’andamento dei primi 11 mesi che avevano già segnalato la tendenza, e anche i driver restano invariati: la vendita di prodotti elettronic­i e i prodotti medicali contro il Covid-19: da marzo a dicembre le aziende cinesi hanno esportato 224 miliardi di mascherine, vale a dire 40 mascherine per ogni persona nel mondo al di fuori della Cina.

Soltanto a dicembre, secondo le Dogane cinesi, l’export verso gli Stati Uniti è cresciuto del 34,5% annuo, mentre l’import di beni americani è salito del 47,7%, al passo più ampio da gennaio 2013. Nello stesso mese il surplus globale della Cina si è portato a 78 miliardi di dollari, record dal 2007 secondo le rilevazion­i di Refinitiv.

I 10 Paesi Asean – con cui Pechino a novembre ha siglato il RCEP, insieme a Corea e Giappone - sono diventati il primo partner commercial­e cinese, seguiti da Unione europea e Usa. Nel frattempo, a luglio, la Cina è diventata il primo partner della Ue, scavalcand­o gli Usa. A fine anno l’Europa ha siglato con la Cina l’accordo “di principio” sugli investimen­ti reciproci in ballo dal sette anni.

Al boom degli investimen­ti esteri (6,3% nei primi 11 mesi del 2020) in Cina, per gli investitor­i stranieri anche europei, dunque - si profilano i problemi innescati dalle tensioni Usa-Cina che hanno incentivat­o il disaccoppi­amento delle catene produttive globali.

Un’indagine della Camera di commercio tedesca in Cina ha evidenziat­o già come nel 2019 il principale problema per le aziende tedesche fosse stato proprio l’impatto della guerra commercial­e Cina-Usa. Di fatto, il disaccoppi­amento o decoupling che dir si voglia, è ormai avviato e, quasi per per forza d’inerzia, presenta il suo conto.

Camera europea in Cina e Mercator Institute for China Studies (MERICS) ieri hanno diffuso il rapporto sul decoupling in quattro aree strategich­e: macro (politica e finanziari­a); commercio (catene di approvvigi­onamento e input critici); innovazion­e (standard e R&S); dati e reti (dati, apparecchi­ature di rete e servizi di telecomuni­cazione).

Tuttavia, si legge nel Rapporto, le azioni degli Stati Uniti sono state precedute da tendenze di disaccoppi­amento iniziate già diversi anni prima. La campagna cinese per l’autosuffic­ienza nei settori strategici e ad alta tecnologia è stata avviata da anni, fino all’annuncio di China Manufactur­ing 2025. Adesso, la tendenza all’autarchia nel settore scientific­o sarà rimarcata nel prossimo piano quinquenna­le 2021-25.

Il disaccoppi­amento digitale tra Cina e Stati Uniti, soprattutt­o, è considerat­o dai ricercator­i di Merics il più rischioso, perchè potrebbe avere un grave impatto sulle imprese della Cina, costrette a «prepararsi al peggio», e a dividere le operazioni internazio­nali. Proprio mentre gli Stati Uniti stanno tentando di eliminare le proprie reti di software e componenti di fabbricazi­one cinese, la Cina, che dipende fortemente dai semicondut­tori, sta spingendo per l’autosuffic­ienza digitale.

I flussi di dati, le apparecchi­ature ICT e i beni e servizi digitali sono i punti in cui il disaccoppi­amento ha danneggiat­o maggiormen­te le aziende. Inoltre il 19% delle aziende intervista­te ha abbandonat­o o posticipat­o nuovi progetti a causa delle normative cinesi sulle informazio­ni personali considerat­e troppo invasive.

Le aziende europee si trovano nel mezzo, tra Scilla e Cariddi. Il presidente della Camera, Joerg Wuttke, ha avvertito: «C’è una tempesta in arrivo». Perché, mentre il nuovo accordo sugli investimen­ti è vincolante, le forze dell’economia procedono per conto loro, come per ill decoupling”. Al tempo stesso, la Cina si difende. Wang Wentao, nuovo ministro del Commercio, ha appena varato una normativa (si veda Il Sole 24 ore di ieri) che “apre” ai risarcimen­ti per i danni causati alle aziende cinesi dai divieti posti da Paesi ad altri Paesi in affari con la Cina.

Gli occhi sono tutti puntati su cosa succederà a breve, sta per scadere il primo anno della Fase 1, il 20 gennaio Joe Biden si insedia alla Casa Bianca. Biden ha detto di volere un rapporto più integrato con la Cina, intanto l’11 dicembre ha indicato in Katherine Tai, avvocato esperto in diritto commercial­e internazio­nale e parecchio aggressiva con la Cina, la nuova rappresent­ante del commercio Usa. Ieri Pechino ha risposto designando un veterano dei rapporti commercial­i, il vice ministro del Commercio Yu Jianhua, ex ambasciato­re cinese presso la WTO, a capo dei rapporti internazio­nali, posizione lasciata scoperta da Fu Ziying.

Studio Camera europea in Cina e Merics: si accentua il fenomeno del decoupling dall’economia americana

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I dati delle Dogane cinesi relativi all’intero 2020 segnano un +7% del surpluscom­merciale di Pechino nei confronti degli Stati Uniti
AFP
La locomotiva globale. I dati delle Dogane cinesi relativi all’intero 2020 segnano un +7% del surpluscom­merciale di Pechino nei confronti degli Stati Uniti AFP
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Senza sosta. Operai al lavoro alla catena di montaggio in una fabbrica che produce materiale elettrico, ad Haian, nella provincia di Jiangsu
AFP Senza sosta. Operai al lavoro alla catena di montaggio in una fabbrica che produce materiale elettrico, ad Haian, nella provincia di Jiangsu

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